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Dall’assalto al municipio da parte di una folla inferocita che voleva cacciarlo, al trionfo alle elezioni regionali dove è stato il più votato in città. È l’incredibile parabola di Pietro Vignali che con i suoi 5350 voti a Parma (7787 in tutta la provincia) ha stracciato gli altri candidati che, come dice egli stesso, «erano in partiti più grandi di Forza Italia e potevano così fare affidamento su un loro maggiore radicamento».
Grazie all’exploit di Vignali, Forza Italia a Parma ha raggiunto il record del 12 per cento, più del doppio del dato regionale dove si è invece fermata al 5,62 per cento. «La città mi ama ancora», ha detto Vignali, sottolineando come i parmigiani non si siano fatti influenzare dalle sue trascorse vicende giudiziarie. Vignali, infatti, era stato dal 2007 al 2011 a capo di una coalizione di centrodestra sindaco di Parma, prima di essere travolto dalle indagini della locale Procura, allora diretta dal procuratore Gerardo Laguardia.
«Affonderemo il bisturi nella corruzione», disse Laguardia, soprannominato dai media il novello Antonio Di Pietro, nell’estate del 2011, aprendo una infinità di procedimenti nei confronti di decine di dirigenti, assessori, manager pubblici parmigiani, accusati di quasi tutti i reati previsti per i pubblici ufficiali: corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, falso, truffa.
Le inchieste dei pm di Laguardia e della Guardia di finanza erano poi accompagnate dal ricorso a provvedimenti cautelari “a pioggia” che ebbero l’inevitabile conseguenza di far cadere l’unica amministrazione di centrodestra in tutta la regione Emilia-Romagna. Lo stesso Vignali venne sottoposto agli arresti domiciliari. Ma dopo due settimane la Cassazione annullò la misura.
Trascorso oltre un decennio, queste indagini che ebbero un grandissimo clamore mediatico si sono concluse con un nulla di fatto. A parte qualche iniziale patteggiamento, le altre posizioni, al termine di dibattimenti interminabili, si sono tutte chiuse con delle assoluzioni.
L'ultima assoluzione ha riguardato il mese scorso il giornalista del Riformista Aldo Torchiaro che era stata accusato di peculato per aver intascato compensi non dovuti per la gestione dell’ufficio stampa di Vignali. Senza alcun riscontro documentale, i finanzieri fondarono l’accusa esclusivamente sulle intercettazioni telefoniche. Le date dell’incarico erano però clamorosamente sbagliate.
Le inchieste della Procura di Parma ebbero anche un corollario di polemiche circa i conflitti d'interesse di ogni tipo degli inquirenti e dei quali si interessò per competenza il Consiglio superiore della magistratura. Fra i tanti, la candidatura alle elezioni amministrative dello stesso Laguardia nelle fila del Pd, il partito che era all’opposizione della giunta Vignali, fatta in precedenza cadere, come detto, proprio dalle sue indagini.
«Se non ci fossero state queste inchieste nel 2011, che si sono sciolte come neve al sole, Federico Pizzarotti non sarebbe diventato sindaco di Parma e i grillini non sarebbero arrivati al governo del Paese», aggiunge con amarezza Vignali. Caduta la sua amministrazione, fino a quel momento in testa a tutte le statistiche di gradimento, nel 2012 uno sconosciuto tecnico informatico che frequentava i Meet up di Beppe Grillo, Pizzarotti, forte dell’indignazione popolare del momento e dell’antipolitica in quel periodo dilagante, venne eletto a sorpresa sindaco di Parma. Il suo successo farà quindi da volano per i grillini alle elezioni politiche dell’anno successivo.
«Dopo di me la città si è fermata», prosegue ancora Vignali, ricordano la “decrescita felice” propugnata da Pizzarotti il quale, dopo essere uscito dal Movimento a seguito di una discussione con Grillo, si era nell’ordine avvicinato al Pd, ad Italia viva e da ultimo a +Europa di cui è diventato il presidente nazionale.
«Parma è bistrattata. Mi impegnerò per far completare le infrastrutture e potenziare i collegamenti ferroviari», aggiunge Vignali, non dimenticando un suo vecchio pallino: quello della sicurezza. Durante la campagna elettorale Vignali aveva postato sui suoi social un video, divenuto virale, nel quale indossava la mimetica con l'elmetto prima di portare il cane a spasso. «La città è teatro di continui e gravi fenomeni di violenza con polemiche e pesanti articoli anche su quotidiani nazionali. Da sindaco avevo garantito sicurezza con la soddisfazione dei comitati di quartiere ed emanato diverse ordinanze per fenomeni di spaccio, degrado e prostituzione», ricorda infine Vignali.