Gli auguri al nuovo presidente Anci Gaetano Manfredi, la battaglia sulla sanità, quella contro l’Autonomia. Giuseppe Conte sta traghettando verso l’Assemblea costituente di questo fine settimana un M5S assediato da risultati deludenti, in primis quelli delle Regionali in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna, e dilaniato sulla possibilità di insistere nell’alleanza con il Pd o tornare al movimentismo duro e puro dei primi anni, che è poi l’idea del fondatore Beppe Grillo. E che forse va per la maggiore, o comunque è più considerata di quanto si pensi, anche nella base, chiamata al voto anche sul ruolo stesso del Garante, sulla regola del doppio mandato, sul futuro della collocazione politica del M5S. Giuseppe Conte se ne è accorto ma non ha alternative: o passa la sua linea, che prevede la collocazione organica nel centrosinistra guidato da Elly Schlein, o si è detto pronto a lasciare la guida del partito.

Un partito, appunto, che del vecchio Movimento ha rimasto ben poco, a partire dai quadri dirigenti. Pezzi da 90 del passato come Danilo Toninelli e Virginia Raggi sono stati relegati ai margini, e puntano a tornare in auge all’interno di un M5S libero dalle “catene” del campo largo. «Il Pd ci sta fagocitando», ha fatto sapere l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, non proprio discepola di Conte.

E così all’ex presidente del Consiglio non resta che aggrapparsi a ciò che oggi rappresenta il punto più concreto dell’alleanza con il Pd, cioè l’elezione di Gaetano Manfredi alla presidenza dell’Anci e la doppia battaglia su Autonomia e sanità pubblica. «Auguri di buon lavoro a Gaetano Manfredi, eletto con voto unanime presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani - ha scritto Conte - Lo sta dimostrando come sindaco di Napoli: il suo impegno competente e appassionato e la sua credibilità costituiscono una garanzia per il nuovo, prestigioso incarico mirato a tutelare e a promuovere il ruolo essenziale dei Comuni nel rapporto con le altre Istituzioni». Auguri di buon lavoro a Manfredi sono arrivati anche da Roberto Fico, ex presidente della Camera e nome di cui molto si parla nel centrosinistra come candidato alla successione di Vincenzo De Luca per la guida della Campania (“sceriffo di Salerno” permettendo). Fico rappresenterebbe la continuazione di quel rapporto M5S-Pd che in Campania vede proprio in Manfredi l’espressione più evidente.

Nel frattempo Schlein si gode la vittoria alle Regionali, facendo attenzione a non scontentare quegli alleati che altrimenti, per citare Appendino, rischiano di essere fagocitati dal Nazareno. «Non abbiamo nessuna presunzione di autosufficienza» ha detto ai suoi ieri alla Camera in mezzo un capannello di deputati che l’hanno salutata con entusiasmo. Un “circoletto”, in Transatlantico, cui si sono uniti anche Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, con cui poi la Schlein si è appartata per un lungo faccia a faccia. Ma Schlein ha riservato anche una attenzione particolare per lo stesso Giuseppe Conte, rientrando in aula appositamente per ascoltare l’intervento del leader M5S sull’Autonomia. «L’Italia è una e indivisibile», ha ribadito l’ex presidente del Consiglio che poi ha criticato il governo sulle questioni di difesa. «Mentre medici, infermieri e personale sanitario sono in piazza contro investimenti ai minimi storici sulla sanità, il Governo è andato a Varsavia per dire sì a un piano di eurobond per finanziare armi e guerra - ha scritto sui social - Noi abbiamo portato in Italia 209 miliardi dall’Europa per sanità, scuole, infrastrutture, opere pubbliche, loro hanno portato tagli al sociale da Bruxelles e ora vogliono puntare tutto sugli armamenti: lasciamo perdere l’escalation militare, pensiamo a non staccare la spina alla sanità pubblica». Il M5S non ha poi partecipato ieri alla Giunta per le Autorizzazioni che ha eletto, con i voti del centrosinistra (scheda bianca dal centrodestra) Devis Dori di Avs alla sua presidenza. Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte, un colpo al “vecchio” Movimento, e uno a quello che verrà.