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La fase dell’equidistanza è finita. Il Movimento 5 Stelle continua a definirsi post ideologico ma svolta bruscamente a destra. Dopo la batosta elettorale, Beppe Grillo velocizza la virata, convinto probabilmente che il verdetto delle urne sia frutto di una timidezza inaccettabile del suo partito sui temi che più appagano la pancia dei votanti: sicurezza e immigrazione. Basta buonismo. Via dalle nostre città immigrati, zingari e barboni. E niente ius soli, la legge che estende la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, arrivata oggi al Senato. L’annuncio, come di consueto, arriva via Blog. «In questo quadro desolante il Pd pretende di portare in aula al Senato un disegno di legge contrabbandato per Ius Soli, cioè il riconoscimento del “diritto di cittadinanza in base al luogo di nascita”», si legge su un post firmato Movimento 5 Stelle. Per i grillini, il tema di cui discute il Parlamento non è una priorità, ma un contentino che Matteo Renzi concede alla sinistra per distendere il clima. I 5 Stelle sono certi che la discussione sarà viziata da ragionamenti ideologici e vaticinano: «Da una parte si agiterà la minaccia della sostituzione etnica o del terrorismo, dall’altra saranno usati i volti dei bambini ed i morti in mare per generare le emozioni più forti. Nel mezzo, schiacciati tra incudine e martello, rimangono il buon senso, la responsabilità, l’onestà intellettuale». Dunque, per onestà intellettuale, i grillini scelgono tecnicamente di sottrarsi, assumendo però nei fatti una posizione ostile al provvedimento. «Concedere la cittadinanza italiana significa concedere la cittadinanza europea, quindi un tema così delicato deve essere preceduto da una discussione con gli stati dell’Unione», continua il post. «Per questi motivi il Movimento, coerentemente con quanto già fatto alla Camera, esprimerà voto di astensione».
Quello di ieri è solo l’ennesimo ammiccamento dei pentastellati nei confronti di un certo elettorato. Segnali che non sono sfuggiti neanche a Casa Pound, entusiasta per le nuove posizioni del Movimento. «Hanno iniziato a prendere una deriva che assomiglia al nostro programma», dice Simone Di Stefano, vicepresidente del movimento neofascista. «Soprattutto a Roma, siamo contenti che Virginia Raggi abbia annunciato delle prese di posizioni che sono uguali alle nostre», dice, mantenendo però una diffidenza di fondo nei confronti di un partito considerato poco concreto. Ma senza spingersi fino a Casa Pound, il tema delle alleanze con la destra anima la discussione interna, generando a volte entusiasmo, altre imbarazzo. L’ex membro del Direttorio, Carlo Sibilia, apre a Matteo Salvini in un’intervista alla Stampa: «Con la Lega ci può essere una convergenza, se si libera dei suoi elementi più propagandistic», sostiene il deputato grillino. «Sicuramente c’è più vicinanza con loro che con il Pd, che sento vorrebbe ripopolare le zone disabitate d’Italia, come i borghi, con i migranti». La svolta filo leghista, però, non va giù a tutti i pentastellati. Il gruppo è spaccato e qualcuno trova il coraggio di uscire allo scoperto. Per Roberto Fico, l’intesa con la Lega «semplicemente non esiste, non è sul piatto». Più esplicita l’eurodeputata Laura Ferrara: «Alleanza con la Lega Nord sul tema immigrazione: ma siamo impazziti?», scrive su Facebook, prendendo «chilometri di distanze» dal collega Sibilia. «Mai potrebbe esserci convergenza con un partito che sul tema immigrazione ha le posizioni più qualunquiste, assurde, ignoranti e razziste che abbia mai sentito». Ma l’europarlamentare non è l’unica a dissociarsi. Intervistato dal Corriere e Repubblica, il deputato Girolamo Pisano si dice pronto ad abbandonare il partito in caso di convergenze con Salvini. «Io non ci sto», dice l’onorevole. «Se ci alleiamo con loro, abbandono i 5 Stelle. In quel caso ci sarebbe una spaccatura, una parte se ne andrebbe». Di Battista e Di Maio sono costretti a intervenire per smentire, ma non basta. Serve l’intervento del garante, che sul Blog mette tutti a tacere un comunicato secco, scandito in tre punti: «Le regole del M5S si basano sui nostri principi e non sono derogabili. Il limite dei due mandati è una di queste regole», precisa contro Pisano che aveva pure criticato anche la norma interna, definendola un inutile tabù. «Chi pensa che le nostre regole fondanti siano ' inutili tabù' è libero di pensarlo ed è anche libero di trovare un partito che lo candidi alle prossime elezioni», minaccia Grillo. Infine: «Il M5S non fa alleanze né con il Pd, né con la Lega, né con altri». Ma intanto svolta a destra.