La sera del 9 giugno, quando mano mano risultava sempre più evidente l’ottimo risultato del Pd alle Europee, al Nazareno qualcuno, vista l’enfasi del momento, ha alzato l’asticella. I fedelissimi della segretaria Elly Schlein, che nel frattempo esultava per un risultato «oltre le aspettative» e che certificava «la bontà della sintesi presente nelle nostre liste», puntavano al bersaglio grosso. Di lì a pochi mesi ci sarebbero state due elezioni Regionali, Umbria ed Emilia- Romagna, con ottime chance di vittoria in entrambe, e nel frattempo c’era un’inchiesta in corso in Liguria tale per cui probabilmente anche lì si sarebbe andati al voto. Così è stato, con l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto l’ex presidente Giovanni Toti cavalcata in primis dallo stesso Pd, seguito a ruota dagli alleati del campo largo. Quel campo largo che, poco più di un mese dopo l’esultanza delle Europee, si è ritrovato in piazza Ferrari a Genova per chiedere a gran voce le dimissioni di Toti, infine arrivate dopo due mesi di resistenza contro l’assedio dei pm.

Ed è stato a quel punto, in piena estate, che al Nazareno si è cominciato a pensare a un possibile 3- 0, con l’Emilia- Romagna confermata per l’ennesima volta e Liguria e Umbria riconquistate dopo il passaggio al centrodestra. Il Pd, e il campo largo con esso, aveva il vento in poppa.

Ebbene, a distanza di qualche settimana è ormai evidente che non solo il 3- 0 sarà molto complicato, ma che anzi è probabile una sconfitta per 2- 1, con la sola Emilia- Romagna che sembra saldamente nelle mani del candidato dem Michele De Pascale, ma con Liguria e Umbria in forte dubbio. Ed è per questo che l’aria al Nazareno, dai giorni del post- Europee, è cambiata di molto. Ed è cambiata in peggio.

Una sconfitta in Liguria non metterebbe a rischio la segretaria, ma la questione cambierebbe in caso di doppia sconfitta. Perché anche in Umbria, come per Bucci prima che si smettesse di pubblicare i sondaggi, le rilevazioni danno il centrodestra avanti, e la rimonta della candidata del centrosinistra Stefania Proietti deve ancora concretizzarsi.

Ma il peso politico della Liguria è maggiore, e il voto di domani e lunedì potrebbe provocare un effetto trascinamento, per un verso o per l’altro, anche nel cuore verde d’Italia. Per questo il campo largo non può permettersi una sconfitta laddove ha investito tutto dopo la fuoriuscita dai radar di Toti, per mano dei pm genovesi. La Liguria è oggi un boccone troppo succulento per non addentarlo, schierando non a caso un ex ministro e un personaggio di peso al Nazareno come Andrea Orlando.

Al suo fianco, al teatro Politeama di Genova ieri erano presenti tutti i leader del campo largo, chi fisicamente chi in video. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte, da Angelo Bonelli a Nicola Fratoianni, fino a Carlo Calenda, tutti hanno sottolineato la necessità di una «svolta» per la Liguria, evitando personalismi e pensando a «fare bene», come da slogan orlandiano.

E ognuno giocando le sue carte, dalle invettive di Conte contro Toti e a sostegno dei magistrati agli attacchi di Schlein contro la mala gestione della sanità, fino alle polemiche di Fratoianni e Bonelli sulle infrastrutture. E qui casca l’asino, visto che proprio in questi giorni Calenda va sponsorizzando la proposta di legge a favore del nucleare e lo stesso Orlando si è vantato di essere stato lui, e non la destra, ad «aver dato l’ok» alla Gronda. Ma tant’è. L’abbraccio del Politeama si è reso di settimana in settimana più necessario, onde evitare una possibilità, cioè una nuova vittoria del centrodestra, impensabile fino a un paio di mesi fa.

Chi non c’era a Genova è Matteo Renzi, che dopo aver dato il benservito a Bucci in giunta a Genova pur di far parte del campo largo si è dovuto sorbire il “niet” di Conte, con l’avallo del Pd. Il cammino di Iv per entrare stabilmente a far parte dell’alleanza di centrosinistra è ancora lungo, ma la stessa sopravvivenza dell’alleanza passa dalla Liguria. Perdente Orlando, dalla sera stessa Renzi rinfaccerebbe la sua estromissione per mano del leader M5S, e Schlein si troverebbe a gestire una situazione tutt’altro che facile. All’orizzonte c’è l’Umbria, ma il futuro del campo largo, oggi, passa per la Liguria.