Avrebbe voluto parlare soltanto dell’Autonomia, delle motivazioni pubblicate poche ore prima dalla Corte costituzionale che di fatto hanno affossato la legge così com’è stata scritta. Avrebbe voluto attaccare il governo su questo e sulla legge di Bilancio, la segretaria del Pd Elly Schlein, tanto da organizzare un incontro al Nazareno nel quale, assieme a diversi dirigenti dem, ha puntualmente fatto le pulci a Giorgia Meloni e al suo governo. Ma la mattinata della segretaria del Pd è stata rovinata dalle parole del leader M5S Giuseppe Conte, che intervistato da La Stampa ha fatto cordialmente sapere che la sua comunità «non si definisce di sinistra, ma progressista» perché «quelli di sinistra votano la commissione Ursula, noi no, quelli di sinistra mandano le armi a oltranza in Ucraina, favorendo l’escalation, noi no». Non solo. «Queste cose il Pd le ha votate assieme a Giorgia Meloni - aggiunge l’ex presidente del Consiglio - Per questo ci definiamo progressisti indipendenti: perché siamo un’altra cosa, del tutto nuova ed originale».

Insomma, in poche righe Conte ha preso a pesci in faccia il Pd, rivendicando la contrarietà al sostegno all’Ucraina, che pur con diverse sfumature al suo interno è un punto cardine del Nazareno, e il no alla commissione von der Leyen che, anche in questo caso piuttosto controvoglia, è stata comunque sostenuta dalla stragrande maggioranza degli europarlamentari eletti con il Pd. Un attacco che viene accolto malissimo da alcuni degli stessi parlamentari, in particolare da coloro che fanno capo all’ex presidente dell’Emilia-Romagna e leader della minoranza interna, Stefano Bonaccini. Il quale risponde a tono al presidente M5S. «Conte dice, legittimamente, che il M5s non è di sinistra, però siede nel parlamento europeo con l’estrema sinistra», scrive Bonaccini sui social aggiungendo una emoticon che rappresenta lo smarrimento di fronte a tali parole.

Ancor più duro l’ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori, anch’egli europarlamentare. «Conte: “non siamo di sinistra, siamo progressisti. Quelli di sinistra votano la commissione Ursula, noi no. Mandano le armi all’Ucraina, noi no. Noi siamo un’altra cosa, del tutto original” - scrive riprendendo le parole dell’ex inquilino di palazzo Chigi - Tanto originale da coincidere esattamente con le posizioni di Orbán, Salvini e Le Pen».

Ma nell’intervista a La Stampa Conte va ancora oltre, e alla domanda “se si votasse domani, riandrebbe da solo?” risponde «se il Pd non cambia idea sì» perché «è la logica conseguenza della nostra coerenza», sapendo benissimo che domani non si voterà e che dunque ancora per molti mesi potrà tirare acqua al suo mulino, visto che si votasse davvero domani, vista l’attuale legge elettorale, non potrebbe far altro che allearcisi, con il (fu) tanto odiato Pd.

Tra i «punti fondanti» che Conte mette sul piatto per un accordo di programma c’è «il no senza se e senza ma alle armi per costruire un nuovo ordine multipolare» ma anche «politiche sull’immigrazione che rappresentino una terza via tra l’accogliamoli tutti della sinistra e gli slogan di odio e senza soluzioni del governo» e «la lotta alle diseguaglianze, aumentate con Giorgia Meloni». E se sull’ultimo, fumoso, punto, il Nazareno non può che essere d’accordo, sui primi due, in particolare sulla questione migranti, la linea di Elly Schlein è decisamente diversa. «Dobbiamo costruire un progetto per dare al Paese l’alternativa a questa destra», ha detto la leader dem al convegno contro l’Autonomia stando molto attenta a non rispondere direttamente all’alleato- rivale. Più netto il responsabile Riforme del Nazareno, il senatore riformista Alessandro Alfieri. «C’è tutta la comprensione politica per la fase politica che Conte sta vivendo, dico solo che a volte potrebbe anche essere più prudente nei giudizi che da del Pd perché senza il Pd non c’è alcuna alternativa - spiega Alfieri Se la Commissione europea fosse saltata, avremmo fatto un regalo enorme a Putin e a chi punta ad indebolire le istituzioni comunitarie: noi pensiamo che essere progressisti è non girarsi dall’altra parte davanti all’aggressione brutale russa al popolo ucraino e investire nella difesa europea vuol dire fare un passo in avanti decisivo verso l’Europa politica, sogno dei padri fondatori». A buon intenditor.