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Nessuna intenzione di fare passi indietro e nessuna intenzione di giustificare un conto all'estero ereditato dalla madre e dichiarato al fisco. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana verrà prima o poi sentito dai pm della Procura di Milano che lo hanno indagato per frode in pubbliche forniture, ma già oggi nell'aula del Consiglio regionale racconterà come ha gestito un'emergenza sanitaria unica in Italia con un passaggio dedicato anche a respingere gli attacchi politici diventati sempre più forti, dopo il suo diretto coinvolgimento nel caso dei camici forniti e poi donati alla Regione dalla Dama spa, l'azienda della famiglia di sua moglie. La scoperta di un bonifico di 250.000 euro diretto da Fontana a suo cognato Andrea Dini, titolare della Dama, gli è costata l'iscrizione nel registro degli indagati nell'inchiesta relativa all'appalto da 513mila euro sul quale la Procura ha aperto un fascicolo l'8 giugno, cioè il giorno stesso in cui è andato in onda il servizio della trasmissione Report che ha reso nota la vicenda. E sul conto svizzero intestato a una fiduciaria italiana da cui Fontana avrebbe voluto prelevare i soldi, la Guardia di Finanza farà accertamenti chiesti dai magistrati milanesi come atto dovuto per capire i dettagli di una vicenda ancora non del tutto chiara. Nella causale del bonifico ordinato il 19 maggio c'era infatti esplicito riferimento ai camici, che il giorno dopo la Dama Spa decise di donare invece che fornire a pagamento alla Regione, anche se poi ne arrivarono meno di 50mila rispetto ai 75mila previsti. Proprio non aver preteso il completamento dell'ordine è alla base dell'accusa di frode contestata anche a Fontana, entrato per i pm con quel bonifico in prima persona nell'intera vicenda.