Una sconfitta cocente, da un lato, soprattutto per come è maturata, decisa da poche migliaia di voti. E una conferma importante, dall’altro lato, perché dopo il buon risultato delle Europee doppiare Fratelli d’Italia è un esito che va oltre le migliori aspettative.

Il risveglio del Pd, il giorno dopo le elezioni in Liguria che hanno certificato la vittoria del sindaco di Genova Marco Bucci sull’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, è in chiaroscuro. Certo dopo la vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex presidente Giovanni Toti la vittoria del centrosinistra sembrava a portata di mano, e certo ci speravano i leader del campo largo, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, da Nicola Fratoianni ad Angelo Bonelli, quando a luglio in piazza Ferrari a Genova chiedevano a gran voce le dimissioni dello stesso Toti, arrivate qualche settimana dopo. E dunque la sconfitta brucia, anche e soprattutto, e qui sta il paradosso, per il risultato del Pd.

Che quasi arriva al 30%, si scrolla di dosso il M5S, sotto al 5% e superato anche da Avs, e si erge dunque a prima forza della coalizione. Risultato che verrà confermato certamente anche in Emilia- Romagna e Umbria, dove si voterà il 17 e 18 novembre e che tuttavia diventano ora decisive per il futuro del centrosinistra. Soprattutto la seconda, visto che la vittoria nella più rossa delle (ex) regioni rosse è data praticamente per scontata. Ma perdere anche in Umbria, dove il campo largo ha candidato la sindaca di Assisi Stefania Proietti per riprendersi il cuore verde d’Italia dopo cinque anni di governo della leghista Donatella Tesei ( che punta al secondo mandato) sarebbe una dèbâcle.

Come lo è stata in Liguria, con i guai interni al M5S che non hanno certo aiutato, tanto che Beppe Grillo non è nemmeno andato a votare e l’ 1 per cento di voti circa ottenuto dal suo fedelissimo Nicola Morra avrebbe certamente aiutato Orlando. Il quale si è dimostrato il candidato sbagliato, dal momento che ha preso meno voti della coalizione di centrosinistra mentre il contrario è accaduto a Bucci, evidentemente apprezzato dagli elettori più dei partiti che lo sostenevano.

Dopo mesi di inchieste, scandali, arresti domiciliari confermati e infine revocati, il primo cittadino della città della lanterna ha “buttato il cuore oltre l’ostacolo” ( o meglio oltre la procura di Genova) e si è preso la Regione. Perdendo nella sua città, è vero, ma vincendo di gran lunga a Imperia ( e qui ci sarà da ringraziare il sindaco Claudio Scajola) e nelle province. Nella Liguria “profonda”, direbbero gli esperti, mentre il Pd va fortissimo in città. Un refrain ormai stabile da anni, e che tuttavia Elly Schelin proverà a cambiare nei prossimi mesi.

Mesi nei quali la segretaria del Pd dovrà fare un profondo esame di coscienza per capire come proseguire nelle alleanze, visto che Italia viva, a scrutinio ancora in corso, già l’attaccava per aver accettato il veto contiano in Liguria. Poco dopo la 1045 sezione scrutinata, cioè quella che ha certificato il sorpasso di Bucci su Orlando, fin lì in testa, è arrivato il primo commento a caldo di uno dei fedelissimi di Renzi, Francesco Bonifazi. «Se penso che il centrosinistra per colpa di Conte ha rifiutato Italia Viva... finirà per qualche centinaio di voti - ha scritto Bonifazi - E dire che solo Renzi alle Europee ha preso in Liguria 6.500 voti di preferenza. E Paita altri 4.200. Che follia». Una “follia” confermata dallo stesso Renzi, secondo il quale Schlein «deve smettere di subire veti» da chi, cioè Conte, «distrugge il centrosinistra». Con un occhio al prossimo anno, visto che si voterà in Toscana, Puglia e Campania e lì, dicono da Iv, «senza Renzi non si vince».

E non si vince probabilmente nemmeno senza una solida componente centrista, che riunisca sia più Europa che Azione. D’altronde, Carlo Calenda ci ha provato a dare una spinta “moderata” a Orlando, ma il risultato al di sotto del 2% dimostra il fallimento di questo tentativo, almeno in Liguria. E bisognerà anche capire che fine farà il M5S, con la guerra interna ormai aperta tra Grillo e Conte. Il fondatore nel fine settimana ha rivendicato «il diritto all’estinzione del Movimento», guidato ora da quello che ha definito «il mago di Oz» con evidente scherno.

Tuttavia l’ex presidente del Consiglio va dritto per la sua strada, confermando il percorso dell’Assemblea costituente. «Dopo tre fine settimana di intenso lavoro, si è conclusa la fase del confronto deliberativo di questo processo costituente - ha scritto ieri in un post, mentre le urne liguri erano ancora aperte - dimostreremo anche all’esterno ciò che per noi è già molto chiaro: la nostra comunità è più viva che mai». Una vitalità che, almeno in Liguria, il voto degli elettori ha messo in forte discussione.