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Alla fine ha avuto la meglio chi chiedeva un maggior coinvolgimento degli eletti nella struttura di comando del Movimento 5 stelle. Dopo la disastrosa gestione dell'affaire Muraro da parte del Direttorio - con Luigi Di Maio che sapeva delle indagini a carico dell'assessora ma non aveva capito -, Beppe Grillo concede qualcosa agli scontenti: «In futuro continueremo ad evolvere, ad allargare di conseguenza la struttura di coordinamento», scrive sul Blog il garante pentastellato. Per i vecchi "generali", l'annuncio del leader equivale a un ridimensionamento, nonostante il vice presidente della Camera si affretti a precisare: «Non c'è nessun azzeramento del direttorio, su questo non ho nulla da dire perché non si commenta una non notizia».Del resto, era stata la senatrice Barbara Lezzi, subito dopo la diffusione delle email e degli sms che inchiodavano Di Maio alle sue responsabilità, a puntare il dito proprio contro il candidato premier in pectore del Movimento: «Luigi Di Maio è stato superficiale e quanto successo in queste ore è il frutto di troppa autoreferenzialità. La verità è che quattro o cinque persone non possono gestire da sole un movimento grande come il nostro: bisogna allargare il Direttorio, come voleva fare Gianroberto Casaleggio», aveva detto Lezzi al Fatto quotidiano, chiedendo un nuovo organismo dirigente composto da almeno «30-40 persone».Non è detto però che le richieste della senatrice insofferente vengano soddisfatte appieno. Beppe Grillo e Davide Casaleggio sanno che in questa fase la loro creatura sta in piedi con gli spilli. Meglio non scontentare nessuno. Per questo il comico genovese evita di specificare cosa intenda quando dice di voler allargare la «struttura di coordinamento». E per prevenire eventuali polemiche, Grillo elenca tutti i cambiamenti organizzativi che già hanno riguardato il Movimento negli ultimi due anni: la creazione del Direttorio nel 2014, la nascita dell'associazione Rousseau nel maggio 2016, l'istituzione di una squadra di supporto ai Comuni nel giugno scorso. «Il MoVimento 5 Stelle», scrive il leader, «continua a crescere ogni giorno che passa e insieme ad esso anche la sua struttura». Il problema però riguarda i criteri di selezione della classe dirigente pentastellata, fino ad ora incoronata dall'alto dallo Staff senza alcun coinvolgimento reale degli attivisti. «Beppe, il problema non è allargare il direttorio e istituire nuove cariche per accontentare questo o quello», commenta sul Blog Vittorio Bertola, ex consigliere M5s a Torino. «Il problema è che il direttorio dovrebbe essere scelto dalla base, dovrebbe turnare regolarmente e dovrebbe essere al servizio del Movimento e non delle ambizioni dei singoli che lo compongono». Bertola tocca un nervo scoperto dei 5 stelle - la trasparenza - che rende la vita facile a Matteo Renzi e gli consente di dire: «Alla fine siamo rimasti gli unici a fare lo streaming: gli altri si rinchiudono nelle segrete stanze. Devono aver finito i giga per la connessione. Oppure forse non c'è campo. Peccato».E mentre Alessandro Di Battista si sfila, facendo sapere che riprenderà il suo tour costituzionale per le piazze italiane, Luigi Di Maio prova a gettare acqua sul fuoco con un post su Facebook. «Solo immaginare fino a qualche anno fa che il M5s potesse affermarsi e con esso la cultura della partecipazione diretta del cittadino alla vita pubblica era impensabile», scrive, «ma c'è stato chi ci ha creduto e poi tanti altri e tutti insieme hanno fatto si che il cambiamento potesse iniziare. Ma siamo solo all'inizio e c'è ancora tanta strada da fare». Poi il vice presidente della Camera parafrasa Kennedy: «Non è sorprendente che, nel viaggio per il cambiamento, alcuni di noi preferiscano restare al punto in cui siamo ancora per un po', per riposarsi e attendere. Ma le nostre città, le nostre regioni, questo nostro Paese, tuttavia, non sono sorti grazie a coloro che si sono fermati per attendere e riposare, desiderosi di guardarsi alle spalle». E i 5 stelle hanno bisgono di buttarsi alle spalle il "caso Roma" senza voltarsi più.