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Giarrusso
Anche l’Italia ha finalmente il suo Ombudsman nazionale. La biografia del dottor Dino Giarrusso ci dice che è laureato in scienza della comunicazione, è stato aiuto- regista, ma soprattutto grande comunicatore del programma televisivo Le Iene. Suo fiore all’occhiello l’inchiesta- gogna sulle molestie sessuali nel mondo del cinema e in particolare la maxi- gogna nei confronti del regista Fausto Brizzi, di recente però scagionato da ogni accusa.Già di per sé questo quadro dovrebbe far venire qualche dubbio al sottosegretario M5S all’istruzione Lorenzo Fioramonti, grande sponsor di Giarrusso e autore della nomina del suo collega di partito a controllore ( con un osservatorio collocato all’interno del ministero) della regolarità dei concorsi nelle università e negli enti di ricerca. Dubbi non solo per una palese carenza di competenza professionale, ma proprio per quel “fiore all’occhiello”, molto roussoviano e molto pentastellato, con il quale l’ex jena ha pronunciato senza sprezzo del pericolo una sentenza di condanna mediatica nei confronti di una persona che la magistratura competente ha invece prosciolto.Non occorre essere andati in Svezia o aver studiato giurisprudenza per sapere che il compito del “difensore civico” è proprio l’opposto di quel che il dottor Giarrusso fa e sa fare, è cioè mettersi dalla parte del cittadino insoddisfatto nei confronti della Pubblica amministrazione e fare da tramite, una sorta di “ponte”, tra il singolo e le istituzioni. Non c’è nulla di moralistico né di punitivo nel ruolo dell’Ombudsman, che ricalca il defensor civitatis dell’impero romano, ma che al contrario fa rivivere lo spirito di una sorta di pater familias all’interno di un’impostazione costituzionale di divisione dei poteri e di conseguente costruzione di pesi e contrappesi.Più bella figura avrebbe fatto qualche dirigente del Movimento cinque stelle a dire che, proprio comesuccede in tutti i partiti, occorreva trovare una sistemazione professionale ed economica a un candidato sconfitto alle elezioni politiche e rimasto senza lavoro. Molto più dignitoso, anche per lo stesso Giarrusso. Ma, si sa, c’è il “governo del cambiamento”, quindi si preferisce avventurarsi in terreni rispetto ai quali occorrerebbe possedere quel minimo di cultura istituzionale di cui si è con evidenza privi, piuttosto di ammettere una piccola miseria quotidiana della politica.Ma pur essendo tutto ciò una questione seria, non è ancora il fatto più importante. Il fatto più grave è la dichiarazione con cui il sottosegretario Fioramonti ha cercato maldestramente di giustificare la nomina.Presto ci sarà un vero e proprio ufficio dell’ombudsman all’interno del ministero, ha detto.Proprio così. C’è da mettersi le mani nei capelli per l’ignoranza istituzionale. Ma lo sa il sottosegretario che l’ufficio del difensore civico è nato in Svezia nel 1809 proprio come organo del parlamento e dei cittadini di controllo sul potere esecutivo? E lui vuole introdurre gli uffici di controllo proprio dentro un ministero? Ho avuto personalmente occasione di incontrare i titolari dell’ ufficio dell’ombudsman - che non a caso è nato nei pesi del nord Europa – durante una mia visita istituzionale a Stoccolma e ho visto come lavorano, in modo autonomo e separato dal governo e dalle amministrazioni a questo legate. Se il sottosegretario volesse fare un viaggetto, si sentirebbe spiegare con molto puntiglio come ci si comporta in un paese che rispetta il principio “sacro” della divisione dei poteri e in cui si preferisce Montesquieu a Rousseau.