PHOTO
Non è il momento per lasciar affondare qualcuno, grazie. E la frase che meglio fotografa il perché la Ue al termine di un lungo e tormentato negoziato, abbia sbloccato la tranche di 10,3 miliardi di euro di aiuti alla Grecia. Una decisione che segna una piccola ma significativa inversione di tendenza di Bruxelles verso i Paesi più a rischio. Dal punto di vista politico-contabile è una vittoria della coppia Angela Merkel-Wolfgang Shauble. Da quello dimmagine (e di sostanza economica), è una mossa che cinge dalloro la testa di Tsipras, visto che si tratta di una boccata dossigeno, non trascurabile, per i martoriati conti pubblici di Atene che vengono non poco alleggeriti.Non è il momento, hanno dunque tagliato corto la Cancelliera e linflessibile ministro delle Finanze tedesco. Perché il prossimo anno si vota in Germania e lincubo dellavanzata della destra estrema in Austria è troppo ravvicinato per non temere il contagio. Lombra di un simil-Hofer che campeggia nel Reichstag è inaccettabile. Dunque di possibile ristrutturazione del debito greco se ne parlerà dal 2018 in poi. Ad urne chiuse; risultati, si spera favorevoli alla Cdu, acquisiti e incubi - forse - passati.Non è il momento, si è detta Christine Lagarde, presidente del Fondo monetario internazionale. Allopposto della Merkel voleva che la ristrutturazione, che in sostanza significa taglio, del colossale debito pubblico greco cominciasse da subito. Ma dopo settimane di vertici, incontri riservati, telefonate stizzite ha fatto propria la saggia massima secondo cui il meglio è peggio del bene. Tradotto: un mezzo accordo è preferibile a nessun accordo, e anche le corbeilles e gli indici di Borsa hanno annuito. Di fatto, il braccio di ferro tra le due signore più potenti dEuropa si è concluso con un pareggio. In quale bicchiere brindare, se in quello mezzo pieno o nel gemello mezzo vuoto, è questione di gusti di ciascuna premier dame.Non è il momento, ha mormorato il capo del governo ellenico. Insistere per avere di più non sarebbe stato opportuno. Diciamola tutta: avrebbe rischiato di mandare allaria lesile compromesso. In fondo sono sempre soldi che entrano in cassa. Di questi tempi...Non è il momento, hanno sussurrato tra loro gli altri ministri dellEurogruppo, il board che raggruppa i titolari dei dicasteri delle Finanze di Eurolandia. Lo scampato (?) pericolo austriaco non può nè deve far abbassare la guardia. Perchè tra un mese alle urne ci vanno gli inglesi per decidere sulla Brexit, labbandono definitivo dellanello che lega Londra al Vecchio Continente. Senza la Gran Bretagna ledificio europeo minaccia di collassare come il Lungarno ieri a Firenze. Risultato che sarebbe stato raggiunto dal Partenone se il prestito di 10 miliardi e passa fosse stato negato. E siccome Grexit fa rima con Brexit...Bene. Contentati, più o meno, tutti i principali interessati, cosa resta della decisione dellEurogruppo? Una cosa non da poco. Linversione di tendenza, minimale quanto si vuole eppure innegabilmente concreta, dellatteggiamento Ue verso i Paesi più esposti: e allItalia fischiano le orecchie. «Le decisioni di questa notte per la Grecia e quelle assunte sulla flessibilità per alcuni Paesi, tra i quali lItalia, dimostrano che si sta seguendo un nuovo approccio e si va nella direzione giusta con regole intelligenti e favorevoli alla crescita», gongola il sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi. Non ha torto. Seppur timidamente, la spirale tagli, recessione, nuovi tagli, altra recessione viene interrotta a favore di interventi che pongono sul piatto risorse destinate allo sviluppo. Vale oggi per la Grecia; può valere - eccome - domani per lItalia. Soprattutto adesso che la Cancelliera spende parole al miele allindirizzo di Roma, capitale di un Paese fondatore. Niente di trascendentale, per carità: per risalire la china ci vorrà altro e lautostrada della crescita per lItalia è ancora troppo lastricata di zerovirgola. Però cè chi giura che stavolta nellufficio allEurotower il volto di Mario Draghi era atteggiato a sorriso. A suo modo, anche questa è una notizia.