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Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e segretario della Lega
Magari è una coincidenza, ma in questo caso sarebbe di quelle fortunatissime. I servizi segreti informano il governo, che si affretta ad amplificare a più non posso, che l'ondata di sbarchi degli ultimi mesi, il triplo dell'anno scorso, fa parte della guerra ibrida di Putin contro i Paesi occidentali e in questo caso segnatamente contro l'Italia. Di qui a reclamare il sostegno non solo della Ue ma dell'intera Nato per le politiche italiane dell'immigrazione, cioè per la celebre “difesa dei confini esterni”, quelli marittimi, non c'è che un passo. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lo ha già fatto: nella stessa lunga dichiarazione in cui denuncia la regia del gruppo Wagner prosegue dicendo chiaro e tondo che l'Alleanza ha il dovere di difendere i singoli Paesi dalle rappresaglie conseguenti alle posizioni comuni.
È probabile che qualcosa di vero nella denuncia del governo ci sia e non ci sarebbe nulla di strano. Sia la Libia che la Turchia hanno adoperato l'abbassamento della sorveglianza sulle partenze come potente arma di ricatto e non è escluso che in Cirenaica, dove l'influenza russa su Haftar è potente, qualcosa di simile sia avvenuto. Si tratterebbe comunque di un elemento periferico: la Tunisia ha superato la Libia quanto a numero di partenze clandestine per l'Italia e la rotta dalla Cirenaica, che non sostituisce quella dalla Tripolitania ma si aggiunge come base di migranti di diversa nazionalità da quelle della Tripolitania stessa. L'eventuale abbassamento della sorveglianza dalla Cirenaica sarebbe comunque un fattore secondario nella nuova ondata che terrorizza il governo italiano.
È molto difficile, insomma, credere che solo per caso il fragoroso allarme sia stato lanciato proprio alla viglia della riunione del Consiglio europeo del 23 marzo, che in realtà non deciderà nulla ma dovrebbe almeno iniziare ad affrontare il problema posto (per l'ennesima volta) dall'Italia anche sulla base di un report promesso dalla presidente von der Layen. Solo che quella riunione non si prospetta affatto facile. I paesi del Nord, con Francia e Germania in testa, hanno colto al volo l'occasione per mettere all'indice proprio l'Italia, con l'accusa di non fare abbastanza per fermare i “movimenti secondari”, cioè il passaggio dei migranti dall'Italia agli altri Paesi europei. Ci avevano già provato in occasione del Consiglio di febbraio, la lettera era già pronta. L'Italia ha fornito stavolta l'appiglio per inoltrare quella lettera, che chiede senza mezzi termini di blindare i confini di terra prima di ottenere aiuti di sorta per quelli di mare. Simmetria apparente, dato che chiudere i confini terrestri è possibile cosa che non si può dire per quelli marittimi. Insomma, l'Italia rischia di aver preparato la trappola nella quale potrebbe cadere nel prossimo Consiglio. In Italia la situazione è altrettanto difficile. Oggi il decreto migranti arriverà in commissione al Senato. La decisione di far partire l'iter da palazzo Madama si spiega con la necessità di non fornire una grancassa alle opposizioni, i cui leader, in particolare la nuova segretaria del Pd, siedono in commissione Affari costituzionali a Montecitorio. La strada, nonostante l'intesa di facciata a Cutro, non è in discesa. Il Quirinale frena sulla restrizione dei permessi di soggiorno speciali per ragioni umanitarie. Il sottosegretario Mantovano tira dalla stessa parte con il pieno appoggio della premier.
La Lega, con il sottosegretario Molteni in prima fila e Salvini dietro di lui, spinge invece per un irrigidimento tale da ripristinare di fatto i dl Sicurezza del 2019. Fermata a Cutro, poi, Meloni non ha rinunciato all'idea di affidare almeno in parte la sorveglianza marittima alla Marina militare, cioè a Crosetto, limitando così i poteri di Piantedosi con la Finanza e Salvini con la Guardia costiera. Ha rimesso in campo la questione nel vertice di lunedì mattina: la Marina è meglio attrezzata, perché tagliarla fuori?
Dietro l'angolo c'è il braccio di ferro sui flussi. Dal Viminale fanno filtrare che non è affatto detto che si debba rivedere la portata del flusso di quest'anno, meno di 85mila ingressi legali. L'Agricoltura di Lollobrigida da sola insiste invece per 200mila ingressi. Sull'immigrazione, insomma, governo e maggioranza ballano da tutte le parti e cosa potrebbe esserci di più provvidenziale del poter attribuire le colpe al diabolico gruppo Wagner?