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Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria
I finanzieri sono arrivati alle 3 di notte all’hotel Lolli di Sanremo, dove stava alloggiando il presidente della Liguria, Giovanni Toti, e lì gli hanno recapitato la notifica di custodia cautelare ai domiciliari.
È la cronaca spiccia di quanto accaduto ieri con l’arresto di Toti per un’inchiesta, chiusa il 27 dicembre 2023, in cui è indagato per corruzione insieme a Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale di Genova e amministratore delegato del gruppo Iren, una delle più importanti società multiservizi italiane, e all’imprenditore Aldo Spinelli, già presidente del Genoa e del Livorno: anche per Spinelli sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per Signorini è stata ordinata la custodia cautelare in carcere.
Per il gip di Genova Paola Faggioni l’arresto di Toti si lega al pericolo di reiterazione del reato che emerge, si legge nell’ordinanza di oltre 650 pagine, «dalla stessa sorprendente disinvoltura con cui Toti manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento». Non sono mancate, da subito, le prese di posizione della politica.
Su tutte quella del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, visto tra l’altro che l’arresto di Toti arriva a un mese dalle Europee e nei giorni incui si comincia concretamente a parlare proprio di riforma della giustizia. «Da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza, mi è sembrato di capire che si tratta però di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro - ha detto il Guardasigilli - Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini, tenuto conto che il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato sono motivi per cui si può arrestare e dopo tanti anni dall’evento che si è verificato e dalle indagini è difficile che possano ancora sussistere». Parole che hanno suscitato la replica del Pd. «Le parole di Nordio sono sorprendenti, ricorda di essere ancora ministro della giustizia? - si chiede la responsabile giustizia dem, Debora Serracchiani - Per quanto entrano nel merito dell’inchiesta, sconcertano le affermazioni del guardasigilli: sembrano quelle della difesa del presidente Toti non certo di chi dovrebbe agire con leale collaborazione istituzionale».
Sulla stessa lunghezza d’onda il M5S, che con il leader Giuseppe Conte parla di «fatti precisi e gravi» che stanno emergendo e per questo «è bene che Toti ne tragga le conseguene». Cioè si dimetta, ipotesi però smentitat dallo stesso presidente della Liguria. «Non si parla di dimissioni - ha detto il suo avvocato, Stefano Savi - Si sospende dalla funzione e poi vedremo cosa succede. Il processo è ancora tutto da fare, vediamo gli atti e cerchiamo di capire come costruire gli elementi difensivi nel miglior modo possibile - ha proseguito - Il presidente è sereno e tranquillo. Vuole affrontare il procedimento spiegando tutto nel dettaglio».
Non sono mancate tuttavia le prese di posizioni garantiste, prima tra tutte quella del responsbaile Giustizia di Azione, Enrico Costa. «È troppo lungo l’elenco dei Governatori indagati sbattuti sui giornali con clamore, poi prosciolti o assolti (da Pittella a Fontana, da Oliverio a De Luca, da Zingaretti a Bonaccini per citarne alcuni), per non prendere con i piedi di piombo le accuse contro Giovanni Toti», ha commentato a caldo.
Garantismo anche da parte di Forza Italia e del segretario Antonio Tajani. «Sono garantista, per me una persona è colpevole soltanto quando è condannata in terzo grado di giudizio», ha detto il ministro degli Esteri». Toti, un passato a Mediaset e poi al fianco di Berlusconi, fino all’allontanamento dagli azzurri per attestarsi sulle posizioni di Noi moderati, ha incassato anche il sostegno di Gianfranco Rotondi, che ha definito « allucinante» e «il preconto» della riforma della Giustizia «l’arresto di un presidente di Regione per contributi elettorali di 74mila euro risalenti a 4 anni fa, regolarmente denunciati.
Solidarietà anche da Matteo Salvini. «Anche io sono sotto indagine per la questione sbarchi», ha commentato.