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«Nelle prossime ore andrò in Russia». Alla fine, il viaggio lo farà Alessandro Di Battista che anticipa su Facebook i suoi progetti e spiega che «scriverò reportage per Il Fatto Quotidiano e girerò un documentario per TvLoft». «È ciò che amo fare e, oltretutto, credo sia utile - rileva l’ex parlamentare M5s - conoscere quel che pensano "dall’altra parte"». «Mi fermerò per circa un mese e mezzo. Viaggerò da solo, con mezzi pubblici, ma non dirò le tappe sennò finisce che ci trovo Salvini...». Dibba aggiunge poi un’altra battuta rivolta al leader della Lega, e al viaggio in Russia che l’ex parlamentare M5s si accinge a iniziare, quando osserva che «il biglietto me lo sono fatto per conto mio, in agenzia di viaggio...». Di Battista si ripromettere di raccontare il "sentiment" della «Russia profonda» e osserva che «anche il fenomeno Trump non venne del tutto compreso, soprattutto i primi tempi, probabilmente da chi lo doveva raccontare». L’ex parlamentare, tornando sul filo dell’ironia, si dice «appassionato della cultura e della storia russa», ricorda la sua tesi sui formalisti russi e confida di aver rispolverato un pò di russo «anche se ormai posso solo ordinare al ristorante, o prendere i treni». Nel suo video da Istanbul diffuso sui social, Di Battista assicura, mutuando una celeberrima frase di Via col Vento, che «delle polemiche francamente me ne infischio» e si dice «felice delle scelte che ho fatto». «Ci parlavano di manifestazioni oceaniche contro Putin ma pare che il ’sentiment’ dei russi rispetto alle decisioni del Cremlino sia cambiato nelle ultime settimane, e io vorrei capirne di più», spiega ancora sul suo viaggio. «Si voleva affamare Putin, e poi sono loro a tagliare il gas a noi», annota l’ex parlamentare M5s che mette sotto accuse le scelte dell’Europa. «Pur condannando le scelte politiche attuali della Russia, e ovviamente l’invasione dell’Ucraina, penso che sia deprimente, e un grande errore storico, tagliare questo legame politico, storico e culturale con un mondo molto più simile al nostro che all’Estremo Oriente», incalza. «Spingere Mosca nelle braccia di Pechino è un errore storico che l’Europa potrebbe pagare nei prossimi 30, 40, 50 anni», ammonisce.