“Ricorderanno queste piazze”. È con lo sguardo lungo di Michele Serra, tra i primi a immaginare questa mobilitazione per l’Europa, che si chiude simbolicamente una domenica di voci, musica e richiami potenti a Piazza Nettuno. Lì dove è risuonato l’Inno alla Gioia suonato dagli allievi del Conservatorio, lì dove bandiere, cartelli e parole hanno fatto argine contro guerre, silenzi, chiusure.

È una nuova onda blu, come l’hanno chiamata i promotori – i sindaci Matteo Lepore e Sara Funaro, affiancati dalle giunte di Bologna e Firenze – che attraversa l’Italia e torna a chiedere un’Europa unita, democratica, umana.

Dopo Roma, anche Bologna ha risposto con una piazza piena. E carica. Carica di indignazione, come quella di Francesca Mannocchi, che scuote i presenti ricordando i crimini di guerra a Gaza e chiedendo a gran voce: “Dove sono le condanne dell’Europa?”. Carica di passione, come quella del giurista Pietro Manzini, che ricorda: “L’Europa non invade, ma accoglie”. Carica di dolore, come l’urlo di Alessandro Bergonzoni sotto il suono di una sirena anti-aerea: “Restiamo umani”.

C’è Romano Prodi in collegamento, che evoca lo spirito di Ventotene come bussola per leggere il futuro: “Non c’è più tempo”. E c’è il giornalista Gad Lerner, che parla di “osceno silenzio del governo su Netanyahu”, ma anche di un sogno europeista che va difeso contro chi deride la cessione di sovranità: “Mi iscrivo tra gli ingenui”.

Dal palco e dalla piazza arrivano anche le voci dei giovani. Come quella di Emma, 21 anni, cresciuta europea, che sventola la bandiera blu accanto a quella della pace portata dalla Cgil. O quella di Filippo, 35 anni, che ricorda la guerra in Ucraina e invita a non dimenticare: “Lì si combatte per l’Europa, anche con le armi, perché la pace ha bisogno di confini rispettati”.

Tutto accade mentre poco lontano, in via Rizzoli, vanno in scena momenti di tensione: attivisti dei centri sociali e Potere al Popolo provano a forzare il blocco verso la piazza, bruciano una bandiera europea, vengono respinti dalla polizia. Alcune manganellate, slogan contro la “repressione”. Nessun ferito, ma l’immagine di un’Europa ancora divisa, anche tra chi ne critica il modello.

La manifestazione si chiude con le note di Paolo Fresu, che suona ancora una volta l’Inno alla Gioia. E con le parole del sindaco Lepore, che invia il video della piazza al collega di Kharkiv e agli amministratori palestinesi di Gaza: “Anche loro sentono ogni giorno quella sirena”.

Ma più di tutti, resta l’eco della frase di Michele Serra: “Un giorno i nostri trisnipoti diranno: vi ricordate quelle piazze?”.