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Sì al referendum, tre regioni al centrodestra e tre al centrosinistra, in attesa dell’esito del voto in Valle d’Aosta. É questo l’esito della prima tornata elettorale post epidemia di coronavirus, che ha coinvolto 51 milioni di italiani, compresi i votanti all’estero. Dalla prossima legislatura il Parlamento italiano sarà dunque composto da 600 deputati e 200 senatori, come espresso dai cittadini con il 70% di Sì al quesito costituzionale che ha confermato la riforma già approvata da Camera e Senato nel 2019. Gli elettori delle sette regioni al voto hanno invece in parte confermato e in parte ribaltato le aspettative, con alcune certezze e almeno un paio di sorprese. L’affluenza alle regionali è stata superiore al 53%, un dato comunque positivo vista la paura per i contagi e le morti da Sars-Cov-2 in aumenti nelle ultime settimane.Al quesito referendario ha risposto invece quasi il 54% degli aventi diritto, in termini assoluti i votanti sono stati più di 25 milioni, con oltre 16 milioni di elettori a favore del Sì. “É l’inizio di un percorso, non la fine”, ha detto l’ex capo politico del Movimento 5 stelle e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, auspicando il taglio dello stipendio dei parlamentari e una nuove legge elettorale proporzionale “per dare governabilità al Paese”. Di “risultato storico” ha parlato invece l’attuale leader del Movimento, Vito Crimi, mentre alcuni esponenti della Lega hanno messo le mani avanti parlando di “Parlamento illegittimo” in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, nel 2022. Tra le regioni la sfida più attesa, quella della Toscana, dove ci si aspettava un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra, ha visto invece Eugenio Giani, candidato di Partito democratico, Italia Viva e altri, prevalere di circa sette punti su Susanna Ceccardi, già sindaca leghista di Cascina ed europarlamentare. “Dicevano che ero il candidato di questo e quell’altro - ha detto il nuovo presidente della Toscana - invece lasciatemi dire che Giani è Giani e sarà il presidente di una terra amata in Italia e nel mondo”. I complimenti “per una bellissima e meritata vittoria” sono arrivati anche dall’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che lo ha definito “un candidato gentiluomo”. Anche in Puglia, dove la partita sembrava aperta, il distacco tra vincitore e sconfitto è stato invece rilevante. Michele Emiliano, presidente uscente e candidato del centrosinistra ma senza Italia Viva, ha ottenuto più del 45% dei voti, superando Raffaele Fitto, già presidente della regione dal 2000 al 2005, di otto punti. Fallito l’esperimento liberal-democratico rappresentato da Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri e candidato di Iv, Azione e +Europa, che si è fermato a poco più del 2%. In Veneto, come annunciato, Luca Zaia è stato riconfermato presidente con il 75% dei voti, la percentuale di vittoria più alta nella storia per un presidente di regione. Da notare che la lista Zaia ha preso circa il 50%, superando di gran lunga quella della Lega. Stesso risultato, almeno a livello di riconferma, in Liguria, dove Giovanni Toti è stato rieletto con oltre il 50% dei voti, più di dieci punti sopra il giornalista del Fatto Quotidiano e candidato unito di Pd e M5s, Ferruccio Sansa. Anche qui la lista personale di Toti ha ottenuto un ottimo risultato, confermando la guida alla regione che durante la sua presidenza ha dovuto affrontare il crollo e poi la ricostruzione del ponte sopra al Polcevera. “É la vittoria più grande che il centrodestra abbia mai avuto nella sua storia - ha detto Toti - ed è la prima volta che la coalizione viene riconfermata alla presidenza della Regione”. Le Marche, dove il presidente uscente del Pd, Luca Ceriscioli, non si è ricandidato, cambiano invece rotta dopo 25 anni di governo del centrosinistra. Nella regione di Raffaello e Leopardi prevale Francesco Acquaroli, candidato del centrodestra ed esponente di Fratelli d’Italia, che con poco meno del 50% ha ottenuto una netta vittoria nei confronti di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, staccato di più di dieci punti. Nelle scorse settimane il primo cittadino Pd di Pesaro, Matteo Ricci, si era molto speso per il ticket tra Mangialardi e Mario Mercorelli, candidato del M5s, che ha però rifiutato per poi fermarsi sotto al 10% dei voti. Plebiscito in Campania per il presidente uscente Vincenzo De Luca, che ha vinto con oltre il 60% di voti prevalendo sul forzista Stefano Caldoro, già presidente della regione dal 2010 al 2015, che si è fermato sotto al 20%.