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Il Presidente Meloni incontra il Presidente Macron
Quando pochi giorni fa Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si sono incontrati “informalmente” a Versailles, complici i giochi olimpici, la maggior parte degli osservatori si aspettava se non proprio scintille almeno una certa freddezza La stessa distanza tra le note di Chigi, che parlavano del colloquio come di un vero vertice bilaterale, e dell’Eliseo, che derubricava a quasi casuale chiacchierata, sembravano avvalorare quella previsione.
Invece il vertice è stato cordialissimo, i due leader hanno fatto il possibile, fotografie incluse, per ostentare vicinanza e cordialità. Macron è addirittura uscito con un sonoro «per fortuna il clima del G7 è lontano», alludendo al vero e proprio gelo che aveva regnato tra i due in occasione del G7 organizzato a Borgo Ignazia nel giugno scorso, uno dei punti più bassi toccati dai rapporti italo- francesi da quando Giorgia Meloni si è insediata a palazzo Chigi.
Certo, i rapporti tra i due Paesi latini si sono sempre collocati su un’altalena lanciata a velocità vertiginosa, con rapida alternanza di momenti di cordialità e di palese ostilità, per la verità spesso a partire dal presidente francese. Prima delle elezioni europee ogni dissapore pareva superato. Poi l’inimicizia sembrava tornata ai livelli di guardia e del resto proprio Macron è stato il principale regista dell’operazione di isolamento che ha messo la premier italiana alle corde in occasione dell’elezione dei top job europei, determinandone una clamorosa e dolorosa sconfitta. Certo, quella fase è per molti versi già alle spalle. Le elezioni francesi sono state celebrate e la nemica di Macron, Marine Le Pen, non le ha vinte.
Nella sfida europea il tentativo meloniano di spostare a destra gli equilibri di Bruxelles è completamente fallito. Ma motivi di tensione restano: primo fra tutti il braccio di ferro ancora in corso sul commissario europeo, dal momento che i due Paesi mirano alla stessa postazione, quella di vicepresidente esecutivo con delega economica, e quasi certamente sarà la Francia ad averla vinta.
Ma se i rapporti tra i due Paesi sono così oscillanti non è per questioni umorali: dipende dal fatto che Italia e Francia sono distanti su alcuni fronti mentre su altri hanno interessi in comune. La relazione a fisarmonica, ora vicina ora lontanissima, dipende dalla prevalenza nei momenti dati degli uni o degli altri. Passata la fase incandescente della battaglia di Bruxelles sono tornati a prevalere gli interessi in comune e il primo è quello al centro del colloquio di Versailles: la guerra anzi le guerre, la crisi internazionale, l’Ucraina e il Medio Oriente ma anche il Venezuela, non a caso il quadrante della carta geografica sul quale i due si sono maggiormente concentrati perché potrebbe rivelarsi nel giro di qualche tempo esplosivo. Non si tratta di una carta che la premier italiana può giocare e ha giocato in passato con successo solo con la Francia.
La rapidità con cui prima delle elezioni europee aveva raggiunto una postazione di piena legittimità in Europa e in occidente imprevedibile alla vigilia era dovuta proprio alla postazione iper atlantista che la premier aveva saputo adottare al momento giusto e con la necessaria drasticità. Nello scorso giugno, con l’ombra di una destra dilagante in tutta Europa e la vittoria di Trump alle prossime elezioni data quasi per certa, quella postazione strategica aveva perso parte del suo valore. Il quadro, in poche settimane, è però cambiato.
Il conflitto in Medio Oriente si è impennato quanto a tasso di pericolosità per l’intero occidente e in quella zona l’Italia, presente in Libano con un suo contingente e storicamente più vicina di ogni altro Paese occidentale al mondo arabo, svolge o può svolgere un ruolo essenziale. La vittoria di Trump non è più così certa e i rapporti privilegiati che Meloni aveva stretto con Biden dovrebbero almeno in parte riprodursi in caso di vittoria di Kamala Harris. Senza contare l’impatto di una guerra in Medio Oriente sommata con una crisi in Venezuela sul prezzo dell’energia e sulle borse.
Insomma, dopo la sconfitta in Europa la premier italiana si è ritrovata in vicolo cieco, alla ricerca di una via d’uscita. Non è escluso che, non per la prima volta, a offirle la possibilità di tirarsi fuori dai guai sia il guaio più grosso di tutti, la guerra.