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ANTONIO TAJANI MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI
Se ne è parlato per settimane, proprio mentre le scuole erano chiuse, il Parlamento pure e il caldo d’agosto premeva sul Paese. Ora che scuole e Parlamento stanno per riaprire e il caldo ha le ore contate, ecco che di Ius scholae non si parla più.
O meglio, colui che aveva cominciato la battaglia, tanto per infastidire una volta di più l’amico- nemico leghista, cioè Antonio Tajani, ha ribadito che sì, Forza Italia è favorevole, ma che siccome al momento non è una priorità ha semplicemente «dato mandato ai gruppi parlamentari» di avviare uno studio, «approfondito», ci mancherebbe, sul tema.
Che se fossimo sul set di Amici miei e non tra i palazzi della politica romana, verrebbe da riderci su. E invece il tema è serissimo, visto che Forza Italia e Lega se le sono date di santa ragione per mesi e solo l’intervento di Fratelli d’Italia, che ha l’arduo compito di tenere a bada i due alleati di governo, ha calmato un po’ le acque.
E così il leader di Fi, dopo aver insistito per settimane, ora ha lanciato la palla in tribuna, per la soddisfazione di Matteo Salvini. Non solo infatti ha messo sul piatto l’idea dello «studio approfondito», ma anche confermato che non voterà alcuna proposta di legge delle opposizioni sul tema, rispondendo indirettamente al leader di Azione, Carlo Calenda.
Che nelle vesti del professore che di ritorno dalle vacanze è pronto a chiedere agli studenti se hanno svolto i compiti richiesti, ha ribadito che mercoledì, alla riapertura di Montecitorio, depositerà il testo che mira a introdurre lo Ius scholae.
«Tajani dopo aver straparlato di tutta l’estate ha deciso che prima deve studiare - ha detto il leader di Azione - In compenso la Schlein dice che prima deve «parlarne con le persone interessate» : parlate e studiate, intanto ci sono 560 mila ragazzi che aspettano».
Anche la segretaria del Pd, infatti, nel suo tour alle Feste dell’Unità in giro per l’Italia, ha lanciato segnali contrastanti sul tema. Larga parte del Pd sarebbe infatti favorevole allo Ius soli, un’altra è d’accordo con lo Ius scholae ma in forma facilitata, un’altra ancora esprime qualche dubbio. Insomma, anche al Nazareno le idee non sono chiarissime. «Io ho sempre creduto che esiste una coalizione se esiste un programma di governo - ha aggiunto Calenda in riferimento al cosiddetto “campo largo” Io non ho mai detto no a prescindere. Sullo Ius scholae noi presentiamo un emendamento. Risposta di Tajani: devo prima fare uno studio, ma fallo prima. Risposta di Schlein: prima devo parlare con gli immigrati. Contano le cose per noi, la chiacchiera non produce niente».
Contro la posizione di Tajani si schiera apertamente anche Italia viva, impegnata nel riposizionamento al fianco di Elly Schlein e dei suoi alleati. «La dichiarazione con la quale Tajani annuncia di aver dato mandato ai gruppi parlamentari “di fare uno studio approfondito sulla cittadinanza”, di non votare in proposito nessuna proposta delle opposizioni e che registra come ora occorra concentrarsi ’ sulla vera priorità» che è la manovra economica, annovera e archivia ufficialmente la battaglia d’agosto di Forza Italia sullo Ius scholae nel capitolo “abbiamo scherzato” (e qualcuno ha anche abboccato)», ha commentato sarcastico il capogruppo renziano in Senato Enrico Borghi.
Ma lo stesso Tajani ha confermato la linea, rassicurando un elettorato di centrodestra piuttosto scettico sul tema. «Nessuno vuole allargare le maglie della cittadinanza, anzi vogliamo che le regole per concedere la cittadinanza siano ancora più severe - ha detto sulle reti amiche di Mediaset - Serve una riforma delle regole sulla cittadinanza, serve sentirsi italiani, non è questione di colore della pelle o dove sono nati i propri antenati, è questione di sentirsi italiani e di essere veramente dtei patrioti».
Parole che avranno di certo fatto piacere ai vertici della Lega, la cui linea è condivisa anche dagli amministratori locali. «L’Italia è tra i Paesi europei che concede maggiore cittadinanza - ha sottolineato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga - Penso che un ragazzo che viene da una famiglia non italiana, con una cultura, a 18 anni può fare la scelta oggi per diventare cittadino italiano: se ci sono delle lungaggini tra il momento in cui può fare la domanda al momento della concessione della cittadinanza, risolviamole dal punto di vista amministrativo». Aggiungendo poi di non considerare lo Ius scholae una priorità, e neppure come «un’esigenza il numero di cittadinanze che garantiamo».