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Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri
Dopo la sconfitta in Europa, cioè da quando si è trovata all'improvviso e all'opposto delle sue previsioni in una situazione molto difficile, Giorgia Meloni ha tenuto per settimane la bocca cucita. Non solo quanto a conferenze stampa, terreno che la premier considera sempre e comunque infido, ma anche tramite interviste e persino semplici dichiarazioni. Che per la prima vera uscita pubblica dopo la batosta abbia scelto una testata come “Chi” è sia indicativo che eloquente.
La premier dribbla la mediazione del giornalismo politico, dell'interlocuzione con i professionisti dell'informazione specializzata e delle relative testate, per rivolgersi direttamente al popolo votante: ai moltissimi che non seguono per mestiere o per passione la politica minuto per minuto. La si può definire una scelta 'populista' ma converrebbe evitare la sanzione implicita nel termine per mettere a fuoco una strategia comunicativa che sin qui si è dimostrata molto più efficace di quanto l'altezzosità della sinistra non immaginasse.
I contenuti della lunghissima intervista sono strettamente coerenti alla scelta della testata. I temi privati prevalgono di gran lunga su quelli politici ma declinati in modo tale da essere invece implicitamente politici. La premier mette in campo una figura quasi ideale: quella della mamma impegnata in una professione che le porta via molto tempo, e oltre tutto separata, ma non disattenta, quindi una donna che deve fare i conti con le difficoltà che in un modo o nell'altro moltissime donne conoscono. Quel che ne risulta è una sorta di ' femminismo conservatore'. Difende l'aver portato con sé nel viaggio in Cina la figlia Ginevra: «Penso che ogni mamma sappia cosa è sia meglio per la sua prole e debba scegliere in libertà». Poi però trasforma quella scelta privatissima in gesto politico a tutto tondo: «E' una sfida culturale che riguarda tutte le donne: se io, che sono presidente del Consiglio, riesco a dimostrare che il mio incarico è compatibile con la maternità, non ci saranno più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne sul posto di lavoro».
Sembra di assistere a un gioco delle parti nel quale le due leader della politica italiana, Giorgia ed Elly, si scambiano i ruoli. L'outsider femminista e arrivata al vertice della politica quasi per caso e in nome della propria estraneità alle logiche dei partiti si presenta sempre più come una politica abile e capace di misurarsi con le esigenze della politica fine. La controparte, che fa politica da sempre nei partiti ed era ministra già una quindicina d'anni fa punta sull'immagine della donna come tante, alle prese, sia pure in dimensione macroscopica, con i problemi di tutte e in fondo anche di tutti.
La carta di questo ' femminismo di destra' serve però anche ad altro: «Credo che la sinistra non abbia superato shock di vedere che è stata la destra a esprimere la prima donna Presidente del Consiglio», Invece era «inevitabile», «Noi pensiamo che prima di tutto venga il merito. Loro le etichette. Da loro le donne hanno spesso pensato che il ruolo dovesse essere concessione di una classe dirigente prevalentemente maschile o di un obbligo imposto attraverso quote rosa. Ecco perché è sempre stata la destra a esprimere i principali ruoli di leadership femminile».
Tra le righe c'è un'accusa di ipocrisia mossa alla sinistra che può mordere perché non è priva di fondamento, basti pensare che l'autonomia di Calderoli non esisterebbe senza la riforma costituzionale di una sinistra che tuttavia non è ancora riuscita ad ammettere il proprio errore e la lista, dall'occupazione della Rai all'uso incontinente della decretazione d'urgenza e del voto di fiducia potrebbe continuare quasi all'infinito. Ma la strategia mediatica fondamentale è un'altra: la premier tira a sottrarsi dall'antagonismo strettamente politico tra le scelte concrete della destra o della sinistra per spostare il confronto tra una visione pragmatica, la sua, e una viziata proprio dall'eccesso di ideologia. Non si confrontano, nella sua narrazione, due ideologie contrapposte, ma una visione pratica degli interessi del Paese versus un approccio invece sempre ideologico.
E' anche un modo di mettere le mani avanti. La premier sa benissimo che la principale difficoltà che la attende dietro il prossimo angolo è l'obbligo di governare senza fondi a disposizione quest'anno e dovendo assolvere ai pesanti obblighi derivati dalla procedura d'infrazione a partire dal prossimo. Gli italiani, dice, «sanno che, come accade in ogni famiglia, a volte devi fare scelte non semplici ma sanno riconoscere se lo fai per te stesso o per il bene della Nazione». Premier, mamma e anche massaia.