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Vecchi e trombati ex leader contro più giovani ma perdenti successori: è questo il film che la politica old style - quella per capirci fuori dal recinto grillino - ci vuole far vedere?La concomitanza della grandinata di accuse è certamente casuale. Però colpisce. E in fondo in fondo, qualche malizioso tanta aleatorietà potrebbe trovarla indicativa. Magari con dentro anche un pizzico di paradossalità. Perche se è vero che chi vince festeggia mentre chi perde spiega, stavolta lo sconfitto, cioè Matteo Renzi, sta con la bocca più o meno cucita e dà appuntamento alla Direzione del Pd di domani mentre a parlare, anzi a infilzare, sono quelli che zitti ci sono stati prima. Del voto, naturalmente. Così succede che Romano Prodi sul fronte Pd-palazzo Chigi e Umberto Bossi su quello leghista attacchino i leader delle due forze politiche. In realtà - e ben più dei primi due - allattacco ci va soprattutto Massimo DAlema, il quale prima che si aprissero le urne anche lui zitto e muto cera stato. Fin quando non gli hanno stampato sotto i baffi un pò di virgolettati assassini. Smentiti, ma fa lo stesso.Il binomio Prodi-DAlema ovviamente mette nel mirino il presidente del Consiglio nonché segretario del Pd. «Bisogna cambiare politiche, non solo i politici. Se non cambiano le politiche, il politico cambiato si logora anche in due anni», spiega il Professore spargendo vetriolo con lusuale sussiego. «Di questo passo Renzi rottama il Pd. Io voterò no al referendum, perfino le riforme di Berlusconi in molti punti erano fatte meglio», accusa DAlema, imbracciando il bazooka sapendo che il lanciafiamme è già in altre mani. Il Senatùr, per contro, se la prende con laltro Matteo, lex figlioccio Salvini: «La Lega non ha una linea, la base si è trovata addosso delle scelte che non avrebbe mai accettato». Lattuale leader del Carroccio non lha presa benissimo e ha replicato a stretto giro: «Tutti quelli che hanno nostalgia del Trota, di Belsito e dei diamanti nonché della Lega al 3 per cento, lo dicano chiaramente. Io non sono tra questi. E abbiamo guadagnato il doppio dei sindaci di prima». Si può dire? Manca solo il gesto dellombrello.Lo schema vecchi contro giovani è accattivante ma falso. Se non altro perchè i vecchi non solo dicono di non volerla assolutamente ma assai più realisticamente non hanno alcuna possibilità di riprendersi la poltrona che occupavano in precedenza. Dunque bisogna procedere ad un altro tipo di lettura: la differenziazione sta nel tipo di analisi che viene fatta della società, dei bisogni concreti degli elettori e in particolare del modo in cui la politica deve rivolgersi a loro. La verità è che il salto generazionale cè stato ma è avvenuto in modo traumatico: più una spallata che un avvicendamento. Tantè che le medesime considerazioni (nonché il lo stesso trattamento, peraltro ricambiato) vale anche per Enrico Letta, che giovane è senzaltro ma si è mosso in continuità con le leadership precedenti.Prodi, DAlema e Bossi sono rappresentanti di un mondo che è stato strattonato e messo da parte in malo modo perché considerato del tutto obsoleto. Tutti e tre appartengono, ciascuno a modo suo, alluniverso della politica che si muove attraverso forze organizzate - i partiti - nel solco di una tradizione che dal dopoguerra è arrivata fino a Berlusconi. Il primo, forte strappo è infatti arrivato con il Cavaliere e anche lui oggi sarebbe tra i protestatari-protestati se non fosse che il suo è stato fin dallinizio un partito diverso da tutti gli altri: un partito personale, che oggi affonda da un lato perché frotte di elettori gli hanno voltato le spalle e dallaltro perché incapace di avviare un ricambio credibile pur se traumatico.NellUlivo, nel Pd e nella Lega, al contrario, il ricambio cè stato: di persone, di modi di fare e comunicare, di narrazioni. E non è stato semplicemente traumatico: è stato travolgente, lasciando sul selciato una marea di risentimenti. Il problema è che adesso quel ricambio mostra la corda perchè a sua volta è stato rimpiazzato: precisamente dal vaffa grillino. Dove tutto questo porti non è chiaro. Ma una cosa è sicura: certamente non alla riproposizione delle leadership precedenti. «Non ho letà per fondare nuovi partiti, ma mi resta lenergia per fare lotta politica», ha chiosato DAlema al Corriere. Non un programma politico: a ben vedere un grido dangoscia.