LA LINEA DURA DI SPERANZA NON CONVICE DEL TUTTO CONTE

Sarà il Consiglio dei Ministri previsto per oggi a decidere le ulteriori restrizioni in vista delle festività natalizie, che saranno adottate con un provvedimento che potrebbe arrivare già in giornata, o al massimo domani. Una giornata politica intensa, quella di ieri, iniziata con il volo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, a Bengasi per la liberazione dei 18 pescatori tenuti in ostaggio in Libia, e conclusa con la riunione tra Conte e i capidelegazione di maggioranza. La linea più rigorista è rappresentata dai ministri Roberto Speranza ( Salute e capodelegazione Leu al governo), Dario Franceschini ( Beni culturali e capodelegazione Pd) e Francesco Boccia ( Affari regionali). Quest’ultimo ieri è stato chiaro, specificando che «“fosse per me già da stasera farei restrizioni anche per il prossimo weekend». Il ministro ha poi aggiunto che «dobbiamo fare delle scelte per tutelare i più fragili e gli anziani, a costo di sfiorare l’impopolarità» e che sarà necessario «passare il Natale ognuno a casa propria».

Ma non tutto l’esecutivo è d’accordo, in primo luogo lo stesso Conte. Se anche l’inquilino di palazzo Chigi è d’accordo con ulteriori misure, tanto che ne giorni scorsi ha parlato di «qualche ritocco» in vista del Natale, il presidente del Consiglio è tuttavia convinto che siano necessarie deroghe per venire incontro a una popolazione stanca e sfiduciata. D’altronde è stata la stessa maggioranza che non più tardi di due giorni fa ha approvato in Aula una risoluzione per gli spostamenti tra piccoli comuni, a testimonianza del navigare a vista che il governo sta portando avanti da alcune settimane. C’è poi il capitolo Italia Viva, dal momento che la troupe renziana ha sì garantito il sostegno alle decisioni del governo ma anche specificato che servono regole chiare e che non metteranno la propria firma su provvedimenti al buio. Di questo, e possiamo immaginare di molto altro, si è parlato nell’incontro di ieri sera tra Conte e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, faccia a faccia dopo giorni di attriti e punzecchiature a distanza. In ogni caso si va verso una chiusura “a tempo”, che prevede una zona rossa dal 24 al 27 dicembre compresi e dal 31 dicembre al 3 gennaio compresi, impedendo dunque le festività natalizie in famiglia ma lasciando libertà di movimento, all’interno dei propri comuni, negli altri giorni. Nella videoconferenza Stato- Regioni, tornata ad aggiornarsi ieri, sono emerse differenze negli approcci tra i diversi presidenti.

Se quello ligure, Giovanni Toti, ha annunciato di «adeguarsi a un’ingiustizia», quello veneto, Luca Zaia, ha annunciato la decisione di anticipare le restrizioni con un’ordinanza ad hoc per la sua regione, che è la più colpita in questa seconda ondata. «Se arriverà una misura nazionale sarà gerarchicamente superiore a quella veneta e questa ordinanza regionale verrà assorbita ma nel frattempo dobbiamo metterci in sicurezza - ha detto Zaia - Abbiamo già atteso cinque giorni e non ho ancora capito cosa accadrà a livello nazionale. Non so cosa farà il governo ma non possiamo aspettare ulteriormente». E così da domani e fino al 6 gennaio in Veneto dalle 14 in poi, non si potrà più uscire dal proprio comune, se non per andare al lavoro o per motivi di urgenza. Una decisione presa «con l'idea di aumentare il distanziamento sociale e mettere in sicurezza i cittadini», ha sottolineato il presidente chiedendo «un sacrificio» ai veneti. Tensione altissima intanto ieri pomeriggio in Aula al Senato, dove il governo ha posto la fiducia sul nuovo decreto immigrazione che sostituisce i “decreti Salvini”. I senatori leghisti hanno preso di mira la postazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e il Pd ha parlato di «vile atto di squadrismo». Oggi è l’ultimo giorno disponibile per l’approvazione del decreto, pena la decadenza, e la Lega ha presentato 13mila emendamenti per cercare di bloccare l’iter. Dopo la sospensione della seduta, la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha aggiornato la conferenza dei capigruppo per decidere il da farsi.