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Claudio Martelli
«Peggio dei magistrati che fanno politica, sono i politici che fanno i magistrati». Inizia così il j'accuse di Claudio Martelli contro l’accanimento sull’ex ministro Ottaviano Del Turco, gravemente malato e adesso anche privato della pensione di senatore. «Il peggio arriva quando a inventare norme e a sentenziare sui colleghi sono politici, politici malati di giustizialismo», scrive Martelli su Facebook, puntando il dito sulla delibera delibera Grasso- Boldrini, adottata nellascorsa legislatura dagli uffici di presidenza di Camera e Senato, che priva del diritto alla pensione gli ex parlamentari condannati. Una norma discriminatoria, sencondo l’ex ministro della Giustizia, che fuori dal Palazzo non si può applicare a nessun cittadino, neanche ai «delinquenti recidivi». Invece, «in questa legislatura la prevalenza numerica di un partito giustizialista come i 5 Stelle ha imposto di applicare l’abolizione del vitalizio anche all’ex senatore Ottaviano Del Turco condannato a tre anni al termine di un processo scandaloso, senza prove e senza testimoni». Nenache davanti alle gravi condizioni di salute dell’ex senatore - «malato di cancro, di Alzheimer e di Parkinson, incosciente e non autosufficiente» - la macchina della “vendetta” ha provato pudore. Solo l’intervento della presidente Maria Elisabetta Casellati era riuscito in un primo momento a sospendere l’esecuzione della “sentenza” «per consentire la difesa dell’interessato». Difesa arrivata col decreto del Tribunale di Avezzano che ha disposto la nomina di Guido Del Turco, figlio di Ottaviano, come amministratore di sostegno, conisderato il q uadro cliniche «determina l’impossibilità di provvedere autonomamente alla cura della propria persona e dei propri interessi patrimoniali». Ma per paradosso è proprio la nomina dell’amministratore di sostegno a determinare la revoca dell’assegno. Questo prevedeva infatti il meccanismo deciso a febbraio dall’ufficio di Presidenza con cui Casellati aveva concesso la proroga della pensione fino all’individuazione di un tutore.
Al momento, dunque, Del Turco non ha più alcun diritto riscuotere i contributi versati. A meno che il Senato non ci ripensi. La vicenda infatti sarà nuovamente discussa nel prossimo consiglio di Presidenza, fissato giovedì prossimo. In quella sede dovrebbero essere analizzati con attenzione eventuali nuovi elementi per stabilire se assumere nuove iniziative anche alla luce delle condizioni di salute dell’ex ministro.
Nel frattempo sono tanti gli ex colleghi di Del Turco a chiedere un ripensamento al Senato, non solo Claudio Martelli. «Magari prevalesse un pò di umanità», dice Emma Bonino. «È stato convocato un consiglio di presidenza per l’ 8 aprile? Bene, ripeto: speriamo prevalga un pò di umanità». Parla invece di «decisione malvagia» Fabrizio Cicchitto «priva di qualunque senso di umanità, un cedimento ai grillini, i quali, come dimostrano i comportamenti di molti di loro, non sono in condizione di dare lezione di moralità a chicchessia». Ma Cicchitto non risparmia neanche la presidente Casellati, sulla quale ha sempre espresso valutazioni positive, «ma questa volta dobbiamo esprimere il più netto dissenso». Sulla vicenda interviene anche Giuliano Cazzola, ex sindacalista e già membro della segreteria del Psi. «È dal quel maledetto 14 luglio 2008 che mi batto in difesa di Ottaviano Del Turco perché sono arciconvinto della sua cristallina onestà», dice. «Di conseguenza non solo contesto una condanna che ritengo ingiusta, ma anche l’iniqua “pena accessoria” della sospensione del vitalizio». Peraltro, ricorda Cazzola, «i vitalizi degli ex parlamentari sono stati trasformati dopo la delibera Grasso - in pensioni ovvero in un diritto soggettivo che il soggetto interessato matura con il versamento della contribuzione dovuta», spiega l’ex sindacalista. «Neanche ai peggiori criminali è consentito togliere la pensione. È questo un ulteriore elemento di cui l’Ufficio di Presidenza di Palazzo Madama dovrebbe tener conto». Perché la “vendetta” contro la casta è sempre un boomerang che prima o poi si abbatte addosso a chi l’ha scagliato.