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MATTEO SALVINI MINISTRO DEI TRASPORTI
Oggi, in quel di Gallio, ridente località in provincia di Vicenza, i luogotenenti dei leader di partito del centrodestra inizieranno a mettere gli occhi seriamente sul dossier Regionali. L'occasione è la spring school del senatore centrista Antonio De Poli, dove si siederanno attorno a un tavolo Luca De Carlo, Alberto Stefani, e Piergiorgio Cortellazzo, rispettivamente responsabili veneti di FdI, Lega e Forza Italia. Ne deriva che il focus principale riguarderà il territorio del cui governo non potrà più occuparsi il “Doge” Luca Zaia, dopo il pronunciamento della Consulta di mercoledì scorso, che non ha ammesso la possibilità, per il governatore campano, di una terza candidatura consecutiva. Nella breve nota con cui hanno fatto accompagnare la sentenza, i giudici costituzionali hanno spiegato che per le regioni a statuto ordinario vale ciò che ha stabilito il legislatore nazionale, e che quindi quando stabilito per la Campania vale anche per il Veneto.
Nelle ultime ore i retroscenaconvergono sulla volontà, da parte della premier Giorgia Meloni, di lasciare Palazzo Balbi alla Lega, attenuando così la linea secondo cui i consensi di cui gode il Carroccio in quel territorio, inferiori a quelli raggiunti dal partito di via Bellerio, non giustificherebbero per Fratelli d'Italia la permanenza a quest'ultimo di quella regione. Un ammorbidimento, però, che non è gratuito: l'obiettivo della presidente del Consiglio, infatti, sarebbe di ottenere per il suo partito una delle regioni del Nord attualmente governate dal centrodestra, e “concedere” il Veneto a Salvini significherebbe reclamarne una tra Lombardia e Friuli.
Ma ci sono diversi problemi, affinché questa operazione possa andare a segno con un percorso netto. Il primo riguarda le dinamiche interne della Lega: nelle loro note ufficiali gli esponenti del Carroccio hanno sempre affermato di voler esprimere candidati loro nelle regioni dove la Lega già governa. Naturalmente, con le attuali percentuali elettorali si tratta di una posizione difficilmente sostenibile, ma questo è noto anche al gruppo dirigente salviniano. L'ostacolo maggiore, in questo scenario, appare la possibilità che nasca un forte contrasto tra le due anime storiche del partito, e cioè la Lega lombarda, attualmente guidata dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e la Liga veneta, guidata da Stefani. Da anni il prestigio di Alberto Da Giussano e del Leone di San Marco è garantito dal fatto che Lombardia e Veneto siano entrambe governate dal Carroccio, ma questo stato di cose potrebbe terminare con la richiesta della premier di sacrificare una tra le due regioni.
E siccome al Pirellone si voterà nel 2028, appare molto probabile che se per la regione di Zaia dovesse ripresentarsi un leghista, sarebbe molto probabile che per Milano corra un meloniano. Con la prevedibile coda di malumore da parte dell'ala lumbard. A meno che la premier non decida di “accontentarsi” del Friuli Venezia-Giulia (dove si voterà sempre nel 2028) ma sia per il Veneto che per la regione attualmente governata da Massimiliano Fedriga c'è un elemento aleatorio che sembra non sussistere in Veneto, e cioè il fatto che - anche se è improbabile – il centrosinistra potrebbe vincere. Si giustifica meglio, in quest'ottica, la mossa fatta da Salvini dal palco del congresso a Firenze, di far sua la richiesta dei delegati di chiedere a Meloni di farlo tornare a sedere sulla poltrona di ministro dell'Interno, dopo l'assoluzione al processo Open arms. Mettere sul tavolo della trattativa un altro elemento potrà risultare utile per dimostrare di aver rinunciato a una richiesta considerata legittima, oppure lasciare a FdI una regione tra Veneto e Lombardia, in cambio del “risarcimento” Viminale.
In attesa che la partita entri nel vivo, a tenere banco sono alcune dichiarazioni dei protagonisti, a partire da Zaia: "Giustamente”, ha detto, “l'azienda prevede un oggetto sociale, ogni partito difende il suo consenso, i suoi programmi di sviluppo, le sue idee quindi, non ci vedo nulla di strano. Ognuno si muove con autonomia: lo fa Fratelli d'Italia, lo fa Forza Italia, lo farà anche la Lega, e questo a me sembra assolutamente qualcosa di non discutibile.
Dopodiché c'è un tema importante, che è il tema del governo. Io non ho intenzione di sprecare le mie giornate a parlare di queste robe, prova ne sia - ha concluso - che continuiamo ad andare avanti con cantieri e inaugurazioni".