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Ventitrè pagine siglate dal ministro dell’interno Matteo Salvini, un documento di quattro pagine firmato dal premier Conte e infine uno a doppia firma - Di Maio e Toninelli - di tre pagine. È il fascicolo consegnato ieri sera in giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama, che i senatori dovranno valutare per decidere sul caso della nave Diciotti e sulla richiesta di processo avanzata dalla procura di Catania. E la linea di difesa sarà quella annunciata già nei giorni scorsi dal ministro Salvini e fatta propria dal premier Conte, che intorno a Salvini vuol creare un cordone protettivo in modo da disinnescare una vicenda che in breve tempo potrebbe portare a una crisi di governo, il suo governo.
Ma al di là della memoria, il messaggio politico della maggioranza è chiarissimo: il premier e il vicepremier grillino legano la propria sorte a quella del leader leghista. Un messaggio rivolto soprattutto alla fronda 5Stelle che vuol vedere alla sbarra Salvini: “Chi vota contro Salvini vota contro il governo del cambiamento”.
E infatti, fra i colonnelli del Movimento 5 Stelle sta pian piano prevalendo l’ipotesi di esprimere un voto contrario all’istanza dei giudici. «Appare strano che si voglia impedire a un ministro di difendersi nelle sedi opportune», ha sottolineato il senatore Mario Giarrusso, capogruppo M5s in Giunta. Lo ha detto parlando del primo scoglio che l’organismo presieduto da Maurizio Gasparri, ha dovuto affrontare: l’ammissibilità o meno delle carte di Conte e dei ministri. Nodo sciolto in poche ore dallo stesso presidente della Giunta che ha ammesso agli atti i due allegati.
Salvini e il Governo, nelle memorie, spiegano che la decisione sulla nave dei migranti è stata politica e collegiale per un interesse pubblico nazionale che il leader del Carroccio definisce «cristallino». «Le azioni poste in essere dal ministro dell’Interno si pongono in attuazione di un indirizzo politico istituzionale che il Governo da me presieduto ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento. Di questo indirizzo, così come della politica generale del governo, non posso non ritenermi responsabile», scrive Conte. «I sottoscritti dichiarano che decisioni assunte» sono state «frutto di una condivisione politica quanto alla gestione delle operazioni di salvataggio dei migranti a bordo dell’unità navale Diciottì, mettono nero su bianco i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli , dichiarando che le azioni di Slavini sono imputabili anche a loro.
Matteo Salvini, da parte sua, ricostruisce l’intera vicenda dei 177 migranti a bordo della nave e spiega che «la gestione, il monitoraggio ed il controllo dei flussi migratori appaiono avere connotati essenziali per l’interesse pubblico nazionale, sussistendo chiari profili attinenti all’ordine e alla sicurezza pubblica». Quindi, punta il dito contro l’impostazione del capo d’accusa: «calpesta le più elementari regole del diritto internazionale e della nostra Costituzione, invadendo poi una sfera di esclusiva prerogativa dell’autorità di Governo», scrive.
Intanto, l’ex presidente del Senato, ed ex magistrato, Pietro Grasso insiste: ora che Conte, Di Maio e Toninelli si sono chiamati in causa «è preciso dovere» del Parlamento trasmettere le carte al tribunale dei ministri perché possa valutare non solo la posizione del leader della Lega, ma tutta la situazione nel suo complesso. Una richiesta che ribadirà in Giunta. Al voto si arriverà presumibilmente il prossimo 20 febbraio.
Il timing dei lavori lo ha spiegato Gasparri: tre sedute la prossima settimana. Poi la messa ai voti del parere per l’esame d’Aula in un’altra riunione ancora da convocare. L’opposizione, con il Pd, dà l’esito per scontato: è stata fatta «l’ennesima forzatura», i documenti presentati servono come «alibi e per pulirsi la coscienza» e svelano la posizione del Movimento: «diranno no all’autorizzazione» .