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Nel momento di maggiore coesione da parte della maggioranza, un infortunio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha fatto addensare delle nubi attorno al cammino della riforma della giustizia e rilanciato una polemica politica che sembrava sopita dopo l'incontro della settimana scorsa a Palazzo Chigi tra il governo e le toghe.
L'esponente dell'esecutivo, infatti, si è lasciato andare a una serie di disinvolte e personali considerazioni sul testo Nordio, nel corso di una conversazione informale con un cronista del Foglio, che poi è stata pubblicata. Considerazioni per certi versi clamorose, visto che mettono in discussione alcuni pilastri della separazione delle carriere, a partire dall'istituzione di un doppio Csm, avallando di fatto l'argomento principale di chi si oppone alla riforma, e cioè che si tratta di un modo surrettizio per sottomettere i pm all'esecutivo.
«Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm», ha “spifferato” Delmastro al giornalista, «è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro». «I pm», ha proseguito, «prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. C'è un rischio nel doppio Csm, o si va fino in fondo e si porta il pm sotto l'esecutivo, come avviene in tanti Paesi, oppure gli si toglie il potere di impulso sulle indagini». Per il sottosegretario, «l'unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm», mentre qualche perplessità viene da lui registrata anche sull'istituzione dell'Alta Corte disciplinare.
A coronamento della leggerezza di Delmastro, l'affermazione secondo cui nella sua persona «convivono entrambe le pulsioni, sia quella garantista che quella giustizialista, a corrente alternata secondo le necessità». Come era comprensibile, le frasi sono subito rimbalzate nei flash d'agenzia e nelle edizioni mattutine dei telegiornali, tanto che il diretto interessato, che inizialmente aveva pensato di non rilasciare dichiarazioni in merito sottolineando a chi lo aveva cercato di aver comunque definito “ottima” nel suo complesso la riforma, ha poi ritenuto opportuno (verosimilmente per un intervento di Palazzo Chigi) diffondere una nota ufficiale per una messa a punto.
«L'impianto della riforma», ha messo nero su bianco Delmastro, «è ottimo, ribadisco che nella maggioranza c'è assoluta condivisione delle misure messe in campo e proseguiremo speditamente per approvare la riforma il prima possibile. Ribadisco che grazie al sorteggio e all'Alta Corte disciplinare ci sarà una vera indipendenza della magistratura dalla politica, perché questa ne rimarrà finalmente fuori». «Ho argomentato», ha proseguito, «che in fase di stesura della riforma c'era un confronto fra due opzioni, quella con un Csm unico e quella con due, ognuna delle due con vantaggi e svantaggi. La soluzione di approdo, pur nei diversi percorsi argomentativi e nelle sfumature interpretative, è assolutamente condivisa e sostenuta senza tentennamenti da tutto il centrodestra. Ogni altra ricostruzione», ha concluso, «è una forzata distorsione della realtà».
Impossibile una secca smentita, dato che la conversazione era stata registrata, e dopo la nota di Delmastro è stata messa integralmente online sul sito del quotidiano diretto da Claudio Cerasa. Ma a quel punto le reazioni politiche, soprattutto da parte dell'opposizione, si erano già moltiplicate, invocando nella maggior parte dei casi le dimissioni del sottosegretario: «Adesso basta», hanno commentato i deputati del Pd che si occupano di giustizia, «per la dignità e l’onore delle istituzioni il sottosegretario Delmastro delle Vedove si dimetta. Se il ministro Nordio ha anch’egli un minimo di personale e politica dignità», hanno incalzato i dem, «chieda al sottosegretario di fare un passo indietro».
Più o meno stessi toni dal M5s, con la senatrice pentastellata Maiorino che fa un passo in più, chiedendo lo stop all'esame del ddl Nordio, attualmente in commissione a Palazzo Madama. Non mancano reazioni stupite anche da chi non è contrario alla riforma, come il leader di Iv Matteo Renzi, il quale si chiede se Meloni «fa dimettere il ministro della Giustizia Nordio, che ha fatto la riforma, o il sottosegretario Delmastro, che dice che la riforma fa schifo». Nel perimetro della maggioranza, il portavoce di FI Raffaele Nevi si limita a ribadire che «quelle di Delmastro sono considerazioni personali», mentre per il deputato meloniano Giovanni Donzelli «l'audio rubato della conversazione smonta tutto, Fratelli d'Italia è compatta, avanti con la riforma della Giustizia!».
Nel pomeriggio, infine, sono arrivate le parole del Guardasigilli, a margine di un evento nella “sua” Venezia. Nordio ha minimizzato l'accaduto parlando di «enfatizzazione giornalistica di una discussione complessa, che ha tenuto conto di varie problematiche connesse a una importante revisione costituzionale». «Alla fine», ha aggiunto, «il risultato è stato ottimo, come l'amico Delmastro mi ha tempestivamente ribadito. L'intera coalizione va avanti compatta, accelerando i tempi della doppia lettura parlamentare». Alla quale seguirà, sempre secondo il ministro, la rimodulazione del codice di procedura penale. «Non abbiamo gettato maschere», ha detto ancora Nordio, «perché non ne abbiamo mai avute, e il testo della norma è trasparente e univoco».
«Lo sgradevole processo alle intenzioni che alcuni membri dell'Anm continuano a fare», ha concluso, «prospettando la soggezione del Pm all’esecutivo non aiuta il dialogo che ci proponiamo di mantenere, pur nella differenza di idee». Poi, il Guardasigilli ha rilanciato sulla questione della custodia cautelare, affermando che l’esecutivo è al lavoro «per modificare i criteri della custodia cautelare che si sono rivelati fallimentari».