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Intorno alle 16 è salito al Colle la delegazione del Pd. I colloqui con Mattarella sono arrivati dopo la giornata di ieri costellata da un’alternanza di accelerazioni sulla formazione di un nuovo governo e brusche frenate. Risolto il nodo Conte al quale con tutta probabilità il presidente della Repubblica affiderà l’incarico, lo scontro tra i dem e Cinquestelle si è concentrato sulla figura di Di Maio. Il capo politico del Movimento reclamava per se il ruolo di vicepremier, irricevibile per Zingaretti e il Pd. Con questo fardello il segretario dei Democratici si è quindi recato al Colle per le consultazioni. Zingaretti ha chiarito il primo punto: «alla luce degli equilibri parlamentari abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi». Poi quella che, nelle intenzioni di Zingaretti, dovrà essere il carattere di un nuovo governo: «Abbiamo altresì confermato risolutamente l'esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità». E ancora «Non c'è alcuna staffetta da proseguire e nessun testimone da raccogliere, semmai una nuova sfida da cominciare». Concludendo: «Amiamo l'Italia e pensiamo valga la pena provare questa esperienza: sottrarsi alla responsabilità del coraggio di tentare è l'unica cosa che non possiamo permetterci intendiamo mettere fine alla stagione dell'odio, del rancore e della paura». Si attendeva però il risultato che sarebbe scaturito dal colloquio con Mattarella con i 5 Stelle. L’attesa è stata breve, poco meno di una ventina di minuti e poi le dichiarazioni. Una rivendicazioni del lavoro svolto nei 14 mesi di governo, il ribadire i temi cari al Movimento: dai beni comuni al salario minimo. Per Di Maio: «il M5s non si sottrarrà dalle sue responsabilità. Non esistono soluzioni di destra e di sinistra. Noi crediamo che siano schemi superati. I programmi sono i protagonisti della politica. Questo spirito ci ha portato ad essere la prima forza del parlamento. l’interprete di tutto questo è stato Giuseppe Conte». Sul suo nome dunque c’è un accordo con il Pd affinché possa provare a formare un nuovo governo. «Il nostro programma è sempre lo stesso dice Di Maio -». Poi una stilettata alla Lega «Noi non scapperemo». Ma subito dopo il ringraziamento al Carroccio citando un episodio: «In questi giorni si sono alimentate molte polemiche sulla mia persona, ma vorrei informarvi che la lega ha comunicato di volermi proporre il ruolo di premier. Ma a me interessa l’Italia e non le mie ambizioni personali». Una rassicurazione per il Pd. Deciso l’incarico per Conte che lo riceverà da Mattarella stesso domani alle 9.30, rimangono sul tavolo questioni fondamentali, innanzitutto la richiesta di un programma comune e non più un contratto, la questione del vicepremier e la consultazione che dovrebbe svolgersi sulla piattaforma Rousseau . Che succederà se la base grillina decidesse per un no all’accordo?