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«Più voi farete peggio, più noi faremo meglio». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiuso così il suo intervento in aula alla Camera, prima di lasciare la parola alle dichiarazioni di voto sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti per la vicenda Almasri presentata dall'opposizione (salvo Azione), sul cui esito peraltro non c'era alcuna incognita pendente (respinta con 215 voti contrari e 119 favorevoli).
E in effetti, il discorso (in gran parte a braccio) del Guardasigilli può essere letto come un'autodifesa su tutti i fronti, rispetto agli attacchi politici dei partiti di minoranza, piuttosto che una replica delle contestazioni che gli erano state mosse riguardo alla liberazione dell'ufficiale libico dopo la richiesta di arresto della Corte Penale Internazionale, su cui era già intervenuto in occasione delle comunicazioni rese assieme al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sulla stessa vicenda.
Lo ha fatto con toni pacati ma con parole durissime, secondo uno stile ormai rodato, ricapitolando i temi più svariati su cui è stato oggetto di accuse, partendo dall'ondata di suicidi in carcere: «Se sono imputabili a me gli 80 suicidi del 2024, tanti, allora anche dei 60 di qualche anno fa dovevano rispondere i miei predecessori? Ricorda un po' i libelli dell'Inquisizione dei secoli scorsi, mancano solo l'accusa finale di simonia e bestemmia e siamo a posto». «Le polemiche», ha proseguito Nordio, «sono state molto spesso esasperate nel linguaggio e nei toni, dicendo ad esempio che si vuole favorire la mafia o la delinquenza organizzata. Tutte cose che suonano offensive ed antipatiche». Poi, la stoccata: «Sospetto che dietro questi attacchi così smodati, anche attraverso la stampa, via sia un tentativo di fermare quella che per noi è la madre di tutte le riforme: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici e l'introduzione del sorteggio nei due Consigli superiori della magistratura. Bene, la riforma andrà avanti. E più saranno violenti, impropri e sciatti gli attacchi, più forte la nostra determinazione».
Applausi scroscianti da un'aula che non ha vissuto alcun momento di tensione, dopo i picchi toccati la settimana scorsa con la bagarre seguita alle parole della premier contro il Manifesto di Ventotene, coi banchi del governo popolati dal solo ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e da alcuni sottosegretari, tra i quali quelli della Giustizia Andrea Delmastro e il viceministro Francesco Paolo Sisto.
Non è mancato, comunque, un passaggio sull'affaire Almasri: «L'attività istruttoria o pre-istruttoria», ha ribadito il ministro, «poteva essere aperta dal ministro quando gli atti che arrivano dalla Cpi sono poco convincenti, rivelano dubbi e inesattezze. E in questo caso le hanno rivelate, eccome. E il fatto che quel provvedimento fosse sbagliato è stato dimostrato dalla stessa Corte che, dopo sei giorni, ha cambiato completamente il testo, cioè un elemento strutturale: che è il tempo del reato commesso. Senza quell'elemento», ha concluso, «l'atto di imputazione è praticamente nullo nel nostro ordinamento».
Duri, come era prevedibile, i toni usati dai deputati di opposizione, in sede di dichiarazione di voto, a partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein: «La sua difesa d'ufficio di un torturatore libico è una delle pagine più vergognose della storia del Parlamento e quanto a pagine vergognose il suo governo si è contraddistinto. I fatti restano e sono molto chiari: contravvenendo alla richiesta di arresto della Cpi e a causa della sua mancata risposta l'arresto del torturatore libico Almasri non è stato convalidato. Ma come fa», ha concluso la numero uno del Nazareno, «a restare ancora al suo posto?».
Per Angelo Bonelli, di Avs, Nordio «si è comportato come il segretario di una sezione di partito perché sennò non le fanno fare il ministro», mentre per il pentastellato Federico Cafiero De Raho «Nordio ha violato la legge e la Costituzione» e «l'Italia si vergogna di ciò che è avvenuto, non è pensabile che il nostro paese arretri di fronte alla legalità, siamo uno stato di diritto, da noi le leggi vincolano i cittadini così come il governo». Dai banchi della maggioranza, l'intervento più deciso a difesa di Nordio è arrivato dal capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami: «Sareste voi dell'opposizione a dovervi dimettere: eravate dalla parte dei torturati quando sottoscrivevate il memorandum nel 2017 con la Libia, rinnovato poi da Conte? Nel 2016 vi schieravate dalla parte dei torturati ma invocavate l'aiuto di Almasri e nel 2017 firmavate il memorandum con la Libia, invocando sempre l'aiuto delle milizie paramilitari».