Dieci mesi fa, la Commissione Antimafia si è recata a San Luca, piccolo comune aspromontano della Calabria conosciuto ovunque, suo malgrado, come centro nevralgico della ’ndrangheta. Un posto meraviglioso, schiacciato da un condizionamento mafioso reale, ma a volte anche simbolico, un pregiudizio che la popolazione locale sente sulla propria pelle in maniera bruciante. Tanto da rinunciare all’esercizio del voto, anticipando il momento del commissariamento. «Meglio tenersi il commissario», è la frase che i cronisti appuntano più spesso ad ogni tornata elettorale, raccogliendo non solo lo scetticismo, ma anche lo sconforto di essere considerati cittadini di serie B.

Un problema al quale l’organismo guidato da Chiara Colosimo ha provato ad aggirare con una proposta, che porta la firma del senatore del Pd Walter Verini: candidare i membri di Palazzo San Macuto, offrendo un segnale concreto di supporto a quelle comunità. «Sarebbe un segnale di notevole valore, che potrebbe incoraggiare, in loco, altri cittadini, altre forze, ad offrire il proprio contributo e la propria disponibilità a servire quelle realtà - si legge nella relazione finale della Commissione -. E potrebbe contribuire a raccogliere altre disponibilità, di altre ed altri parlamentari, altre personalità pubbliche».

L’idea ha trovato il consenso di tutti i membri della Commissione, diventando parte integrante della risoluzione finale, votata all’unanimità. Non si tratta di una scelta individuale, afferma Verini, «è un atto formale per dare un segnale in tutte quelle realtà sciolte per infiltrazioni mafiose dove non si trovano soggetti disponibili a candidarsi. Un modo per incoraggiare le persone a partecipare, sotto l’ombrello istituzionale della Commissione».

Nonostante l’entusiasmo per l’iniziativa, Verini è consapevole delle difficoltà pratiche che potrebbero sorgere. Come la raccolta delle firme sul territorio a sostegno delle liste. Ma, suggerisce il senatore dem, «si può definire una norma col ministero dell’Interno per far sì che in questi casi venga eliminato questo obbligo». In altre parole, se si vuole davvero facilitare il coinvolgimento dei cittadini, è necessario superare gli ostacoli burocratici. Ma i cittadini cosa ne pensano? Un confronto diretto, a dire il vero, non c’è stato: la Commissione ha incontrato i rappresentanti delle forze di polizia, della magistratura e della Prefettura, ma non i cittadini locali. «La situazione era lunare. C’erano tutte le finestre chiuse, un paese blindato», racconta. Un segnale di paura, afferma, ma probabilmente - aggiungiamo noi anche di indifferenza da parte di chi, nel tempo, si è sentito depredato da ogni cosa e vittima non solo della ’ ndrangheta, ma anche delle istituzioni, come più volte i cittadini hanno affermato scendendo in piazza.

Verini è consapevole del fatto che si tratta solo di un punto di partenza: «Non è la soluzione ai problemi, con questa iniziativa non sradichiamo la mafia da quelle realtà, ma è un’assunzione di responsabilità e un sostegno per quei luoghi in cui risulta difficile ripristinare l’agibilità democratica». Un tentativo, insomma, di restituire al territorio un po’ di speranza, «testimoniando la presenza dello Stato, non solo quello che reprime e che contrasta come le forze dell’ordine, ma la politica che prova a dare il segnale. E non è banale», aggiunge il senatore dem.

Il problema, a San Luca, e nei paesi come quello aspromontano, ha a che fare col marchio d’infamia che si portano appresso: l’etichetta di ’ndranghetisti, sempre e comunque, che fa sentire inutile lo sforzo di recarsi alle urne. Meglio evitare la fatica, dicono ormai rassegnati i cittadini, convinti che qualsiasi ritorno alle urne, anche con il più pulito dei candidati, sia inutile. E l’arrivo del messia “straniero”, in genere, viene visto con sospetto: come un tentativo di “addomesticare” ed educare una terra vissuta come selvaggia, non solo nella vegetazione, ma nella sua indole più profonda. Il mantra, quando si parla con gli elettori o potenziali tali, è sempre lo stesso: che ci candidiamo a fare se poi l’amministrazione verrà sciolta perché irrimediabilmente ’ ndranghetista? Un pensiero comune, forse semplicistico, ma che in realtà restituisce una fotografia della legislazione attuale, incapace di sanare in profondità un’amministrazione effettivamente infiltrata dalla mafia e, addirittura, capace di impoverire ulteriormente il territorio.

Verini, però, è convinto che un contributo al cambiamento possa partire anche da qui. Nei paesi spesso colpiti dalla mannaia dello scioglimento il problema di fondo è però anche un altro: la lontananza della politica, che abbandona i territori. Non un circolo, non una sezione, nemmeno una stanzetta dove discutere di temi e progetti: i paesi sentono la politica come roba di un altro pianeta. E non a caso ciò favorisce la criminalità organizzata. Non sarebbe forse il caso proprio di agire anche a questo livello, oltre che a livello normativo? «Certo, lo è - risponde Verini -. Però lo sa quanti sono gli iscritti ai partiti in Italia? Se va bene 800mila. E sa, invece, quanto sono gli iscritti agli enti del volontariato? Oltre 7 milioni. Non c’è dubbio, partiti e associazioni di volontariato dovrebbero essere aperti alla gente, mentre troppo spesso litigano per spartirsi posti e potere, senza spendersi sui territori per dare voce alla società. Ma questa è un’altra cosa. E in attesa che i partiti e la società ritrovino voce e luoghi, questo è un segnale che la Commissione Antimafia, la cui utilità spesso è discutibile, prova a dare. Un modo per far sentire al sicuro anche i cittadini».

Verini si candiderà? «Ovviamente sono disponibile - dice -, ma non è un fatto personale. Il punto è l’impegno che abbiamo deciso collettivamente per quei territori». E ci sarà anche un impegno per rivedere la legge sugli scioglimenti? «Per noi, se deve essere toccata è solo per migliorarla, per rafforzare la trasparenza e incoraggiare gli amministratori, non certo per peggiorarla», conclude. Aumentare le garanzie in un senso e nell’altro, aggiungiamo noi, affinché l’ente possa risultare effettivamente risanato, senza ricadere nella spirale senza uscita degli scioglimenti per mafia.