PHOTO
LaPresse
La sanatoria sulle multe per i no-vax ha finito per rinfocolare una polemica interna al centrodestra, che era stata superata dagli eventi seguiti alla fine della pandemia. Una polemica scoppiata all'inizio di questa legislatura, quando gli esponenti della linea più intransigente sull'obbligo vaccinale avevano contestato l'intenzione della premier Meloni, sostenuta dalla Lega, di strizzare l'occhio alla galassia no-vax cancellando le sanzioni per il personale sanitario contrario alle vaccinazioni e prorogando i termini per il pagamento delle multe.
Uno degli scontri più acuti si ebbe quando Silvio Berlusconi fece il nome della fedelissima Licia Ronzulli come papabile per il ruolo di ministro della Salute, suscitando una vera e propria levata di scudi da parte del Carroccio e dei media che avevano sostenuto posizioni per la libertà di vaccino e contro il green pass. Ronzulli (peraltro proveniente dal mondo delle professioni sanitarie) era stata, assieme ad altri esponenti azzurri di spicco come l'attuale presidente del Cnel Renato Brunetta (ora non più nel partito) e Giorgio Mulè, uno dei più strenui difensori dell'obbligo.
E un paio di giorni dopo l'approvazione del Milleproroghe, che contiene la cancellazione delle multe comminate a chi non si è vaccinato, la frattura in seno alla maggioranza, tornata momentaneamente visibile al momento della costituzione della commissione d'inchiesta sul Covid fortemente voluta dalla Lega, è nuovamente esplosa, con prese di posizione nette che hanno riproposto su un novo fronte la guerra di posizionamento in atto tra FI e Carroccio. La differenza è che, in questo caso, la premier è decisamente al fianco di Matteo Salvini, e da tempi non sospetti.
«Di fronte alla pandemia che ci ha travolti tutti e ha ucciso quasi 200mila persone», ha dichiarato Ronzulli, che attualmente ricopre la carica di vicepresidente del Senato, «la violazione delle norme sanitarie da parte dei ’no vax’ è stata uno schiaffo alle leggi dello Stato e, ancor peggio, un pericolo per la popolazione, soprattutto quella più fragile, esposta al rischio di contagio da chi, per motivi ideologici e antiscientifici, ha rifiutato il vaccino. Se quindi era già profondamente sbagliato continuare a prorogare la sospensione del pagamento delle multe», ha proseguito, «cancellarle è inaccettabile e significa far finta di dimenticare cosa ha rappresentato il Covid per l’Italia, per i nostri cittadini, per coloro che hanno sofferto e rischiato la vita, e per i parenti delle vittime. Quella dei ’no vax’», ha concluso, «era tutt’altro che una battaglia di libertà e spero che durante la discussione del Milleproroghe nelle aule parlamentari, la maggioranza se ne ricordi, tornando sui suoi passi».
A darle manforte è subito intervenuto l'omologo alla Camera e compagno di partito Giorgio Mulè, il quale ha anche annunciato di non avere l'intenzione di votare la sanatoria: «Quello della vaccinazione», ha detto, «era un dovere morale e civico durante la pandemia, sottrarsi a quel dovere avrebbe significato mettere in pericolo la salute altrui. È come passare col semaforo rosso: non si mette a rischio solo la propria vita ma anche quella degli altri. Siccome non c’è nessuna evidenza che dimostri che i vaccini hanno fatto male, anzi, hanno salvato questo Paese e il mondo intero dalla pandemia, non vedo perché adesso si debba fare un atto che va nella direzione di asseverare una condotta che è andata contro quello che era un dovere morale e civico. Si può agire in Parlamento», ha concluso, «certamente io non voterò l’amnistia delle multe».
Non è mancata la reazione del Carroccio, che ha così avuto l'occasione per tornare a marcare il territorio su una sua battaglia storica: «Chiudere una volta per tutte il contenzioso con il passato», ha dichiarato Salvini, «e annullare multe e sanzioni penso che sia un segno di pacificazione nazionale dovuto». Per il “beniamino” dei no-vax Claudio Borghi, «le multe erano sbagliate nel metodo e nel merito. Le abbiamo combattute da sempre, non c’era nessun tipo di giustificazione»