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Le polemiche scaturite in merito al fatto che l'ex sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, non avrebbe ancora liberato l'alloggio a Roma ottenuto quando aveva l'incarico governativo hanno fatto riaffiorare la stessa questione che interessò l'ex Ministra grillina Elisabetta Trenta, adesso professore straordinario di studi internazionali alla Link Campus University. Lei ha scelto di difendere Tofalo contro il fango mediatico che gli è arrivato addosso. Perché ha deciso di schierarsi al fianco di Tofalo? Nel momento in cui sono venuta a conoscenza della vicenda di Tofalo, che dai giornali è stata comparata con la mia, ho sentito l'esigenza di difenderlo con la verità che conosco io. E allo stesso tempo ho deciso di difendere anche Nicola Morra che probabilmente è stato attaccato più per la sua attività che in merito ai fatti. Bisogna andare in difesa di chi viene attaccato dal fango mediatico. La stampa dovrebbe essere la prima a non volere essere strumento di diffusione di notizie false, perché ne vale della reputazione dei giornalisti. Una sana democrazia si fonda su una giusta e corretta informazione, che consente ai cittadini di valutare. Quello che ho visto e che ho sperimentato anche su me stessa è che molta stampa diviene serva di persone, movimenti, organizzazioni, lobby che vogliono distruggere immagine e carriere degli avversari o, semplicemente, fermarne alcune tappe del percorso. Come avvenuto con Lei. Nei miei confronti è stata messa in atto una grande opera di diffamazione; nonostante il Ministro Guerini, rispondendo ad una interrogazione, avesse detto che era tutto regolare, nonostante la magistratura avesse aperto e chiuso un fascicolo, a distanza di un anno ancora escono di nuovo sui giornali le stesse polemiche. Vorrei aggiungere una cosa. Prego. C'è una chiara sproporzione tra lo spazio che la stampa concede alla notizia scandalo e quello dato al chiarimento che sgonfierebbe lo scandalo stesso. Il problema poi è che può anche intervenire una smentita successiva ma i social non perdonano e la notizia falsa continua a girare perpetuamente. Quando il Corriere della Sera pubblicò l'articolo riguardante il suo alloggio e diede il via a numerose critiche verso di lei, fu chiamata per raccogliere il suo punto di vista prima che il pezzo andasse in stampa? No, non fui chiamata, se non dopo che il primo articolo era già uscito. E però se il giornalista ha gli strumenti dovrebbe prima verificare le varie versioni. E allora viene da dire che c'è un forte uso politico della stampa. Eppure da politica non avrei mai pensato di dover avere paura dei giornalisti. Però nel suo caso il fuoco fu amico: non solo il Movimento non la sostenne ma alcuni la accusarono pesantemente. Io su questo non ho mai reagito perché a me interessava e interessa ancora il progetto del Movimento sul quale continuo ad investire, sperando che si possa recuperare. In ogni caso, non mi è mai mancato l'appoggio degli attivisti che avevano capito la situazione e il sostegno dei militari che conoscevano bene i dettagli. Non voglio pensare che il fuoco amico sia stato strumentale. Comunque io ho dimenticato e guardo avanti. Ma allora sono stati superficiali, perché prima di sparare a zero contro di lei le avrebbero dovuto fare una telefonata per capire. Credo che il Movimento, proprio perché è stato molto rigido su questioni del genere, sia diventato vittima delle proprie idee e rigidità. Anche solo il dubbio ha comportato una reazione di quel tipo, che io assolutamente non condivido perché credo che tra 'commilitoni' ci si supporti e si creda l'uno nell'altro. In questo il Movimento dovrebbe cambiare perché poi alimenta facili strumenti di esclusione. Siamo in una fase di rifondazione, magari è l’occasione per guardare anche a questi aspetti. Le stesse distorsioni che lei ha evidenziato accadono anche in capo giudiziario: quando vieni accusato ti danno la prima pagina, quando vieni assolto il trafiletto. Proprio in questi giorni si sta discutendo del recepimento di una direttiva europea che rafforzerebbe la presunzione di innocenza. Non entro nel merito della discussione parlamentare perché non conosco i dettagli. Però è chiaro che nessun può essere contro il principio di non colpevolezza o il giusto processo, costituzionalmente garantiti. Il ministro Cartabia ha ribadito che l'impalcatura della legge come messa in piedi da Bonafede è corretta e non si tocca, questo per noi è importante. Certo ha ribadito che vedrà di recepire correttivi da tutti i gruppi. Su questa discussione, sulla possibilità che il punto di caduta sia un compromesso accettabile, resta da comprendere. Ma la professoressa Cartabia è persona di indiscusso valore. Vuole aggiungere qualcosa? Sì. Si è parlato molto di finanziamenti pubblici all'informazione. Io non sono contraria, perché rispetto il pluralismo dell'informazione. Tuttavia ritengo che dovrebbero esserci dei criteri da adottare per il finanziamento: numero delle vendite, numero di notizie false o non corrette pubblicate, querele ricevute, rettifiche pubblicate. La stampa così sarebbe più responsabile. Però il Movimento Cinque Stelle ha chiesto la chiusura di Radio Radicale che invece manda in onda la notizia non filtrata e dà voce a tutti. Io non sono d'accordo con la chiusura di Radio Radicale: è uno strumento che spesso ho utilizzato per conoscere la verità dei fatti da fonte diretta.