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La crisi è possibile e, a differenza di moltissime altre volte, non sarebbe inspiegabile o spiegabile solo per chi padroneggi la logica dei partiti. Il divorzio consumato tra Conte e Di Maio, plasticamente rappresentato lunedì a Montecitorio, non si deve a beghe secondario e neppure solo a competizione di potere. Non soltanto e non soprattutto. Le minacce del Pd, che allude a una possibile fine dell'esperienza Conte bis ormai quotidianamente, non sono solo vuoti ruggiti, spesi per spaventare e ricondurre i pentastellati a più miti consigli.
In ballo c'è una discriminante vera, di fatto l'unica ragion d'essere di questo governo e di questa maggioranza: il rapporto con la Ue. La sola discontinuità che interessasse al Pd, e infatti la sola che sia stata perseguita con celerità e determinazione, riguardava la pace con Bruxelles. La nuova maggioranza è nata in realtà per questo e la stessa chiamata alle armi per salvare il Paese dalle elezioni e dalla vittoria di Salvini alludeva a questo: Salvini andava fermato ' per evitare che portasse l'Italia fuori dalla Ue'. La linea del Piave del Pd è dunque facilmente identificabile: con Bruxelles si può discutere e si deve trattare.
Però senza mai arrivare a momenti di vera conflittualità. Se necessario, meglio piegare la testa: quel che si riuscirà a ottenere evitando scontri e frizioni sarà comunque per l'Italia il meglio. Per questo, pur mostrandosi persino troppo cedevole su tutto il resto, il partito di Zingaretti ha occupato tutte le postazioni italiane ed europee dalle quali dipendono i rapporti Italia- Ue. Per questo al ministero chiave dell'Economia siede un esponente del Pd che gode più di ogni altro della fiducia delle istituzioni europee.
Il ruolo di Giuseppe Conte, in questo disegno, è determinante. E' stato lui, nel giugno e luglio scorsi, a spostare ( di peso) i 5S trascinandoli sulle posizioni dell'ortodossia europeista. E' lui che nell'agosto della crisi appariva come il solo in grado di garantire quel rovesciamento di posizioni in virtù dell'ascendente sugli sbandati 5S. La continuità di facciata imposta con la sua permanenza a palazzo Chigi era condizione per operare una discontinuità sostanziale nell'unico punto realmente nevralgico.
Lo sbigottimento del Pd a fronte dell'irrigidimento dei 5S sulla riforma del Mes è reale e non mimato. Non è neppure in caso che proprio in questo frangente siano emersi con più evidenza del solito gli umori contrariati del Colle. Possibile che Di Maio non avesse capito che la pace a ogni costo con Bruxelles era la condizione ineludibile per dar vita a questo governo ed è ancora la soglia oltre al quale tenerlo in vita non avrebbe più senso per il Pd? E se lo aveva capito, è segno che ora vuole la crisi, sospetto che per molti esponenti del Pd è già quasi una certezza.
Nell'ottica del Pd, di Bruxelles e del Colle stesso, infatti, la maggioranza e il governo possono e devono provare a tirare avanti comunque, persino senza apparente prospettiva unitaria all'orizzonte, anche a costo di rese clamorose come è stata ieri quella sulla riforma costituzionale e come potrebbe essere facilmente domani quella sulla prescrizione. A patto che non sia messa in discussione la linea del Piave della pace con Bruxelles.
Di Maio e Di Battista sembrano aver compreso, per quanto in ritardo, la manovra avvolgente con cui Conte e il Pd li stanno avviluppando ma in questo caso l'intera compagine parlamentare pentastellata è decisamente più battagliera del previsto. La formula che il Pd e Gualtieri riproporranno, salvo possibile rinvio per grazie europea ricevuta, sarà quella del ' pacchetto' ma per finta: subito il Mes, e insieme non un testo sull'Unione bancaria ma una dichiarazione d'intenti e una ' roadmap'. Più che un pacchetto, un pacco, ma confezionato in modo tale da permettere ai 5S di far finta di crederci.
Ma se lo faranno il Pd aprirà la crisi davvero. Conte e Gualtieri hanno quindi meno di una settimana per ottenere il rinvio dall'Eurogruppo o per inventare una formula accettabile per un M5S meno remissivo di quanto immaginassero. Se non ci riusciranno la crisi sarà inevitabile.