Evitare che i membri della commissione Antimafia consultino degli atti o partecipino a delle sedute che li riguardano. Secondo un'indiscrezione lanciata dall'Adnkronos, sarebbe questa l'intenzione della presidente della commissione Chiara Colosimo, dopo le numerose polemiche degli ultimi mesi, generate dal fatto che i pentastellati Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato saranno chiamati a occuparsi di vicende che li interessano di persona, come quelle dell'inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio per il primo, e quella sugli approfondimenti per le indagini sulla strage di via D'Amelio, per il secondo.

Polemiche rinfocolate dal caso che ha coinvolto negli ultimi giorni Scarpinato, il quale figura in alcune intercettazioni trasmesse dalla procura di Caltanissetta all'Antimafia e finite sul quotidiano La Verità, nelle quali concorderebbe domande e risposte dell’audizione di un suo ex-collega, Gioacchino Natoli, sotto inchiesta a Caltanissetta per favoreggiamento.

Per queste ragioni, dunque, Colosimo ha fatto filtrare di voler proporre ai commissari una modifica della legge istitutiva della commissione che disciplini i casi di incompatibilità, obbligando ovviamente i componenti a tenersi lontani dai dossier che li riguardano. A livello politico, la decisione di Colosimo non mancherà di aggiungere altra benzina al fuoco, anche perché l'atteggiamento che il M5S sta tenendo sulla questione Scarpinato-intercettazioni non ha mancato di sollevare perplessità (dichiarate) nel campo della maggioranza e dentro Iv e malcelate tra i dem.

L'ex-procuratore, infatti, ha ufficialmente chiesto a Colosimo di «provvedere alla immediata restituzione alla Procura della Repubblica di Caltanissetta delle trascrizioni delle intercettazioni casuali tra il dott. Natoli e lo scrivente, nonché delle informative e degli atti nei quali si fa riferimento alle predette intercettazioni». Inoltre, Scarpinato chiede che le intercettazioni che lo riguardano siano trasmesse all'Antimafia «dopo l'esaurimento da parte del giudice delle indagini preliminari della selezione delle intercettazioni rilevanti per le indagini» e «il prolungamento della segretazione da parte di questa Presidenza ed il conseguente divieto di accesso dei componenti della Commissione agli atti trasmessi, sino al deposito degli atti ai sensi dell'art 415 c.p.p. da parte della Procura della Repubblica di Caltanissetta».

Un atteggiamento decisamente differente rispetto ad analoghe situazioni che in passato hanno coinvolto esponenti politici di altri partiti (come ad esempio l'ex-governatore della Liguria Giovanni Toti), che aveva invocato il rispetto degli stessi paletti che oggi Scarpinato chiede per sé stesso.

Il leader di Iv Matteo Renzi, preso atto della lettera indirizzata da Scarpinato a Colosimo ha commentato sarcasticamente che «per due anni ci ha aggredito in Aula chiedendo più intercettazioni per tutti. Ora che hanno intercettato casualmente lui», ha aggiunto, «chiede di non utilizzare quelle intercettazioni dicendo che no, lui non si può intercettare».

Più di un esponente del M5s aveva difeso Scarpinato definendolo vittima di dossieraggio, dopo aver invece difeso De Raho dall'accusa di essere stato lui il regista di un dossieraggio, avanzata dal centrodestra. Quanto alla pubblicazione delle intercettazioni, la scorsa estate Scarpinato, sul caso Toti aveva difeso il diritto dei cittadini ad essere informati, «di fronte alla punta di un iceberg sommerso, le cui dimensioni vengono rivelate da inchieste giudiziarie che sono in corso in questa fase».