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Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Pd
A irrompere nell’accidentato percorso congressuale del Pd arriva l’autonomia differenziata. Il ddl elaborato dal ministro Calderoli, già da tempo ha infiammato la polemica politica anche nel centrodestra, ma adesso diventa uno dei temi che potrebbe segnare il sostegno ai vari candidati in Pd in vista del congresso.
Dal Sud, dopo le vibranti proteste di governatori e sindacati, hanno cominciato a muoversi anche i sindaci. «Superata quota 100!» si legge sul profilo Facebook della rete “Recovery Sud” che ha annunciato la crescita della protesta dei primi cittadini. «Ecco i 101 Comuni che hanno deciso di scrivere al Presidente della Repubblica per chiedere di fermare l'autonomia differenziata», si legge ancora nel post, che pubblica l’elenco dei Comuni ancora in aggiornamento. Il Pd ha già bocciato il progetto leghista, valutato iniquo e in grado di spaccare in due il Paese, e anche i quattro candidati alla segreteria non lo condividono.
Ma se sul “Calderoli” la critica è comune, sull’autonomia nel Pd esistono posizioni diverse e proprio Stefano Bonaccini, almeno fino a qualche tempo fa, era tra i più possibilisti, essendo presidente di una delle Regioni andate a referendum sul tema, tanto da arrivarne a discutere in maniera aperta con lo stesso Luca Zaia. Ed è proprio il governatore dell’Emilia Romagna che sta operando un deciso riposizionamento sul tema. «La bozza Calderoli non va bene innanzi tutto perché non condivisa con la Conferenza delle Regioni e ho l'impressione che dalle parti di Fratelli d'Italia questa proposta non piaccia, viste le reazioni e anche dei loro governatori». Queste le parole usate da Stefano Bonaccini, nella sua ultima iniziativa in Puglia. «La proposta di autonomia differenziata, che anche il Pd a livello nazionale ha proposto, è una proposta che non dice no a prescindere, perché sarebbe un regalo alla destra e alla Lega, ma che pone delle condizioni ben precise: i Lep vanno definiti prima e non dopo e bisogna coinvolgere il Parlamento per una legge quadro parlamentare che sia uguale per tutti» .
Musica per le orecchie del governatore pugliese Michele Emiliano, presente all’iniziativa di Bonaccini, insieme al presidente dell’Anci Antonio De Caro. Il riposizionamento del candidato alla segreteria nazionale Pd, dunque, ha anche il chiaro obiettivo di coagulare al Sud il dissenso di amministratori e rappresentanti delle Istituzioni per fare il pieno ai gazebo. E se in Calabria l’operazione può considerarsi conclusa, pare adesso in dirittura d’arrivo sia in Puglia che in Campania.
Dopo l’endorsement di Lecce, Bonaccini ha effettuato un’altra mossa strategica. Un incarico nuovo di zecca, quello di responsabile delle iniziative e del programma del Mezzogiorno della mozione del presidente emiliano, è stato affidato al deputato Vincenzo De Luca, figlio del governatore della Campania. «Adesso serve una scossa - ha scritto De Luca jr sui social dopo aver ricevuto l’incarico - una rivoluzione. Serve recuperare l’anima, l’umanità, la passione della nostra comunità. Perché bisogna rifondare nel profondo il partito nei linguaggi, nella classe dirigente, nei contenuti».
Indubbio che l’obiettivo di Bonaccini sia quello di arrivare all’appoggio definitivo del vulcanico governatore campano in grado di poter spostare un discreto numero di consensi. L’autonomia differenziata, dunque, potrebbe essere uno dei temi cruciali sui quali i candidati alla segreteria potrebbero giocarsi la partita delle primarie che, con tutta probabilità, saranno rinviate dal 19 febbraio al 26 per evitare un pericoloso accavallamento con le elezioni regionali del 12 febbraio in Lazio e Lombardia. Il rinvio della consultazione, sulla quale c’è già l’accordo dei quattro candidati (De Micheli, Schlein, Cuperlo e Bonaccini), sarà ratificato dalla direzione nazionale convocata per domani. L’organismo dovrà pronunciarsi poi anche sulla richiesta proveniente da Elly Schlein in ordine alla possibilità di consentire il voto online e non solo ai gazebo. Una proposta che, almeno al momento, sembra avere poche probabilità di trovare accoglimento, anche per la decisa levata di scudi arrivata soprattutto dagli uomini di Bonaccini.
Nel frattempo si è conclusa la consultazione interna per arrivare alla compilazione della “Bussola”, il documento attraverso il quale è stato possibile, per i rappresentanti dei territori, partecipare al percorso congressuale ed esprimersi sulle questioni essenziali per il futuro del partito. «Sono 18.127 i documenti compilati e inviati al Nazareno da parte dei circoli del Partito democratico - fanno sapere fonti dem - Questo il dato finale della consultazione dei territori».