PHOTO
Nel Parlamento appena eletto il 18 aprile di quel fatidico 1992 si rincorrevano notizie e voci, in un intreccio da brividi, provenienti allora dalla Procura di Milano e tutte minacciose per la sorte di parecchi politici. Questa volta la Procura di provenienza è stata quella di Roma, dove venerdì è atteso l’interrogatorio del padre di Matteo Renzi, Tiziano, indagato per traffico d’influenze nell’ambito degli affari della Consip, la centrale di spesa della pubblica amministrazione.
Ad un certo punto si è sparsa la voce che l’interrogatorio di Tiziano Renzi fosse stato preceduto da una perquisizione e addirittura dall’arresto dell’interessato. E si è anche collegato a questa presunta svolta nelle indagini il rinvio dell’ascolto, in Procura, del governatore pugliese Michele Emiliano, spostato al 6 marzo. Un interrogatorio chiesto dagli inquirenti dopo avere appreso dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio di alcuni messaggini telefonici del 2014, conservati da Emiliano, in cui l’allora sottosegretario di Renzi, Luca Lotti, gli raccomandava l’amico imprenditore Carlo Russo, a sua volta amico di papà Renzi, a sua volta interessato pure lui a incontrare l’attuale governatore pugliese, e concorrente alla segreteria del Pd: Lotti, Russo e Tiziano Renzi, tutti coinvolti adesso a vario titolo, guarda caso, nelle indagini Consip. Mentre le voci si accavallavano, nei corridoi della Camera s’incrociavano ieri volti renziani lunghi così e volti sorridenti di antirenziani, come se gli appena costituiti gruppi parlamentari degli ex piddini, con la sigla Pd rovesciata in DP, si stessero gonfiando. Verso l’ora di pranzo però tutto si è un po’ disteso. Si è saputo che un arresto in effetti c’era stato, ma di Alfredo Romeo, sempre per le indagini Consip. E con storie, come nel 1992, di mazzette per le pulizie in un ospedale: allora a Milano, nel Pio Albergo Trivulzio gestito da Mario Chiesa, adesso a Napoli, al Ceccarelli.
Domani sarà un altro giorno, sospirava qualcuno alla maniera della mitica Rossella O’Hara in Via Col Vento. Non ditelo, per favore, a Bruno Vespa perché c’improvvisa subito una puntata del suo Porta a Porta.