PHOTO
IMAGOECONOMICA
L’immunità parlamentare? «Non è all’ordine del giorno». La Commissione d’inchiesta sulla magistratura? Nemmeno. Il governo prova ad abbassare i toni. Nella speranza che si possa aprire un dialogo con la magistratura - complice l’elezione del moderato Cesare Parodi a capo dell’Associazione nazionale magistrati -, le proposte ritenute più “aggressive” nei confronti della magistratura vengono congelate.
La prima a finire nel cassetto del “poi si vedrà” è l’idea di un ritorno all’immunità parlamentare, tornata in auge dopo l’iscrizione sul registro degli indagati della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano.
«Un atto voluto, non dovuto», dice al Dubbio il capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia alla Camera Tommaso Calderone, che ricorda come «la circolare Pignatone, l’articolo 109 delle disposizioni di attuazione al cpp e, soprattutto, l’articolo 335 cpp sono assolutamente chiari: l’iscrizione non è un atto dovuto. E davanti a una notizia così palesemente infondata il procuratore Lo Voi non doveva procedere a iscrizione. Mi auguro per il futuro che i magistrati si occupino, esclusivamente, di applicare la legge così come impone la Costituzione».
Era proprio da questo caso che Calderone era partito per rilanciare l’idea dell’immunità. Ma, spiega, non è una priorità al momento: «Io ho soltanto affermato che dopo 32 anni discutere di immunità parlamentare non può essere più un tabù, ma affermo questo a livello personale, anche se dopo la mia riflessione in tanti si sono dichiarati d’accordo. Per Forza Italia le priorità sono altre - spiega -. Innanzitutto la separazione delle carriere, ma anche la riforma sulla prescrizione, la disciplina delle intercettazioni (per la quale è stato dato mandato ai relatori, Calderoni e Carolina Varchi di FdI, ndr), le garanzie dei cittadini nel processo, il diritto alla riservatezza anche nei procedimenti penali e tanto altro. L’immunità, lo ribadisco, non è all’ordine del giorno».
Insomma, pratica archiviata. Come pare avverrà anche per la Commissione sulla magistratura invocata da Enrico Costa, che l’aveva rilanciata proprio all’indomani dell’iscrizione di Meloni e dei suoi: «Se non ora quando?», aveva scritto su X, ribadendo l’urgenza di un organismo in grado di vigilare sull’assegnazione degli incarichi, sulle valutazioni di professionalità, sul fuori ruolo, sull’attività extragiudiziaria e sulla responsabilità disciplinare.
Nonché degli errori giudiziari, in particolare «quelli che incidono sulla libertà personale e degli effetti dei processi mediatici che rendono irreversibili le conseguenze di tali errori».
Ma tutto è bloccato. Secondo un’indiscrezione pubblicata dal Fatto Quotidiano, sarebbe stato il sottosegretario Mantovano a mettere un freno alla proposta di Costa - pure gradita, si legge, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari e al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro -, nell’ottica di un rinnovato dialogo con la magistratura. Meglio non esacerbare gli animi, dunque.
«Non so di preciso chi sia a favore e chi l’abbia bloccata - commenta al Dubbio Costa -, ma di certo noi abbiamo chiesto di metterla all’ordine del giorno, e visto che all’ordine del giorno della Commissione non è stata inserita, qualcuno ha frenato».
Insomma, l’intenzione di raffreddare i toni è evidente. E anche l’intenzione di aprirsi al dialogo, a partire dall’incontro programmato il 5 marzo tra Meloni e i vertici dell’Anm, incontro al quale le toghe si presenteranno esponendo «le ragioni della radicale contrarietà alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Siamo preoccupati e riteniamo che la salvaguardia della giurisdizione sia una assoluta emergenza per l’intera comunità nazionale».
Ma a mandare un segnale, l’altro ieri, è stato anche il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami. Secondo cui il punto di partenza per la discussione potrebbe essere il tanto odiato sorteggio: «Ho la sensazione che il nodo vero per alcuni dentro l’Associazione nazionale magistrati sia il sorteggio per i due Csm - ha dichiarato in un’intervista al Giorno -. Una volta inserito in Costituzione, ci saranno poi da definire le norme che disciplineranno le modalità di sorteggio e il confronto su queste può essere proficuo».
Insomma, trattative di armistizio in corso. E allora meglio mettere da parte gli altri progetti. Per ora…