Dopo la legge Severino e la custodia cautelare, la cittadinanza. A dispetto del periodo ferragostano e della chiusura del Parlamento, Forza Italia sta assumendo col suo attivismo, in questi giorni, un ruolo di assoluta protagonista politica, dettando l'agenda politica su più di un fronte.

E se, obbedendo alla propria vocazione, finora aveva premuto l'acceleratore sui temi legati alla giustizia, a partire dall'annunciato programma di visite agli istituti penitenziari e dalle prese di posizione sulla riforma della carcerazione preventiva e dell'armonizzazione della legge Severino al principio costituzionale della presunzione d'innocenza, ieri il focus è stato posto sulla questione della concessione della cittadinanza italiana, con una significativa apertura all'introduzione dello ius scholae, al posto del vigente ius sanguinis.

A formalizzarla è stato il portavoce nazionale azzurro Raffaele Nevi, che sull'onda del dibattito alimentato dai trionfi della multietnica squadra olimpica italiana e sulle conseguenti polemiche sull'etnia rinfocolate dal generale Vannacci ha voluto sottolineare il favore di Fi a un provvedimento che conceda la cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri o figli di stranieri che completino nel nostro paese un intero ciclo di studi. Non lo ius soli, dunque, ma tanto è bastato per sollevare la polemica.

L'iniziativa del partito di Antonio Tajani, infatti, ha innescato in tempo record la reazione scomposta di Matteo Salvini, il quale ha postato ieri mattina sui social un eloquente fotomontaggio in cui il ministro degli Esteri e la segretaria del Pd Elly Schlein venivano affiancati quali paladini della cittadinanza facile agli stranieri. «La legge sulla cittadinanza», si leggeva nel post salvinano, «va benissimo così, e i numeri di concessioni ( Italia prima in Europa con oltre 230 mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano». «Non c'è nessun bisogno di Ius Soli o scorciatoie», concludeva la didascalia del fotomontaggio. A corredare il tutto, la frase «Fi apre un varco a destra».

Una sfumatura non da poco, perché se da una parte la reazione della Lega era fin troppo scontata, la vera partita politica si gioca – così come sulla giustizia – nell'atteggiamento che la premier Giorgia Meloni deciderà di adottare. Quest'ultima, come è noto, visitando Casa Italia ai giochi parigini ha avallato una linea fortemente di destra sulla questione della pugile algerina Imane Khelif ma, allo stesso tempo, ha assistito ad un incontro della nazionale femminile di pallavolo e fatto criticare dai suoi parlamentari le frasi di Vanacci sulla poca italianità di Paola Egonu, vittima tra l'altro di un ennesimo episodio di razzismo, con l'imbrattamento del murale a lei dedicato a Roma.

Quando era all'opposizione, FdI si è sempre dichiarato nettamente contrario a rivedere l'attuale normativa sulla cittadinanza, impostata sullo ius sanguinis, ma negli ultimi tempi gli osservatori, sulla base anche di alcune dichiarazioni di suoi autorevoli esponenti (riconosciute anche a sinistra) sta mutando sensibilità sull'argomento. Ieri, almeno fino a prima sera, da via della Scrofa non era stato battuto nessun colpo sull'argomento.

Sul versante azzurro, invece, alcuni bene informati addebitano la mossa alla volontà di incalzare Meloni a tutto campo per strapparle un sì almeno sulla riforma della legge Severino, altri a una genuina virata a sinistra suggerita dagli eredi del Cavaliere, da tempo in pressing per marcare le distanze dalla Lega sui temi etici e sui diritti civili. Di certo ieri tra Fi e il Carroccio si è arrivati quasi alla rissa: replicando a Salvini, Nevi ha affermato di dispiacersi «che un alleato di coalizione ci attacchi». «Noi», ha proseguito, «come impostazione non vogliamo attaccare gli alleati. La sinistra sta tornando indietro e molti moderati sono interessati a Fi proprio per la nostra posizione liberale e moderata». «Dalla Lega», ha concluso, «invece di ringraziarci, troviamo dei post che non ci piacciono. La nostra strategia è colpire avversari, non gli alleati».

Meno diplomatico, come di consueto, il capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri, che sta concentrando ultimamente i propri strali su Vannacci: «Ha preso voti dicendo cose condivise in tutti i bar e in tutti gli autobus, un po' di demagogia è facile seminarla, e forse tutti siamo incorsi in questo peccato... dopodiché uno che finge di perdere l'equilibrio nella metropolitana per toccare uno e vedere com'è la sua pelle, a me pare uno che ha qualche problema».

In effetti, la risposta dei partiti centristi è stata sollecita, a partire dal leader di Azione Carlo Calenda, per il quale «il sostegno di Forza Italia a una normativa sullo Ius Scholae è un'ottima notizia» e ha chiesto al Pd di lavorare per una convergenza. Apprezzamenti anche da + Europa e da Italia Viva, «purché si passi ai fatti» ma, verosimilmente, la risposta più attesa per la pattuglia di Tajani dovrà arrivare da Palazzo Chigi.