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A furia di ripetere “non siamo né di destra né di sinistra” finisce che ognuno poi va dove gli pare. Il Movimento 5 Stelle continua a perdere pezzi. I senatori “anti Mes” Ugo Grassi e Stefano Lucidi hanno appena lasciato il gruppo. Il primo si è unito al Carroccio, il secondo potrebbe farlo a breve, ma tanti altri sono in procinto di partire. In ordine sparso. Chi verso il Misto, per offrire un sostegno più convinto al governo prima di bussare alle porte del Pd, chi verso i banchi salviniani al seguito degli ex grillini già approdati al nuovo gruppo.
«I siciliani potrebbero andarsene in blocco tra pochi giorni», confessa un deputato pentastellato, parlando del caos imperante in Parlamento, dove ognuno fa per sé e nessuno segue più la linea del capo politico. I siciliani si aggiungerebbero alle altre «20 o 30 persone e che stanno valutando di fare un nuovo gruppo», secondo il neo fuoriuscito Lucidi. E mattone dopo mattone si sbriciola quel castello costruito dal nulla da Beppe Grillo dieci anni fa.
Luigi Di Maio, considerato dalla destra come dalla sinistra M5S il maggiore responsabile del “disastro” resiste ostinato sul suo trono. Ma non controlla più il suo “popolo”. Si limita a inveire contro i voltagabbana, rispolverando vecchie argomentazioni contro i “traditori” che non fanno più breccia tra l’opinione pubblica. «Se queste persone vogliono lasciare il M5S perché pensano che non ne avranno abbastanza potere, allora passino alla Lega, ma non raccontino balle ai cittadini», dice il ministro degli Esteri durante una diretta Facebook. «Il tema non è il Mes, gli hanno promesso qualcosa, un seggio o altro. La Lega ha aperto il mercato delle vacche, tiri fuori anche il listino prezzi e ci dica quanto costa un parlamentare al chilo».
La risposta di Salvini arriva a stretto giro, chirurgica, finalizzata a indebolire ulteriormente la leadership del capo grillino. «Se qualcuno ha tradito un ideale per salvare la poltrona, questi sono Grillo e Di Maio», dice l’ex alleato. «Non si stupiscano se eletti ed elettori 5 stelle li mollano con Renzi e Zingaretti e scelgono liberamente la Lega. La coerenza non è in vendita, ognuno raccoglie ciò che semina». E passando dalla politica dei porti chiusi a quella delle porte aperte ( agli ex grillini), Salvini dà il «benvenuto al senatore Grassi».
Di Maio prova a parare i colpi, aprendo su Rousseau le votazioni per decidere i componenti del “Team del futuro” e confermare i nominativi dei sei facilitatori nazionali da lui proposti: Emilio Carelli alla comunicazione, Paola Taverna per l’attivismo locale, Danilo Toninelli per le campagne elettorali, Ignazio Corrao per l’area supporto agli Enti locali, Barbara Floridia per l’area formazione e personale e Enrica Sabatini per il coordinamento e gli affari interni. È questo il primo nucleo di quella che in futuro dovrebbe somigliare a una segreteria politica a cui delegare pezzettini di potere adesso totalmente nelle mani di un solo capo. Ma la riforma viene vista come fumo negli occhi da gran parte del gruppo parlamentare, convinto che quello di Di Maio si un «tentativo disperato e tardivo» per non lasciare la poltrona.
E come se non bastasse ci si mettono anche le elezioni regionali a creare ulteriori attriti tra i grillini. In Emilia Romagna il candidato sarà ... ... scelto su Rousseau, dopo che i consiglieri uscenti hanno rinunciato a concorrere alla competizione per individuare lo sfidante del dem Stefano Bonaccini. In Calabria, invece, l’aspirante governatore Francesco Aiello aspetta l’arrivo di Di Maio, in programma oggi pomeriggio, per aprire la campagna elettorale. Peccato che molti parlamentari calabresi assicurino che non muoveranno «un dito» a sostegno di Aiello e pensino addirittura di «non votarlo».
Né di destra, né di sinistra. Forse anarchici.