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Elly Schlein, segretaria del Partito democratico
La segretaria del Pd ha ammesso la sconfitta definendola «netta». Non avrebbe potuto fare altrimenti, stavolta non c'era proprio modo di minimizzare la mazzata, tanto più allarmante perché rivela che il partito smotta anche nelle eterne roccaforti, da Ancona alla Toscana a Sestri Levante, e perde anche sul tavolo che gli è per definizione più congeniale, quello delle Amministrative.
Elly Schlein ha riconosciuto la disfatta ma ha anche indorato la pillola: «Sapevamo che sarebbe stato difficile. Non si cambia in due mesi, ci vuole del tempo per costruire un centrosinistra vincente». Sono affermazioni probabilmente giuste, pur se non indiscutibili, ma sono anche il segnale di una reazione opposta a quella che sarebbe necessaria. Prima di tutto il fattore tempo: certo due mesi sono pochi ma la segretaria sembra, e non da ieri, rendersi poco conto del fatto che il suo arrivo ha sollevato una quantità di attese e speranze dovute sia alla novità che lei stessa incarna sia alle modalità dirompenti della sua elezione. Sono reazioni anche fortemente emotive e viscerali, dunque, come innumerevoli esperienze recenti attestano, nella politica italiana effimere.
In questi casi conviene battere in breccia piuttosto che navigare sotto costa perché le attese, tanto più quando molto alte, si trasformano facilmente in delusione. Non solo la segretaria ma l'intero gruppo dirigente sembrano convinti di avere di fronte un tempo illimitato, perché i 4 anni e passa che ci separano dalle prossime elezioni questo sono in termini politici. Non è così: l'urgenza di dotare il Pd di un'identità politica ben definita, che non può limitarsi alla partecipazione alle manifestazioni e all'enunciazione di princìpi indiscutibili per un partito che si vuole di sinistra, è immediata e non procrastinabile. Perché la segreteria Schlein è in fasce ma il partito che guida non lo è. Ha molti pregressi e molte delusioni somministrate ai propri elettori alle spalle, dunque il senso della svolta avrebbe dovuto e dovrebbe esserci subito.
È probabile che Elly Schlein sia frenata da un elemento personale e da un altro dipendente invece dalla natura del Pd. Sul piano personale una certa insicurezza, vistosa e comprensibile, la porta a fidarsi essenzialmente del suo cerchio più stretto, il che semina malumori nel partito e non è necessariamente la cosa migliore anche per l'impostazione di una sua strategia. Il problema interno al partito è più corposo perché, nonostante gli applausi iniziali, resta il fatto che la maggioranza interna era contraria all'elezione della “papessa straniera” ed è pronta a liberarsene se non manterrà le promesse in termini di risultati elettorali.
Il secondo nodo, citato un po' a sproposito da Elly, riguarda le alleanze. A porte chiuse si è scagliata contro Conte: «Il problema è nostro ma è anche suo». In pubblico ha adoperato le difficoltà nel costruire la coalizione di centrosinistra come spiegazione, ma anche un po' giustificazione, del disastro dei ballottaggi. L'analisi dei risultati le danno torto. Dove si sono presentati uniti, Pd e M5S hanno subìto. Il Pd ha vinto a Vicenza, dove Possamai, moderato, l'alleanza con Conte non la aveva neppure cercata e aveva provveduto a tenere lontana dalla sua città la stessa segretaria.
Ma la questione non è numerica. È l'esistenza o meno di un Polo credibile, magari diviso e competitivo al proprio interno ma determinato ad andare avanti comunque. Senza un polo di questo tipo in grado di controbilanciare quello di destra, che riesce a restare unito persino quando una parte governa e l'altra è all'opposizione, le chances di vittoria stanno a zero ma anche quelle di una robusta affermazione del solo Pd scemano di parecchio. Conte in effetti ci mette del suo e ce ne mette parecchio. Ma la segretaria sin qui non ha articolato un solo passo concreto tale da mettere lo sgusciante leader dei 5S alle strette e non lo ha fatto proprio perché pesa l'ipoteca di quella componente interna che guarda al centro e solo al centro. Tutto dovrebbe diventare più semplice dopo le Europee. Salvo il particolare che se le europee andranno male a giocare la partita seguente non sarà probabilmente più Elly Schlein.