Beppe Grillo si affiderà ad un importante studio legale della Capitale nella sempre più probabile controversia con Giuseppe Conte per l'utilizzo del logo del M5s. Il mandato, da quanto risulta al Dubbio, dovrebbe essere conferito già la prossima settimana. La resa dei conti fra Grillo e l'ex premier è in programma per settembre, prima dell'assemblea costituente prevista a Roma ad ottobre con la votazione, da parte degli iscritti, delle proposte elaborate da attivisti e simpatizzanti.

Dopo il tracollo alle ultime elezioni europee di giugno, con il M5s finito sotto il 10 percento, per rilanciare l'azione politica ed uscire dall'angolo, Conte ha deciso di dare il via immediato alle assemblee sui territori con la partecipazione della base. Fra i temi oggetto di consultazione, una alleanza strutturale con il Pd e, soprattutto, la revisione dello statuto, con lo sblocco del terzo mandato elettivo, uno dei totem intoccabili del M5s. «Vi chiedo di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme», ha però messo le mani avanti Grillo che vuole che tutto rimanga così com’è e che non si tocchi nulla, ad iniziare proprio dallo statuto e dal simbolo del M5s. ' E' mio e dell’associazione che ho fondato', ha ricordato Grillo.

La partita fra Conte, presidente del M5s, e Grillo, garante del medesimo, sarà quanto mai complessa. Lo statuto del Movimento non si presta ad una interpretazione univoca. E Conte, leguleio di lungo corso, lo sa molto bene. Vale la pena rileggerne i punti salienti.

Il garante «è il custode dei valori fondamentali dell'azione politica del Movimento e in tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza le prerogative riconosciute dalla statuto». «Ha il potere - prosegue - di interpretazione autentica, non sindacabile, e resta in carica a tempo indeterminato».

Per poter essere sfiduciato, la procedura è quanto mai complessa, con una delibera all'unanimità del Comitato di garanzia, poi ratificata da una consultazione in rete degli iscritti purché prenda parte alla votazione la maggioranza assoluta degli iscritti. Il Consiglio nazionale ha in tutto ciò un ruolo di primo piano, coadiuvando il presidente nella determinazione e nell'attuazione della linea politica del Movimento. In particolare, ” su proposta del presidente, di concerto con il garante, delibera la modifica del contrassegno e la conseguente modifica statutaria”.

Per comprendere comunque il motivo dello scontro è necessario tornare indietro negli anni. La prima associazione ' Movimento 5 Stelle' venne fondata da Grillo nel 2009, assieme a Gianroberto Casaleggio. Nel dicembre 2012, in vista delle liste politiche dell'anno successivo, Grillo decise di costituire però un’altra associazione con suo nipote Enrico e il commercialista Enrico Maria Nadasi. Morto Gianroberto nel 2017, suo figlio Davide e l’allora capo politico Luigi Di Maio fondarono un’ulteriore associazione che accompagnerà i pentastellati nel trionfo alle elezioni del 2018 dove il M5s diventerà il primo partito d’Italia.

Con l’arrivo a palazzo Chigi di Conte, ' l'avvocato del popolo', il M5s, da movimento anticasta subì una metamorfosi, divenendo esso stessa casta. L'auto blu per i politici non venne più tanto vituperata e le regole “forcaiole” per gli amministratori pentastellati cambiarono come nulla fosse. Se prima per essere messi all'angolo era sufficiente un avviso di garanzia, il corso governativo del Movimento fu caratterizzato da “garantismo” nei confronti dei suoi amministratori che restavano al loro posto anche con un rinvio a giudizio.

Nel frattempo, Di Maio, dopo aver governato con la Lega ed il Pd scelse di fare la scissione che alla prova dei fatti si rivelerà fallimentare, lasciando campo libero a Conte come nuovo leader. Nei panni di capo del Movimento, quest’ultimo si mise dunque alla guida anche dell’associazione fondata da Di Maio e Casaleggio junior. Una sentenza della Corte d’Appello di Genova — a cui si è arrivati al termine della causa avviata dall’avvocato Lorenzo Borrè a difesa di alcuni di espulsi dal partito — stabilì lo scorso anno che il nome M5s è associato al simbolo registrato da Grillo.

Per Conte, invece, il logo apparterrebbe all’associazione Movimento 5 Stelle. I risultati della consultazione, come detto, sono previsti per metà ottobre. Se la base approvasse la svolta di Conte, per Grillo lo scenario sarebbe tutt’altro che roseo. Sullo sfondo, infatti, c’è la gestione della cassa Grillo, non va dimenticato, percepisce ogni anno una maxi emolumento da 300 mila euro dal Movimento per una consulenza sulla comunicazione. Tanti soldi che l’ex premier non vorrebbe più dover elargire.