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Lui giura che no, non ha alcun interesse a mettere mano, anzi il naso, nelle nomine. Epperò poi specifica: «In ogni caso vorrei poter dire la mia sulla strategia».
Insomma, nonostante le smentite e le prese di distanza, anche Matteo Renzi ha tutta l’intenzione di dire la sua sul grande gioco delle prossime nomine.
E si che in ballo ci sono pezzi da novanta dalle partecipate di Stato.
Insomma, dopo lo stallo degli ultimi mesi e settimane, riparte, o almeno dovrebbe, il giro di valzer delle nomine ai vertici di authority e delle aziende pubbliche.
È questo uno dei dossier che scottano che il governo giallo- rosso dovrà affrontare. Una partita che, come sempre in questi casi, si preannuncia impegnativa e che, calendario alla mano, torna ad incalzare. Si comincia con le Autorità: Agcom, Garante per la Privacy, Anac. I vertici delle prime due, rispettivamente, Angelo Maria Cardani, e Antonello Soro, nominati nel 2012, sono al termine del loro mandato. Diverso, invece, il caso dell’Anac, dove il nodo della successione si è aperto dopo l’annuncio delle dimissioni di Raffaele Cantone il cui mandato sarebbe scaduto a luglio 2020.
Dalle Authority alle aziende. Tutto fermo nella galassia di Cassa Depositi e Prestiti in attesa del nuovo titolare del Mef. Sul piatto ci sono le nomine ai vertici delle tre società controllate da Cdp: Sace, Ansaldo Energia e Cdp immobiliare, in stand by da mesi.
Ma questo sarà solo un assaggio della partita più grossa che però si giocherà il prossimo anno per il rinnovo dei vertici delle big partecipate dallo Stato. Il menù prevede Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste e Enav che, in primavera, scadranno con l’approvazione del bilancio 2019.