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Il Movimento 5 stelle perde pezzi in Europa. Dopo il pasticcio sui gruppi parlamentari, il primo ad abbandonare Beppe Grillo a Bruxelles è Marco Affronte: 52 anni, biologo marino, romagnolo considerato vicino a Federico Pizzarotti. L’ex grillino da oggi ingrosserà le fila dei Verdi. «È una decisione che ho preso in questi ultimi giorni, ma maturata da tempo. I dubbi ci sono, però non c’erano più le condizioni per rimanere in quel gruppo», spiega Affronte. Che però non è l’unico deluso a lasciare: il bergamasco Marco Zanni si accasa invece nell’Enf, il gruppo di estrema destra che riunisce Salvini e Le Pen. Del resto, da giorni il leader del Carroccio fa scouting tra gli scontenti, offrendo loro un approdo sicuro in cambio dell’abiura al grillismo: «Le porte della Lega sono e rimarranno aperte», ripete il segretario lombardo.
Resta al suo posto, invece, Daniela Aiuto, abruzzese con origini elvetiche, che dopo ore di “tira e molla” twitta: «Smentisco i rumors delle ultime ore: da parte mia non ci sarà nessun passaggio ai Verdi e resto nel gruppo Efdd con il M5S». Difficile dire se la deputata abbia deciso di rimanere per convinzione o perché intimorita dalle sanzioni minacciate da Grillo sul Blog. «Affronte ha deciso di lasciare il MoVimento 5 Stelle e passare ai Verdi. Gravi inadempienze al rispetto del codice di comportamento prevedono la richiesta di pagamento della sanzione di 250.000 euro prevista dal Codice comportamento per i candidati del MoVimento 5 Stelle», scrive il comico. «Affronte dovrebbe dimettersi immediatamente dal Parlamento Europeo e lasciare spazio a un eletto del MoVimento 5 Stelle. Se questo non avverrà, con i soldi della sanzione di Affronte, che gli sarà notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche, aiuteremo i terremotati delle Marche e dell’Umbria». La cifra richiesta è inserita nel contratto capestro che i candidati M5S in Europa hanno sottoscritto «prima delle votazioni per le liste elettorali». Oltre al discutibile valore legale dell’accordo, resta da capire con quali criteri verrebbe giudicata «grave inadempienza» attribuita ad Affronte. Perché se è vero che il peccato originale dell’eurodeputato sarebbe quello di aver abbracciato un nuovo gruppo parlamentare, è altrettanto vero che Grillo e Casaleggio, nel giro di 48 ore, hanno cambiato due volte apparentamento a Bruxelles senza neanche consultare gli iscritti dopo il gran rifiuto di Alde. Il ritorno tra le braccia di Nigel Farage, infatti, non è stato sottoposto ad alcun voto “popolare”, contravvenendo allo stesso codice etico che adesso Grillo sventola sul viso dei dissidenti. «Laddove si manifestasse la possibilità di costituire un gruppo politico con deputati di altri Paesi europei che condividano i valori fondamentali del MoVimento 5 Stelle», recita il contratto, «verrà fatto su proposta di Beppe Grillo, in qualità di capo politico del M5S, e ratificata tramite votazione in Rete da parte degli iscritti al M5S». A meno che le regole pentastellate non valgano per tutti tranne che per Grillo, il leader genovese dovrebbe rispondere della mancata consultazione on line.
Per Marco Affronte, in ogni caso, la penale «da quello che so, dal punto di vista legale ha un valore praticamente meno di carta straccia». Parere condiviso da Lorenzo Borrè, l’avvocato che ha guidato la battaglia degli espulsi dal Movimento, costringendo lo Staff a dotarsi di nuove regole ( al loro volta appena impugnate dal legale): la multa non è «nient’altro che uno spauracchio, nei fatti inapplicabile», spiega. «Vige la piena indipendenza degli eletti in Parlamento, in Italia come a Bruxelles».
Intanto, sembra che altri portavoce siano in procinto di uscire dal gruppo. Dario Tamburrano, critico nei confronti della linea Casaleggio, potrebbe seguire la strada dei colleghi ribelli. Il M5S Europa rischia un’emorragia.