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Il Movimento di governo non perde solo elettori, anche aspiranti eletti. Ad allarmare i vertici pentastellati sono infatti i dati delle Regionarie - la selezione online dei possibili candidati alle prossime consultazioni di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto - convocate per tutta la giornata di ieri. Se fino a poco tempo fa i grillini facevano fatica a gestire il traffico di quanti volevano salire sul carro movimentista per tentare la scalata politica, oggi i numeri raccontano un’altra storia. In tutte le regioni chiamate al voto, gli aspiranti “candidati” sono davvero pochi: dalla Liguria alle Marche, passando soprattutto per la Campania. Per la provincia di Napoli, ad esempio, hanno offerto la propria disponibilità 58 attivisti, un numero risibile se paragonato agli oltre 330 partecipanti del 2015. Non va meglio a Caserta e Salerno, dove si registrano rispettivamente 22 e 18 pretendenti al titolo di “candidato consigliere”, contro i 114 e 124 di cinque anni fa. Ad Avellino il numero scende a 13 (erano quasi 70 nel 2015), mentre a Benevento si presentano solo in 7 (contro i 30 delle scorse Regionarie). Il rischio è che la fuga da Rousseau sia solo il preludio a un possibile flop elettorale in sintonia col trend negativo di tutti gli ultimi appuntamenti con le urne. Un campanello d’allarme che dovrebbe mettere sull’attenti l’intero quartier generale grillino, che però, invece di provare conquistare nuovi militanti da arruolare preferisce escludere i pochi rimasti. Come succede in Puglia, dove il consigliere regionale uscente, Mario Conca, è stato depennato dalla lista degli aspiranti candidati senza troppe spiegazioni. Solo un’email firmata dallo Staff: «Ti comunichiamo che a seguito della decisione del capo politico, la proposta di candidatura per le elezioni regionarie non è stata accettata», è il messaggio recapitato al consigliere uscente, noto ai militanti pugliesi per le sue posizioni eretiche e per la disponibilità ad estendere l’intesa nazionale col centrosinistra anche a livello regionale. Non solo. Conca è anche l’antagonista politico di Antonella Laricchia, referente regionale del Movimento, candidata governatrice e molto vicina a Luigi Di Maio. È lei a difendere la scelta di Vito Crimi, mentre alcuni parlamentari chiedono al capo politico di fare chiarezza. «Lo dico chiaramente, se Mario non verrà riammesso io non considererò valida la lista del M5S in Puglia alle prossime elezioni regionali», scrive su Facebook l’eurodeputato Piernicola Pedicini. L’onorevole Paolo Lattanzio, invece, si attiva subito per riammettere il consigliere escluso con una lettera indirizzata, tra gli altri, al «comitato di garanzia», l’organo che esprime i pareri sulla compatibilità «con i valori e le politiche del Movimento 5 Stelle delle candidature a cariche elettive». Peccato che dopo le dimissioni di Di Maio, Vito Crimi ricopra contemporaneamente le cariche di reggente e membro del comitato di garanzia. Dovrebbe quindi esprimere un parere su una decisione già presa da lui nell’esercizio di altra funzione. Ma quello di Conca non è l’unico allontanamento della giornata. È stata ufficialmente espulsa, infatti, Francesca Frenquellucci, consigliera comunale a Pesaro ed ex candidata sindaco per il M5S, colpevole di essere entrata nella Giunta targata Pd come assessore all'Innovazione. «Non capisco su che basi è stata presa questa decisione, in quanto il link della mia memoria difensiva non è stato nemmeno aperto», scrive Frenquellucci su Facebook. «Spero di essere ascoltata, perché ho sempre fatto tutto pensando al bene comune. Preciso che non sono entrata in nessun partito politico». Anche lei farà ricorso al Comitato di garanzia, e anche lei si troverà a essere giudicata dalla stessa persona che potrebbe aver avallato la sua espulsione. Ed è in questo clima di disorientamento che piomba via Instagram la notizia del ritorno in Italia di Alessandro Di Battista. Un selfie a bordo di un pullman e la didascalia: «Si comincia la traversata verso casa», è l’annuncio del grillino viaggiatore di ritorno dall’Iran. E chi gli chiede se rientra per far politica risponde senza indugio: «Assolutamente sì. Alle mie condizioni. Ovvero idee, programmi e atteggiamento. Mi interessa solo questo».La battaglia per gli Stati generali può dirsi cominciata. Ma in questo clima l’unico rischio è che ne resti davvero solo uno.