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Andrea Delmastro sottosegretario alla Giustizia
Il gip di Roma ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio in relazione ai verbali sul caso Cospito consegnati al suo collega di partito Giovanni Donzelli, che ne ha poi reso noto alla Camera il contenuto. Il gip, che a maggio scorso aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, ha ritenuto sussistenti sia l'elemento oggettivo sia quello soggettivo del reato.
La procura, che adesso dovrà formulare l'imputazione, pur riconoscendo la sussistenza oggettiva della violazione, riteneva invece non ci fossero prove sufficienti sull'elemento soggettivo, ossia la consapevolezza dell'esistenza del segreto. La decisione ha scatenato una dura reazione da parte del governo, già spazientito per il caso della ministra del Turismo Daniela Santanchè. «In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il gip imponga che si avvii il giudizio - fanno sapere fonti di Palazzo Chigi -. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee».
Il clima, dunque, è teso. E la sensazione a Palazzo Chigi è che la guerra con la magistratura, che Giorgia Meloni ha tentato faticosamente di tenere a bada, sia solo agli inizi. Anche perché i provvedimenti messi in cantiere dai partiti di maggioranza - dalla separazione delle carriere al sorteggio dei togati per il Csm, passando per l’annunciata stretta sulle intercettazioni - non faranno che aumentare le occasioni di polemica, che non sono state poche dall’inizio della legislatura.
Il provvedimento è «abnorme», dicono vari esponenti di maggioranza, mentre dai banchi del Pd arriva l’invito a Meloni e al ministro Carlo Nordio di chiarire la situazione, trattandosi di «un gravissimo e illecito utilizzo delle prerogative istituzionali per colpire un avversario politico, un grave precedente». Dal canto suo Delmastro si è detto fiducioso: «Avrò modo, davanti al gup, di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell'elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo».