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Gianfranco Rotondi, espressione del centrodestra
Il centrodestra serra i ranghi sulle riforme e ritrova, almeno ufficialmente, piena sintonia dopo le discussioni interne su presidenzialismo e autonomia e la grana relative alle accise sui carburanti. La congiuntura, del resto, non consente sbavature e l’appuntamento con le Regionali in Lazio e Lombardia invita alla massima prudenza. Il presidente di “Verde è popolare”, e democristiano doc, Gianfranco Rotondi, fa il punto della situazione.
La riunione di maggioranza sembra avere sgombrato il cielo dalle pesanti nuvole delle settimane precedenti. In che stato di salute trova il governo guidato da Giorgia Meloni?
Sono convinto che si tratta di un governo di legislatura. Lo è perché Giorgia Meloni è sostenuta da una maggioranza solida che non è solo parlamentare, ma anche elettorale. Si capisce dalla fiducia che ha il Paese, dalla percezione del governo che hanno l’opinione pubblica, la stampa e gli osservatori internazionali. Non si può certo valutare il suo operato nei primi sei mesi di attività, ma le premesse sono entusiasmanti. Il lavoro che aspetta il governo, però, è lungo e la premier stessa è la prima persona a segnalare di non esaltarsi, ma di tenersi fermi sugli obiettivi.
Non può negare, però, che su autonomia e presidenzialismo le discussioni siano state piuttosto accese. Il ddl Calderoli, in particolare, che dovrebbe arrivare presto in Consiglio dei ministri, ha provocato molti distinguo…
La discussione è normale. Si sta mettendo mano a una vera e propria manutenzione costituzionale e sarebbe grave che ci arrivassimo senza discutere. La mia vita politica comincia nelle Regioni, sono stato consigliere in Campania e Lombardia, sono sturziano, autonomista e sostenitore delle Regioni. Ma vogliamo farlo un bilancio a più di cinquant’anni dal loro varo? All’epoca il debito pubblico era pari al 60 per cento del Pil. In pochi anni, dopo la creazione delle Regioni, questo debito si è raddoppiato.
Il 90 per cento dei bilanci delle Regioni è dedicato alle spese provenienti dalla sanità che è diventata un commercio clientelare, di lobbies, potentati e massoneria, intese non come il grande oriente, ma come sodalizi di interessi locali e partigiani. Credo che un po’ di autocritica vada fatta su come è stata realizzato il regionalismo. L’autonomia può rilanciarlo o seppellirlo. Se viene scritta bene, realizzando uguaglianza di diritti, il regionalismo sarà rilanciato, se invece si sviliranno i diritti, soprattutto nell’ambito della sanità della popolazione del Sud, allora sarà inevitabile una controriforma in una sorta di eterogenesi dei fini. Calderoli è bravo, esperto e capisce che il Paese va tenuto insieme. E poi la Lega prende ormai gli stessi voti al Sud e al Nord e il suo è un futuro da partito nazionale.
Trova più difficile raggiungere l’intesa sul Mes?
Non credo. Alla fine si tratta di mettere dei paletti. Ricordo che non stiamo parlando di un sostegno a fondo perduto. Si fa un mutuo soltanto quando serve una casa, ma si tratta di una dinamica interna al governo che dovrà fare le opportune valutazioni.
Le accise sui carburanti hanno rappresentato il vero primo ostacolo sulla strada del governo appannandone un po’ l’immagine. Si poteva fare meglio?
Dopo aver vinto le elezioni sapevamo che non avremmo partecipato a una marcia trionfale. Siamo riusciti a fronteggiare il caro bollette senza mettere in ginocchio il Paese. Non si può avere moglie ubriaca e botte piena. Su un tema abbiamo conseguito l’obiettivo, ma stiamo pagando dazio davanti a contingenze non prevedibili.
Manca poco al voto in Lazio e Lombardia. Che partita sarà? Le elezioni possono essere considerate un test significativo per il governo?
Si tratta soltanto di elezioni regionali e i pronostici sono positivi per il centrodestra. Noi saremo presenti come Verdi e Popolari in una lista che ripropone lo storico simbolo dello scudo crociato insieme all’Udc di Lorenzo Cesa. Ritorna così il simbolo più antico della storia politica italiana che sarà affidato a una leva di giovanissimi per rianimare una tradizione alla quale anche Giorgia Meloni guarda con attenzione.