Che la presidente del Consiglio desiderasse assumere una posizione defilata, in quella che è divenuta la querelle dell'estate, vale a dire la proposta di Forza Italia di introdurre lo ius scholae per concedere la cittadinanza italiana che ha fatto andare su tutto le furie i leghisti, era cosa nota. Ma che Giorgia Meloni facesse così seriamente da sparire dai radar per due giorni, nessuno lo aveva previsto, anche se il suo capo ufficio stampa ha garantito che è in Italia e pienamente reperibile per emergenze connesse al suo ruolo.

E se ogni azione di un capo di governo può essere intesa politicamente, quello di eclissarsi al culmine della bagarre tra i suoi due vicepremier, quanto meno, significa o un certo disinteresse alla questione, o la convinzione che tutto è destinato a rientrare, quando la fine della pausa estiva del governo porterà sul tavolo del Cdm (il primo della ripresa dovrebbe essere il 28 agosto) e in Parlamento dossier molto corposi, come le nomine Rai e l'impostazione della legge di Bilancio.

Da questo punto di vista, l'appuntamento cruciale è il vertice politico dei leader del centrodestra convocato per il 30 agosto. Evocare velatamente una crisi di governo sullo ius scholae, come ha fatto giovedì sera il capogruppo al Senato del Carroccio Massimiliano Romeo, uno dei due fedelissimi – l'altro è Andrea Crippa – a quali Matteo Salvini in genere delega i ballon d'essai (modo edulcorato per dire che entrambi hanno licenza di spararla grossa) non ha granché scosso la cerchia dei collaboratori più stretti della premier, che ormai hanno preso le misure ai colonnelli leghisti e sanno attribuire il peso reale alle parole che questi pronunciano.

D'altra parte, dall'inizio della legislatura, con dei picchi nelle settimane precedenti alle elezioni europee, se c'è un partito che in maggioranza è andato spesso sopra le righe, facendo proposte non contenute nel programma elettorale del centrodestra, quello è stato proprio la Lega, della quale si possono ricordare, in ordine sparso, la battaglia per il terzo mandato ai governatori, che ha spaccato il centrodestra in Parlamento, l'ordine del giorno per l'abolizione del ballottaggio alle amministrative, la proposta di abolizione dell'obbligo vaccinale per i bambini, la castrazione chimica, il carcere per i funzionari comunali che registrino dei bambini come figli di coppia omogenitoriale, e via dicendo.

La differenza, però, è che in tutti questi casi (fatta parzialmente eccezione per il terzo mandato ai sindaci) si trattava di proposte alle quali l'opposizione era nettamente contraria, e che in quanto tali non avevano alcuna possibilità di fare strada in Parlamento. Ben diverso è lo scenario per lo ius scholae, per il quale non a caso i partiti del centrosinistra si stanno già mobilitando in modo da presentare una proposta unitaria coincidente con quella illustrata da Tajani, che prevede la concessione della cittadinanza italiana dopo il completamento di due cicli di istruzione.

L'intento di Schlein e i suoi alleati è fin troppo evidente: vedere se il ministro degli Esteri – si dice sotto la regia degli eredi Berlusconi – fa sul serio, associandosi al Campo Largo per far passare la legge. A quel punto, la preoccupazione di Meloni avrebbe solidi fondamenti, ma i bene informati sostengono che non si arriverà fino a questo punto, anche perché i tempi parlamentari rinviano qualsiasi iter a dopo la sessione di bilancio e le opposizioni, inoltre, dovrebbero attendere la finestra del calendario riservata alle proposte di legge di loro iniziativa.

Per ora si registra solo un nuovo capitolo della competizione e delle relative manovre di posizionamento che vedono impegnate Fi e Lega da quando Meloni si è insediata a Palazzo Chigi. Anche oggi, gli esponenti azzurri non hanno mollato la presa, ma allo stesso tempo hanno categoricamente escluso che questa loro posizione possa creare problemi alla stabilità del governo. A suffragio di questa tesi, e per rispondere alla mossa social di Salvini, che giovedì ha postato un veccchio video in cui Silvio Berlusconi esprimeva la propria contrarietà sia allo ius soli che allo ius scholae. In un post pubblicato su Facebook, Fi ha citato la parte del programma comune del centrodestra che si propone di «favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari, garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale». «Entrambi», si legge nel post, «sono punti presenti nel programma del Centrodestra di governo. Lo Ius Scholae rappresenta lo strumento per mantenere queste promesse nei confronti degli elettori».

Il leghista Rossano Sasso, sulla falsariga del collega di partito Romeo, ha ribadito che l'insistenza di Forza Italia «non fa bene al governo» mentre, al netto della “latitanza” della premier, è risultato chiaro anche ieri quale sia la posizione di FdI. «Crediamo che le regole che esistono», ha affermato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, «siano importanti, forti e permettono tranquillamente di acquisire la cittadinanza».