Nella prima repubblica si parlava di «Veneto bianco» per indicare il forte radicamento della DC in una regione storicamente legata al cattolicesimo e che ha poi tradotto la fedeltà alla Democrazia cristiana con quella alla Lega prima e a Luca Zaia poi. Ma ne è passata di acqua sotto i ponti se oggi, con il durissimo scontro sull’Autonomia differenziata, i rapporti tra popolo veneto e Chiesa sono ai minimi storici.

A dire la verità Zaia incarna un modello di destra progressista, potremmo dire “sociale”, che anche su altri temi ha fatto storcere piedi una voltala bocca alla Chiesa, dai diritti Lgbt all’eutanasia, ma l’Autonomia è una questione prettamente politica, sulla quale il presidente veneto non si aspettava certo un intervento così a gamba tesa come è stato, e presumibilmente sarà sempre di più, quello della Cei.

Da mesi esponenti dei vescovi criticano la riforma fortemente voluta dal Carroccio e messa nero su bianco dal ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, ma le dichiarazioni del vicepresidente della Cei e vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, a Repubblica sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Non solo avremo tante Italie quante le Regioni, ma si rischia pure un Far West tra quelle povere - ha detto Savino - Il Sud ha capito che la riforma è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa: ne percepisce il pericolo mortale». Per poi parlare di secessione dei ricchi: «È un’espressione che ho rubato all’economista Gianfranco Viesti - ha aggiunto - alla lunga si rischiano altre diseguaglianze e povertà nel territorio».

Insomma, un attacco che non lascia spazio a interpretazioni, e al quale Zaia ha replicato altrettanto duramente, questa volta dalle colonne di Libero. «Sono sorpreso e rammaricato - ha spiegato Zaia - Siamo abituati a una Chiesa che indica la via, la rispettiamo, ma stavolta la direzione è sbagliata, alimentata almeno in parte da un’informazione di parte». Per il presidente veneto «è importante capire se si tratta di un’opinione isolata o di una posizione ufficiale della Cei» perché «se fosse stata approfondita meglio la portata della riforma, nei suoi aspetti tecnici e amministrativi, sono convinto che il vicepresidente avrebbe espresso una valutazione più chiara e diversa».

A questo punto occorre specificare che Savino ha la delega per l’Italia meridionale, e dunque probabilmente esprime un sentimento che va per la maggiore al Sud, ma se si leggono altre dichiarazioni di esponenti della Cei nelle scorse settimane non si discostano così tanto dalle sue. «L’autonomia differenziata rischia di minare il principio di solidarietà», avevano scritto in un documento ufficiale datato 24 maggio, e ripreso poi dal presidente e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi qualche settimana dopo. «Abbiamo fatto un documento ufficiale, quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, si vede che non ci hanno preso sul serio, che dobbiamo fare?», si era chiesto rammaricato dopo l’approvazione della legge.

Un botta e risposta destinato dunque a durare nel tempo, quando la legge entrerà effettivamente in vigore (se mai lo farà) e che sarà alimentata dai prossimi mesi in cui il percorso che porterà al referendum abrogativo entrerà nel vivo. Nel frattempo c’è chi roba a stemperare la tensione, come il questore di palazzo Madama e senatore Udc Antonio De Poli. «I cattolici storicamente sono sempre stati sensibili a questo tema e per questo credo sia necessario ripartire proprio dalla lezione di Don Sturzo che leggeva positivamente un certo grado di autonomia tra diverse funzioni della politica e tra diversi livelli amministrativi - ha scritto ieri in una nota - Non lasciamo indietro nessuno, ma senza pregiudizi cerchiamo di portare avanti una forte azione riformatrice che tenga conto delle legittime aspirazioni di milioni di cittadini e dei cambiamenti sociali, economici e culturali che vive in questo momento tutto il Paese». Parlando poi della necessità di un’autonomia «sussidiaria e solidale».

Chi proprio non vuol sapere di placare le proprie critiche è Roberto Occhiuto, presidente forzista della Calabria che ieri è stato ricevuto a palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Al centro del colloquio, ha spiegato palazzo Chigi, «tematiche regionali». In sostanza, si è parlato eccome di autonomia: l’asse Fdi-Fi potrebbe creare più di un problema alla Lega di Salvini (e Zaia).