La premier è furiosa: l'amica Ursula sta tentando di spingerla ai margini della trattativa Usa- Ue avviata proprio con la missione di Giorgia Meloni a Washington. Non è proprio così. Anzi è proprio lei a spingere per l'incontro tra Donald e Ursula e ovviamente lei se ne terrebbe fuori, pena un incidente diplomatico formato Mammuth nell'Unione. Ma i bilaterali stanno lì apposta perché l'italiana, di cui si fidano sia l'uomo di Washington che la signora di Bruxelles, possa esercitare le sue arti diplomatiche e svolgere il solo ruolo che possa assumere ufficialmente: quello di colei che facilita, agevola, olia le ruote per farle funzionare.

Sull'ipotetica valenza diplomatica delle esequie a cui sabato parteciperanno, secondo le previsioni, 200 mila persone e passa con 172 delegazioni ufficiali, circolano versioni opposte e raccapezzarsi è impossibile anche perché l'informazione, in casi come questi, è sempre viziata dal punto di vista. Chi teme che l'inquilina di palazzo Chigi esca rafforzata dalla vicenda tende inevitabilmente a darla per scontenta e marginalizzata. Chi si augura un esito opposto è giocoforza portato a cogliere invece la centralità del suo ruolo anche in questo caso.

Impossibile quindi dire una parola definitiva quando di definitivo e chiaro non c'è ancora niente. Nulla garantisce che The Donald sia davvero disposto a fare del viaggio a Roma qualcosa di diverso dall'ufficiale omaggio al trapassato. Nel caso in cui quella disponibilità ci fosse, la data cerchiata in rosso è a sua volta ballerina: forse venerdì sera, subito dopo lo sbarco a Roma di Trump e signora. Però il tutto sembrerebbe un bel po' affrettato e concitato. Allora sabato, dopo le esequie. Ma certo mettersi a discutere di tariffe e mercati un attimo dopo aver inumato il santo padre non pare tanto rispettoso. Magari domenica, ma che Trump scelga di restare nella capitale italiana per tre giorni non sembra affatto probabile.

Di sicuro dunque c'è solo che l'ipotesi di un incontro è concreta e che a quell'obiettivo stanno lavorando in molti: certamente a Bruxelles, quasi altrettanto di certo anche a Roma. Perché a intravedere per primi la possibilità di sfruttare l'occasione effettivamente ghiotta sono stati proprio i Giorgia-Boys di palazzo Chigi. La notizia del decesso era ancora freschissima e già alludevano, con la dovuta discrezione, all'eventualità di accompagnare il funerale con una febbrile attività diplomatica.

In realtà quasi c'è anche una seconda certezza: il vertice propriamente detto, quello che Meloni vorrebbe organizzare per maggio nella sua città e contro il quale punta i piedi mezza Europa non ci sarà ed effettivamente anche Roma da frena a tavoletta su quella fantasia. L'eventuale summit richiederebbe, o richiederà, ufficialità e adeguata preparazione. Difficile immaginarselo cotto e mangiato. Anche se è vero che a Roma ci saranno tutti e tre i vertici istituzionali dell'Unione, la presidente della Commissione, quello del Consiglio europeo Costa e quella del Parlamento europeo Metsola è altrettanto vero che su una materia del genere è necessaria una posizione comune e condivisa dell'intera Unione, come del resto ha sempre sottolineato la stessa von der Leyen, e quella posizione comune al momento non c'è.

E' invece credibile che ci sia un primo incontro, probabilmente informale, fra Trump e von der Leyen. «Una stretta di mano», come la definiscono a palazzo Chigi, accompagnata però anche da uno scambio di opinioni e magari da un comune impegno a rivedersi a breve in via ufficiale per il vertice. Non si tratterebbe affatto di una formalità ininfluente. Bisogna ricordare che sin qui Trump ha sempre evitato ogni rapporto con la presidente della Commissione, quasi a segnalare il suo non riconoscimento dell'Unione. L'incontro, anche se informale, registrerebbe un sensibile cambio di passo. Un comune impegno a organizzare l'incontro ufficiale renderebbe quella che per ora è solo una suggestione una scadenza concretissima e a breve. Il summit dovrebbe necessariamente svolgersi prima della scadenza della tregua di 90 giorni sui dazi e prima del vertice Nato, dunque entro maggio o comunque non oltre l'inizio di giugno. Pensare che un simile incontro possa disturbare o irritare la premier è poco realistico.

Si tratta infatti della prima proposta con la quale era partita per Washington. Se ci sarà davvero, il faccia a faccia porterà la firma della premier italiana e inoltre renderebbe il vertice progettato da lei e Trump a Washington una certezza. La guerra dei dazi all'interno dell'Occidente non è il solo fronte sul quale potrebbe dispiegarsi la cosiddetta ' diplomazia del lutto'. Se si parla solo di questo nodo è perché è il solo che vedrà certamente presenti a Roma tutti o quasi i protagonisti internazionali.

Ma quanto meno uno scambio di segnali potrebbe articolarsi anche per quanto riguarda la principale guerra dei dazi, quella con la Cina. Dipenderà da come sarà composta dunque da quanto autorevole sarà la delegazione cinese. L'Ucraina invece sarà certamente un tema centrale. Sarà il primo incontro fra Trump e Zelensky dopo il disastro dello studio ovale, saranno presenti tutti i leader del cosiddetto 'quintet' occidentale che segue metodicamente la crisi ucraina: Usa, Uk, Francia, Italia e Germania. Ma anche qui molto dipenderà dalla delegazione russa: Putin, inseguito da mandato di cattura internazionale, non ci sarà. Ma se al suo posto arriverà a Roma un esponente di primissimo piano del governo russo anche quel tavolo diventerà tra venerdì e domenica centralissimo.