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Del rapporto politico tra i due Mattei una sola cosa si può dire con certezza: che quel rapporto c'è e non è neppure cosa recentissima. Al contrario, i due si muovono ormai d'intesa. Da questo punto di vista, la messa in scena al Senato, all'atto del voto di fiducia sulla legge di bilancio, non lascia dubbi in proposito. I segnali reciprocamente lanciati sono stati discreti, prudenti, ma non equivocabili.
Renzi promette un'offensiva massiccia già all'inizio del prossimo anno per una terapia shock, 120 mld per ' sbloccare i cantieri', e chiede il sostegno di Salvini. La Lega è disponibile è ben disposta. Il leader leghista propone un tavolo comune delle regole, magari sotto l'egida di un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Renzi ironizza ma accetta di ' approfondire'. Entrambi mitragliano il governo sul fronte delle tasse ma anche della lotta all'evasione. Scusate se è poco.
Già, ma il cinguettamento a cosa mira? I due hanno in mente qualcosa che somigli a una strategia o si limitano a usarsi reciprocamente, Renzi per rendere traballante la posizione di Conte, Salvini per spingere la maggioranza verso il punto di esplosione? Qui la risposta è più incerta. Probabilmente non saprebbero darla neppure i diretti interessati e ciò illustra forse meglio di qualsiasi altro elemento lo stato di confusione totale in cui si trova oggi la politica italiana. Sia Renzi che Salvini si muovono in realtà alla cieca, costretti a tenersi aperte tutte le strade in vista di circostanze incerte e mutevoli. Il tatticismo, nella situazione data, non è un optional ma un obbligo.
Non saranno infatti Renzi a Salvini a decidere la sorte del governo Conte, anche se il primo gioca un ruolo fondamentale nell'indebolirlo. Senza una crisi a breve che è possibile, forse probabile, ma tutt'altro che certa, il dialogo tra i due Mattei inciderà essenzialmente sui due punti segnalati dallo stesso leader di Iv: la legge elettorale e l'offensiva che Renzi prepara sul fronte della politica economica. La riforma elettorale dovrebbe impedire di per sé alcun accordo. Renzi ha proposto un referendum per l'abolizione della quota proporzionale. La sorte di Renzi pare legata, al contrario, all'imporsi di un sistema proporzionale, con soglia di sbarramento non troppo alta.
Non è detto che le cose stiano davvero così. Salvini ha sempre mostrato massima insofferenza per una logica di coalizione che inevitabilmente lo impastoierebbe e ne condizionerebbe i movimenti. Anche senza contare la minaccia tangibile che Giorgia Meloni, nella sua rapida ascesa, inizia a costituire. Non è affatto escluso dunque che alla fine un sistema proporzionale non possa essere la cosa migliore anche per la Lega, sulla carta ipermaggioritaria.
In ogni caso, poi, Salvini ha tutto l'interesse a sostenere l'attacco di Renzi sul piano di investimenti, essendo evidentemente una mossa destinata a mandare la maggioranza in ulteriore fibrillazione e a impedire quindi una stabilizzazione che è interesse comune dei due Mattei evitare. Il discorso diventerebbe decisamente più complesso se si arrivasse a una crisi del secondo governo Conte nel giro di pochi mesi. Per Renzi, in questo caso, qualsiasi formula sarebbe preferibile al voto anticipato.
In apparenza, invece, Salvini dovrebbe mirare proprio a quell'esito, essendo la vittoria della destra quasi certa. Il leghista ha però toccato con la propria mano, scottandosi, quanto arduo sia governare con la strenua opposizione dell'Unione europea. Difficoltà che risulta moltiplicata in una fase impervia come questa. Vincere le elezioni, per Salvini, non comporterebbe affatto la certezza di poter poi restare insediato a palazzo Chigi più che tanto. Una fase di decantazione, necessaria per accreditare un'immagine più moderata e potabile agli occhi dell'Europa, potrebbe convenire anche a lui.
Ma, come si vede, i periodi ipotetici abbondano e anzi sovrabbondano. Al momento il solo collante che tiene insieme il leader di Iv e quello della Lega è la doppia necessità di impedire al governo di passare da una fase di terremoto continuo a una di relativa stabilità e a Conte di imporsi come protagonista politico a tutto campo, non più legato solo alla sorte di questo governo. E' troppo poco per profetizzare quale corso prenderà la corrispondenza amorosa tra Matteo Salvini e Matteo Renzi. E' abbastanza per sapere che non renderà la già travagliata navigazione del governo più facile.