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ELLY SCHLEIN POLITICO
Nemmeno il tempo da parte della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen di presentare il piano da 800 miliardi di euro denominato ReArmEurope, che la proposta fa discutere le opposizioni ( e peraltro anche i partiti al governo, con Fi a favore e Lega contro), unite tuttavia dalla richiesta che la presidente del Consiglio riferisca in Aula sul posizionamento italiano circa la guerra in Ucraina e il recente scontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky.
L’idea lanciata da palazzo Berlaymont viene sonoramente bocciata da M5S e Avs, che contestano metodo e merito, con gli eurodeputati pentastellati che parlano di «follia bellicista» e Conte che dice no alla piazza pro-Europa del 15 marzo.
Secondo il M5S «Ursula Von der Leyen ha superato ogni limite» perché «l’Unione europea è nata per mettere fine alle guerre nel Continente, non per riarmare gli Stati membri e sfidare sul campo di battaglia le altre potenze nucleari». Anche per Angelo Bonelli, leader dei Verdi, il piano Von der Leyen è da respingere, perché «propone di sottrarre risorse ingenti al Next generation Ue, ai fondi di sviluppo e coesione, alla sanità e agli investimenti strategici per dirottarle sulla difesa trascinando completamente l’Europa in un’economia di guerra».
A rimarcare la posizione è il segretario di Si, Nicola Fratoianni, per il quale «Ursula Von der Leyen è inadeguata e pericolosa» e il suo è «un messaggio pessimo per il popolo europeo, cui una classe dirigente inadeguata continua a raccontare frottole sulla sicurezza». Ma è la posizione del Pd di Elly Schlein a far discutere, visto che la segretaria si è detta contraria al piano della presidente della Commissione ma a favore della difesa comune. «Quella presentata da Von Der Leyen non è la strada che serve all’Europa - spiega - All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale, sono due cose molto diverse».
Per poi elencare la differenza. «Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune. Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi. Ci sono molti aspetti da chiarire, ma questa non è la strada giusta - illustra - Manca ancora la volontà politica dei governi di fare davvero una difesa comune e in questo piano della Commissione mancano gli investimenti europei finanziati dal debito comune, come durante la pandemia. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo».
E lanciando poi la sua proposta. «Quello che serve oggi è un grande piano di investimenti comuni per l’autonomia strategica dell’UE, che è insieme cooperazione industriale, coesione sociale, transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica e anche difesa comune - aggiunge - Anche, ma non solo! Magari cancellando le altre cruciali priorità su cui i governi sono più divisi. È irrinunciabile contrastare le diseguaglianze che sono aumentate. Per questo è inaccettabile utilizzare i fondi di coesione per finanziare le spese militari nazionali. È il momento delle scelte e della chiarezza.
Abbiamo bisogno di una risposta all’altezza della sfida globale - strategica, economica, politica al ruolo dell’Europa nel mondo. E questa risposta non è quella presentata oggi. Noi porteremo la nostra posizione già al prossimo vertice dei socialisti e democratici a Bruxelles, in vista del Consiglio straordinario».
Un vertice che si prospetta interessante, visto che dalla danese Frederiksen allo spagnolo Pedro Sanchez, proprio i leader Socialisti sono tra i più ferrei sostenitori del sostegno, anche militare, all’Ucraina. Così come lo è Pina Picierno, vicepresidente dem del Parlamento Ue che ha lanciato un appello via social in 5 punti che prevede anche la difesa comune, compreso lo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità. Linea Schlein condivisa invece dall’ala sinistra del partito, a partire da Andrea Orlando.
Chi non è d’accordo con il Nazareno è il segretario di Azione, Carlo Calenda, che ha attaccato Schlein e non solo, definendo «sacrosanta» la proposta von der Leyen. «Per la prima volta dal 1945 siamo soli. Non abbiamo gli Stati Uniti. Che vogliamo fare con una Russia così aggressiva? Come sappiamo dall’epoca dei romani per evitare la guerra bisogna essere forti. Se sei debole, favorisci l’aggressione da parte degli altri - ha spiegato Calenda - Il no di Schlein alla proposta von der Leyen per auspicare invece una difesa comune? Non capisco come si possa dire una cosa del genere. Stiamo parlando di una situazione di emergenza totale. Non possiamo cominciare a fare i distinguo dei distinguo dei distinguo».
Posizione condivisa da Riccardo Magi di Più Europa, per cui «è necessario dotarsi di strumenti militari per la difesa dei Paesi europei» ma «il piano ReArm non deve pregiudicare un salto in avanti in termini di politica estera e di difesa comune da compiere al più presto».