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«È un momento difficile per tutti. Tante persone ci hanno lasciato in queste giornate, soprattutto tanti anziani, padri e madri, nonne e nonne che tanto hanno fatto tanto in termini di lavoro, creatività, progresso civile e sociale per il nostro paese. Oggi il nostro primo pensiero è rivolto alle loro famiglie, alle comunità che hanno perso i loro cari, ai tanti medici, agli infermieri, alla protezione civile impegnati strenuamente, con un impegno straordinario a difendere ogni vita umana». Annamaria Furlan passerà la Pasqua nella sua casa di Genova, «seguendo le prescrizioni come tutti gli italiani», ma in stretto contatto con il gruppo dirigente della Cisl e con l’attenzione rivolta alla situazione sempre grave del paese.
«Sarà per tutti noi una Pasqua diversa da tutte le altre, una Pasqua di speranza, di solidarietà, di condivisione profonda della gravità del momento che tutta l’umanità sta vivendo in questa battaglia dura e quotidiana contro un nemico subdolo ed invisibile» , dice al Dubbio.
Segretaria, il paese sta pagando un costo altissimo in termini di vite umane e di blocco delle attività economiche. Qual è il suo primo pensiero in questo momento?
Guardi, il nostro primo pensiero non può che andare in questo momento alle famiglie che hanno perso in queste giornate terribili i loro cari. Una tragedia nazionale. Una ferita lacerante, drammatica per il nostro paese. La nostra vicinanza va poi ai medici, agli infermieri, al personale della sanità pubblica. Sono persone straordinarie che meritano un plauso generale di tutti gli italiani ed un riconoscimento speciale. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha sottolineato in questi giorni l’impegno, la generosità, l’umanità di tutti i nostri operatori sanitari, ricordando che la qualità della vita e gli stessi diritti fondamentali della persona sono strettamente legati alle capacità e all'universalità del servizio alla salute. Gli siamo grati per queste parole di saggezza, sensibilità, attenzione.
Che cosa la preoccupa oggi di più come sindacalista?
E’ evidente che il mondo del lavoro sta attraversando una fase molto difficile, sicuramente la più brutta e dolorosa dal dopoguerra, a causa delle restrizioni che sono state assunte per le imprese e per tutto il sistema produttivo del nostro paese. Per questo non dobbiamo disperdere i sacrifici enormi, sotto tutti i punti di vista, economici, sociali, familiari, che con grande senso di responsabilità tutte le italiane e gli italiani stanno compiendo in queste settimane.
Lei è stata tra le prime a dire che bisogna attendere ancora prima di riaprire le attività economiche. Perché?
Abbiamo convenuto con il Governo che non ci sono ancora le condizioni per una ripresa delle attività lavorative. Tutti vogliamo che si riapra nel massimo della sicurezza e con le necessarie garanzie per la salute in tutti i luoghi di lavoro. Oggi è questa la priorità del sindacato. Ci vuole il rispetto rigoroso del protocollo sulla sicurezza, verifiche, controlli. Dobbiamo ascoltare le prescrizioni ed i consigli della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie che possono aiutarci con grande serietà e competenza a trovare tempi e modi per gestire tutti assieme, questa fase così delicata. Come abbiamo gestito le condizioni che ci hanno portato alla sospensione delle attività economiche, allo stesso modo dobbiamo lavorare e monitorare nelle prossime settimane la “fase due”, forse ancora più delicata della prima perché legata alla indispensabile ripartenza del paese.
Quali sono per voi i criteri che bisogna adottare?
Abbiamo bisogno di riprendere le attività lavorative in totale sicurezza. Bisognerà discutere con le aziende come organizzare e ridistribuire il lavoro in maniera diversa, più flessibile, cambiare anche radicalmente il modo di produrre, in ambienti più salubri, e senza eccessiva vicinanza tra i dipendenti, almeno fino a quando non sarà pronto il vaccino. Tutto questo va fatto attraverso il confronto con i soggetti di rappresentanza istituzionale e con le parti sociali. Va programmato, pianificato bene seguendo naturalmente le indicazioni del mondo scientifico.
Molte imprese hanno chiesto di riaprire? Comprendiamo la situazione difficile che stanno vivendo le imprese. Ma siamo tutti sulla stessa barca. Non possiamo assolutamente vanificare il lavoro fatto finora: faremmo un errore tragico per tutto il paese. Per questo dobbiamo capire come le aziende si stanno attrezzando, discutere quale possa essere l'esigibilità di tutti gli strumenti di sicurezza che serviranno per proteggere i lavoratori. Sarebbe sbagliato quando si incomincia ad intravvedere qualche segnale tiepidamente positivo, abbandonare bruscamente il percorso responsabile che ci siamo dati.
Come dovrà essere la fase due ?
Noi vogliamo che riparta la produzione nella assoluta sicurezza e questo investe il lavoro che dobbiamo fare nelle imprese, ma anche nei territori, nelle città, nelle attività commerciali, e soprattutto nei servizi pubblici a partire dai trasporti. Avremo bisogno di più partecipazione alle decisioni, più coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte produttive delle aziende. Nulla sarà come prima. Ecco perché non dobbiamo sciupare questo tempo. Dobbiamo utilizzare queste giornate per prepararci, lavorare con serietà a livello nazionale, nei territori, nei luoghi di lavoro in modo collaborativo e responsabile, con un forte senso di condivisione e di unità del paese.