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Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini in occasione dell’informativa sulla situazione della rete ferroviaria nazionale. Camera dei Deputati a Roma, Martedì 21 Gennaio 2025 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse)
Che a livello personale, tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, non si sia mai potuto parlare di idillio, nei corridoi di Palazzo è da sempre un segreto di Pulcinella. Altro, però, è vedere il sarcasmo e la durezza di alcuni giudizi del cerchio magico della premier (lei compresa), sulle prime pagine dei giornali e aprire le home page dei relativi siti.
Certo, il fatto che si trattasse di chat private che una manina “diabolica” ha passato al cronista del Foglio Giacomo Salvini, che ne ha fatto un libro, agli occhi dei protagonisti della vicenda non appare cosa esattamente commendevole, ma tant'è. Il fatto è che, per quanto il leader leghista tenda a minimizzare la cosa e a sottolineare l'aspetto scorretto della vicenda, è innegabile che la pubblicazione del “dissing” meloniano ai danni del vicepremier, anche se risale a qualche anno prima dell'attuale collaborazione di governo, si innesta in una situazione in cui è evidente il ritorno a una dinamica fortemente competitiva tra i due.
Nelle conversazioni strettamente private intercorse su whatsapp tra i Meloni e i suoi colonnelli, non si va per il sottile: per Giovambattista Fazzolari, attuale braccio destro di Meloni e sottosegretario a Palazzo Chigi, Salvini è un “ministro bimbominkia”, mentre per Meloni i leghisti “dovrebbero nascondersi” e altri partecipanti alla chat virano decisamente sul body shaming definendo il segretario del Carroccio “gonfio”.
Quest'ultimo, interpellato sulla vicenda, mattina, ha manifestato nonchalance e tentato di smorzare il tutto con l'ironia: «È il ’gonfio’ che mi dà fastidio», ha detto scherzando, «sto provando a perdere 20 grammi da tempo senza particolare successo e quindi su questo tocca un punto dolente. Non sono permaloso, se c'è qualcosa che risale al passato è di pessimo gusto, ma non è un problema politico perché eravamo su fronti diversi, ovviamente altro paio di maniche sarebbe se considerazioni di un certo tipo fossero fatte da alleati adesso mentre governiamo insieme. Non fa piacere leggere certe cose», ha poi aggiunto, «però si tratta di battute scritte in un'altra era politica che - sono certo - non rispecchiano il pensiero attuale degli alleati». «Giorgia», ha concluso chiedendo un intervento diretto della presidente del Consiglio, «saprà confermarlo».
C'è molta irritazione, a via della Scrofa, per la fuga di notizie e gli stessi protagonisti dei giudizi sprezzanti nei confronti del vicepremier si sono ieri affrettati a prenderne le distanze, insistendo sulla distanza negli anni e sulle mutate condizioni politiche. Tra gli altri, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, il quale ha dichiarato che «il tentativo di farci litigare non funziona». Ma FdI ha anche fatto filtrare l'intenzione di intraprendere passi formali, poiché molti dei partecipanti alla chat hanno fatto sapere di voler rivolgersi al garante per la privacy, riservandosi anche azioni legali in sede civile.
Al netto di tutte le intemperanze via smartphone, è incontestabile che il tasso di competitività tra Lega e FdI abbia fatto segnare un rialzo: il numero uno di via Bellerio è volato a Madrid per partecipare alla kermesse dei Patrioti europei, il gruppo creato dal premier ungherese Viktor Orban per fare concorrenza da destra all'Ecr. Il padrone di casa sarà il leader di Vox Santiago Abascal, anch'esso approdato agli orbaniani dopo aver fatto un pezzo di strada a fianco di Meloni nell'Ecr. Dalla capitale spagnola, Salvini e gli altri snoccioleranno i punti con cui intenderanno incalzare la maggioranza Ursula e chi, come Ecr, ha fornito un appoggio esterno. Sul versante interno, le intenzioni bellicose del Carroccio sono attestate da più di un atto.
Salvini ha promosso una conferenza stampa alla Camera per rilanciare la proposta di rottamazione delle cartelle, che il viceministro meloniano dell'economia ha già bollato come affrettata, ma ancor più bellicose sono le parole usate nei confronti del governatore del Lazio Francesco Rocca, al quale ha chiesto un incontro per chiedere maggiore collegialità, lasciando intendere che in caso contrario potrebbe ritirare l'appoggio alla giunta. Cosa che, per la verità, ha preoccupato non più di tanto Rocca, possedendo la Lega solo un consigliere regionale. «Me ne farò una ragione», ha affermato in modo tranchant il governatore.